2019-11-13
I giudici Ue ci impongono i profughi violenti
La Corte di giustizia dell'Unione ha accolto il ricorso di un afgano cacciato da un centro di accoglienza in Belgio per il suo comportamento. La protezione non si può perdere, anche se si mette a rischio l'incolumità altrui. Nuovo schiaffo alla sicurezza.La legge è uguale per tutti, ma non per gli immigrati. Eh già, perché agli amministratori che devono salvare l'Ilva non va concessa alcuna immunità penale, in quanto nessun cittadino può godere della libertà di inquinare o, peggio, di avvelenare le persone continuando a produrre acciaio e disperdere polveri tossiche nell'aria e nell'acqua. Invece un richiedente asilo che è violento e commette gravi violazioni delle regole del centro di accoglienza non solo non può essere condannato, ma neppure deve essere sanzionato con la sospensione dell'assistenza che gli è stata assicurata. Insomma, se anche spacca qualche cosa, e financo una testa, il Paese che lo ospita deve continuare a mantenerlo e ad assicurargli vitto e alloggio come se si fosse comportato da mammoletta.Conseguenza, un immigrato violento è più tutelato di un imprenditore per bene e di un manager onesto impegnati nella ristrutturazione di un'industria. Per una volta, a far pendere il piatto della bilancia verso gli extracomunitari, non è però un tribunale italiano e nemmeno il nostro Parlamento, che come è a tutti noto ha appena levato lo scudo penale ai dirigenti dell'acciaieria di Taranto. No, a stabilire che gli immigrati sono cittadini più uguali degli altri e dunque con maggiori diritti anche degli italiani e in generale degli abitanti del Vecchio Continente è, addirittura la Corte di giustizia dell'Unione europea, che ieri si è premurata di far conoscere a tutti gli Stati che fanno parte della Ue che, anche se violento, un profugo è per sempre: una volta che lo hai fatto entrare in casa tua è come se l'avessi adottato. Ci si può separare da una moglie e da un marito, decidere di allontanare un fidanzato o una fidanzata per stalking, chiedendo se serve anche una diffida del giudice, chiudere fuori casa una persona molesta, ma cacciare un profugo no, questo è vietato dalla legge suprema dell'Unione europea e chi lo fa rischia, oltre alla condanna, di dover pure risarcire il danno. I tribunali italiani ci hanno abituato a sentenze bizzarre, come quella che negò uno stupro solo perché la donna indossava i jeans, quasi che i pantaloni in denim siano da considerarsi cinture di castità. Oppure quella che, ribaltando l'onere della prova, addossava allo Stato il compito di dimostrare che nel suo Paese un richiedente asilo proveniente da zone non di guerra non fosse in pericolo di vita. Però una sentenza come quella pronunciata dalla corte del Lussemburgo e che ha valore in Europa ancora non l'avevamo letta.In pratica, un richiedente asilo, un giovanotto arrivato in Belgio dall'Afghanistan, si era dimostrato particolarmente violento, al punto da essere cacciato dal centro di accoglienza che lo ospitava. Il direttore dell'ospizio aveva deciso di sospenderlo per 15 giorni, negandogli vitto e alloggio. Apriti cielo. Il tizio, nonostante si fosse reso colpevole di gravi violazioni delle regole del centro, ha fatto ricorso alla magistratura europea, appellandosi alla carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, tra i quali evidentemente ci sono anche le porte aperte ai violenti. Il grimaldello usato dal richiedente asilo sospeso dal programma di protezione, e per questo costretto a dormire su una panchina o a casa di amici, è la minore età, ovvero il fatto che non avesse ancora compiuto 18 anni. A parere dei giudici, espellere un minorenne che non rispetta le regole e che compie atti «gravemente violenti» non si può. Perché al profugo, anche se litiga, dev'essere garantito un tenore di vita dignitoso. Tradotto in tre parole: alloggio, vitto e vestiario. Che partecipi a risse o scateni l'inferno, tetto, letto, cibo e abiti sono assicurati, perché nella civile Europa c'è posto per tutti, anche per i violenti.La Corte ha infatti sentenziato che gli Stati «hanno l'obbligo di assicurare in modo permanente e senza interruzioni un tenore di vita dignitoso, che le autorità incaricate dell'accoglienza devono assicurare sotto la propria responsabilità». La decisione dei giudici della Ue avrà ovviamente effetti anche sull'Italia. Perché se questa è l'aria che tira, chiudere i centri di accoglienza rispedendo i presunti profughi a casa sarà impossibile, così come stabilire che trascorsa la fase iniziale gli immigrati si cerchino un lavoro. La sentenza europea è in pratica una resa sul fronte del diritto, che resta in vigore solo per chi la legge la rispetta, mentre i violenti possono farsene un baffo. Chi viola le regole ha lo scudo penale e anche quello assistenziale, grazie allo stato di profugo. Al contrario, a chi chiede una deroga per poter salvare un'azienda lo scudo è negato. La morale è una sola: conviene dichiararsi profugo. Si gode di maggior protezione.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)