2018-11-29
I giudici di Milano hanno già deciso. Figli ai gay anche con utero in affitto
Il tribunale ha ordinato al Comune di trascrivere l'atto di nascita di due gemelle nate da due omosessuali e due madri surrogate. Così le toghe scavalcano la Cassazione e legittimano ciò che, per ora, in Italia è reato.I giudici del tribunale di Milano hanno già deciso. Non hanno atteso il parere dei loro colleghi, cioè delle Sezioni unite della Corte di cassazione. Non hanno aspettato che sulla materia si pronunciasse il Parlamento italiano. Non si sono nemmeno preoccupati più di tanto delle leggi vigenti. Come spiegava ieri il Corriere della Sera, le toghe della ottava sezione civile milanese hanno stabilito che le coppie gay possono avere figli anche ricorrendo all'utero in affitto. Di più: hanno sentenziato che possono esistere famiglie composte da «due padri», anche se la biologia non lo permette. Il caso su cui i giudici milanesi si sono espressi riguarda due gemelline nate meno di un anno fa in California. Queste due bimbe hanno, in realtà, due padri e due madri. Già: i genitori maschi sono due signori lombardi uniti civilmente, una coppia arcobaleno insomma. Poi c'è una prima madre, ovvero una «donatrice anonima» che ha fornito i propri ovuli perché fossero fecondati. Ciascun uomo ha fecondato un ovulo: in questo modo ognuno di loro è padre biologico di una delle due neonate (ma non si sa di quale). Infine c'è la seconda madre, ovvero un'altra donna con cui i due maschi si sono accordati affinché portasse avanti la gravidanza. Il risultato, dicevamo, sono le due gemelline. Per metterle al mondo ci sono volute quattro persone, ma solo due rivendicano il diritto a essere genitori. ritorno in patriaLa coppia gay, dopo aver registrato le bimbe in California, è rientrata a Milano e si è presentata in Comune chiedendo all'anagrafe di trascrivere l'atto di nascita. Sul documento, ovviamente, non compare il nome della madre surrogata (tanto meno quello della donatrice di ovuli). Così, la burocrazia milanese si è fermata. Benché il sindaco Beppe Sala in persona avesse registrato i pargoli di coppie lesbiche, nel caso dei due gay gli uffici comunali hanno rigettato la richiesta. La motivazione ufficiale era sensata: bisognava aspettare che la Cassazione si pronunciasse sulla faccenda dei «due padri». Ma non c'è stato niente da fare: il tribunale di Milano ha imposto al Comune di trascrivere l'atto di nascita delle gemelle. I due padri gay vanno «riconosciuti genitori delle piccole, nonostante abbiano ciascuno un legame biologico con una soltanto delle minori». Tutto questo, spiegano i giudici, «non può ritenersi lesivo di principi superiori». E il motivo è semplice: il quadro giurisprudenziale «internazionale, comunitario e interno tende a valorizzare sempre meno questo legame, in favore di altri aspetti della maternità/paternità correlati al consenso, alla volontarietà e all'assunzione della responsabilità genitoriale». Tanto più che, aggiungono le toghe, non esisterebbero «dati scientifici che attestino la rilevanza dell'orientamento sessuale dei genitori sul benessere dei figli». Beh, a parte il fatto che sull'assenza del padre o della madre gli studi esistono eccome (quelli sui genitori gay sono praticamente impossibili da portare avanti per via del politicamente corretto imperante), lascia sconcertati l'affermazione secondo cui non è stato leso alcun principio superiore. divieti e dirittiLa legge italiana, fino a prova contraria, vieta il ricorso alla maternità surrogata (per gli omosessuali come per gli eterosessuali). Questa decisione, però, di fatto la legittima. Ma questo è il meno. L'aspetto più incredibile della vicenda consiste nel fatto che i giudici riconoscano con tranquillità l'esistenza di «due padri». Il «quadro giurisprudenziale», dicono, dà importanza al «consenso», alla «volontarietà». Già, peccato che i figli non nascano per consenso. I bambini non vengono al mondo tramite il pensiero: per quanto uno si intigni, il neonato non spunterà sotto un cavolo a chiamata. Servono un uomo e una donna per fare un figlio. La biologia del «quadro giurisprudenziale» se ne frega altamente. E così la realtà. Notate il paradosso: su una sentenza è scritto che i bambini possono essere figli di due padri, non serve altro. Eppure, qui ci sono volute ben quattro persone per far nascere le due gemelline. È suggestivo, non trovate? Si vuol far finta che le donne non servano a niente, ma senza le due signore che hanno fornito ovuli, utero e pazienza oggi non staremmo qui a parlare di bambine.donne sparite I giudici, tuttavia, hanno già deciso. A Milano, pochi giorni fa, in consiglio comunale si accapigliavano fra loro persino esponenti dello stesso partito per via di una mozione sull'utero in affitto. Sono state organizzate manifestazioni, si sono tenuti convegni, si è discusso per ore e ore. Ma è stato tutto vano: ora sappiamo che in Italia si può diventare padri per sentenza. Chissà, magari un domani metteranno pure un bel monumento in qualche piazza, una statua dedicata alla Gestante ignota. Simbolo perfetto di una nazione che alla vita preferisce il «quadro giurisprudenziale».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)