2021-03-06
I «geni» che decidono sulle nostre vite
Agostino Miozzo (S.Granati/Corbis/Getty Images)
Le nuove restrizioni alla libertà prese in base alle indicazioni del Comitato tecnico scientifico. Sui «titoli» di molti dei componenti però ci sono parecchi dubbi. Tanto che anche la prestigiosa rivista «Nature» li ha messi nel mirino: «Mancano troppe competenze».Pur di difendere l'Europa, c'è chi è disposto a immolarsi fino al punto di trasformarsi in una specie di No vax. Me ne sono reso conto giovedì sera, durante la puntata di Dritto e rovescio in onda su Rete 4. Oltre ai numerosi ospiti invitati in studio, in collegamento con Paolo Del Debbio c'era Tobias Piller, corrispondente del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, che i lettori conoscono in quanto una settimana fa sulla Verità ne ho descritto le gesta. Questa volta, il collega non ce l'aveva con gli articoli del nostro giornale, e nemmeno con chi lo acquista, ma era impegnato nella difesa dell'indifendibile, cioè dell'operato di Ursula von der Leyen, ovvero di Nostra Signora dei Vaccini, colei che è riuscita nella mirabile operazione di farsi battere nella corsa a immunizzare le persone, non dico da Israele, dall'Inghilterra e dagli Stati Uniti, ma perfino dal Marocco. Alle critiche rivolte in studio contro la sua beniamina, Piller ha replicato dicendo che gli altri Paesi, quelli avanti con le vaccinazioni, avevano scelto di trasformare i propri cittadini in cavie (sì, ha usato proprio questo termine), mentre Ursula - secondo lui - avrebbe preteso la certezza che i farmaci somministrati non facessero male. Non solo: per il corrispondente della Faz, tutti gli altri si sarebbero calati le braghe di fronte alle aziende farmaceutiche, manlevandole da qualsiasi responsabilità per effetti collaterali, mentre la presidente della Ue avrebbe tenuto duro, mettendo i grandi gruppi con le spalle al muro. Peccato che le cose non stiano come ha raccontato il mitico Tobias in modalità No vax. Primo: gli altri Paesi stanno procedendo più in fretta a vaccinare i propri cittadini per il solo fatto che non se la sono presa comoda. Nel senso che hanno subito messo al lavoro il loro ente certificatore del farmaco, mentre la Ue, con la sua burocrazia, ha tardato ad approvare i vaccini. Del resto, le case farmaceutiche hanno presentato alle autorità le stesse evidenze scientifiche, ma nella tanto criticata Inghilterra sono stati più svelti e nella Ue hanno fatto con calma. Prova ne sia che in Gran Bretagna si inocula lo stesso farmaco che è somministrato nel resto d'Europa.Quanto alle manleve, va premesso che i contratti stipulati da Bruxelles sono stati secretati e solo dopo infinite pressioni sono stati resi pubblici anche se con un incredibile quantità di omissis, soprattutto sui prezzi. Ciò detto, gli europarlamentari che hanno potuto visionare gli accordi sottoscritti non solo si sono resi conto che non ci sono impegni certi nella consegna dei vaccini, ma soprattutto che «esistono clausole di deresponsabilizzazione per i produttori del farmaco». In una parola, la famosa manleva che secondo Piller la sua Ursula non avrebbe concesso. Per tagliare la testa al toro, e in particolare ai dubbi del collega, ci è toccato citare una frase del ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, il quale secondo la Bild ha definito la strategia sul vaccino anti Covid della Commissione europea, «davvero una merda». Ma lasciando alle sue passioni il povero Tobias, visto che siamo nuovamente rinchiusi in casa, sul tema della pandemia e delle misure per sconfiggere l'emergenza bisogna ritornare al ruolo dei 24 consulenti del governo che fanno parte del cosiddetto Comitato tecnico scientifico. Sono loro che decidono che cosa chiudere e quando. Sempre loro che impongono o non impongono (all'inizio erano contrari) le mascherine a scuola. Ma chi sono questi esperti? Secondo il punteggio di H index, utilizzato dal mondo scientifico che si basa su pubblicazioni e citazioni, praticamente poco più che dei signori nessuno in materia di pandemia. Alcuni dei quali sono stati più assenti che presenti alle riunioni. Sono loro, da oltre un anno, che indirizzano la politica del governo e del ministro. Ma la rivista Nature, una delle più autorevoli nel campo della ricerca scientifica, segnala che una serie di decisioni «lasciano perplessi». Al punto che, secondo il giornale, «diversi scienziati sperano che il Comitato rinforzi le proprie competenze in quelle aree come i test diagnostici, la biotecnologia e la biologia molecolare». Nature scrive che «meno della metà dei suoi membri sono nominati sulla base del curriculum, gli altri sono direttori di istituzioni sanitarie». Cioè, non sono scienziati e nemmeno figure con competenze in ciò che serve per la diagnostica e la virologia molecolare, a differenza dei loro colleghi in altri Paesi come Inghilterra e Francia. La rivista si fa perfino beffa delle discussioni che avvengono all'interno del Cts, dicendo che in una riunione si è dibattuto a lungo sul concetto di monodose nelle mense scolastiche e dei cori nelle chiese, magari per poi esprimere un parere su tematiche che non sono di sua competenza, come per esempio l'impatto delle lezioni a distanza sugli studenti. Certo, i cori a messa sono importantissimi e lo è pure il disturbo della personalità di chi studia a casa, però forse, prima di queste serissime faccende, c'è da evitare che le persone si ammalino di Covid, sequenziando il genoma del virus e monitorando l'epidemia. Ma per fare questo non servono le teorie di Piller e neppure i suggerimenti di fisici e ortopedici che fanno parte del Cts. Serve qualcuno che di pandemia ne capisca.