2021-02-27
Falchi in volo sull’Italia: «Subito i vincoli Ue». Da lunedì sarà guerra
Valdis Dombrovskis (Ansa)
Valdis Dombrovskis: «A un certo punto gli stimoli andranno rimossi» La vera sfida di Mario Draghi sarà bloccare il Patto di stabilitàÈ in corso uno strano fenomeno. Tutti coloro che hanno sostenuto politiche economiche dannose per il nostro Paese e l'intera Eurozona, almeno a partire dal 2011, non solo non fanno ammenda, ma oggi sono là sul palco a sostenere che loro l'avevano sempre detto. Chi ha fatto dell'Eurozona l'area a più basso tasso di crescita tra le economie avanzate del pianeta ora è lì pronto a indicare la via del sol dell'avvenire. Come se nulla fosse.Ieri si è svolta (in collegamento video) la terza conferenza annuale del Comitato consultivo europeo per le finanze pubbliche, un organo della Commissione istituito nel 2016 e rinnovato nel 2019 per un secondo triennio. Presieduto dall'economista danese Niels Thygesen, vede tra i suoi membri anche l'italiano Massimo Bordignon. Un sancta sanctorum di economisti esperti di finanza pubblica che si occupa di fornire alla Commissione valutazioni e prospettive sulla politica di bilancio pubblico degli Stati membri.Il vice presidente esecutivo della Commissione, Valdis Dombrovskis, ha tenuto il discorso di apertura e il commissario Paolo Gentiloni è intervenuto al termine dei lavori. Abbiamo così appreso dalla viva voce del lettone che già prima della crisi alcuni Stati membri presentavano un debito pubblico elevato e la politica di bilancio è stata spesso pro ciclica. Viene da chiedersi il perché. E la memoria non può non andare a quanto accaduto in Italia sia a fine 2011, con la stretta di bilancio del governo Monti e sia, in scala inferiore, durante il 2019. Quando, in presenza di chiari segni di rallentamento del commercio e della congiuntura internazionale, il governo Conte uno fu costretto al più basso deficit/Pil dal 2007. Tutte scelte imposte dalla Commissione che ora si lamenta pure che l'aggiustamento di bilancio fu fatto penalizzando gli investimenti. Con la coperta corta, avremmo forse dovuto tagliare la scuola o la sanità, come purtroppo è anche accaduto?Ma oggi c'è la scusa del Covid, e certe cose si possono dire. C'è bisogno di costruire un rinnovato consenso sul quadro di politica di bilancio da adottare, ha rimarcato Dombrovskis. E qui dobbiamo assistere increduli all'ammissione che sul Patto di stabilità e crescita (Sgp) «non si è mai realizzata una piena convergenza di vedute, sin dalla sua introduzione alla fine degli anni Novanta». Gli sono stati affidati troppi obiettivi. A volte «meno è meglio». Bisogna cominciare a eliminare indicatori difficilmente misurabili come l'output gap (la differenza tra Pil potenziale e Pil effettivo) e il saldo strutturale di bilancio, ha proposto Dombrovskis. Esattamente i legacci che, dal 2012, hanno utilizzato per tenerci ben stretti. Mentre si discute su cosa fare al termine dell'emergenza sanitaria, la Commissione ritiene necessario sostenere l'economia con politiche di bilancio espansive, ancorché temporanee, «che non devono essere abbandonate con troppo anticipo». Salvo poi raffreddare gli entusiasmi, aggiungendo che non è nemmeno certa la conferma per il 2022 della clausola di salvaguardia che consente una momentanea deviazione dall'obiettivo di bilancio di medio termine previsto dal Sgp. Per l'Italia si tratterebbe di conseguire un saldo di bilancio positivo pari allo 0,5% del Pil: un disastro che continua ad aleggiare, altro che sospensione. Dombrovskis non si nasconde: non è ancora il momento, ma «a un certo punto» il sostegno della politica monetaria e di bilancio dovrà essere gradualmente ritirato e, quest'ultima dovrà tendere verso una posizione di medio termine prudente. Bisognerà farlo in modo coordinato, aggiunge il Commissario, e per questo motivo la prossima settimana presenterà delle linee guida per assistere gli Stati nella preparazione del Programma di stabilità e convergenza da presentarsi ad aprile.Ma secondo Dombrovskis non c'è da preoccuparsi. È pronto il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf). «È operativo e veloce» (ma forse no, prima dell'estate non si vedrà uno spicciolo). «Dovrà essere usato bene», quasi a voler anticipare che se dovesse andare storto qualcosa sarà colpa nostra. E, soprattutto, la parte sussidi genererà crescita senza gravare sul debito. Ci sia permesso di esprimere qualche perplessità sul fatto che pochi punti di crescita aggiuntiva riescano a garantire la sostenibilità di un debito/Pil attestato al 158%. Secondo Dombrovskis il Recovery plan «deve affrontare e risolvere tutte o una parte significativa delle sfide delle Raccomandazioni Paese». È questa la sua risposta, ma così facendo rientrerebbe dalla finestra l'austerità, prima ancora di mantenere la promessa di farla uscire dalla porta. Le stesse velate minacce sono state ripetute rispondendo a una precisa domanda scritta, formulata dal capogruppo di Identità e democrazia all'Europarlamento, Marco Zanni, finalizzata a conoscere la presenza di condizioni di austerità fiscale per l'accesso al Rrf. «In questa fase sono in corso contatti informali… È pertanto prematuro pronunciarsi sul contenuto del piano», ha risposto il vice presidente. Specificando che «gli esborsi non dipendono da misure correttive in risposta a procedure di infrazione» e chiosando sibillinamente che «la rilevanza delle infrazioni non può però essere ignorata nel valutare le sfide dinanzi a cui si trova lo Stato membro e che dovrebbero essere affrontate con l'Rrf».«Se non ora, quando?», ha chiesto Gentiloni al termine del suo intervento, riferendosi alla necessità di modificare proprio le regole di un'ottusa e deleteria disciplina di bilancio. È la domanda che dovremmo fare noi, attendendo la risposta sia da lui sia dal premier Mario Draghi.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)