
Il nuovo soggetto politico renziano sarebbe pronto a prendere vita, ma per staccarsi dal partito c'è bisogno di un incidente grave. A questo servono le continue provocazioni di Matteo. Dice «Se si va a votare non è detto che il Pd arrivi tutto intero alle elezioni». Tradotto: se salta il tavolo c'è solo il voto anticipato e io mi faccio il mio partito. Così la prima domanda in questa giornata di polpette avvelenate è: che partita gioca Matteo Renzi? Contro il voto per fare il governo, come dice, o contro i vertici per andare al voto e avere un casus belli per rompere? La seconda ipotesi sembra più probabile. Nella polemica feroce sul caso Renzi-Gentiloni e sull'audio registrato alla scuola del Ciocco, questa frase dell'uomo di Rignano curiosamente è rimasta in ombra, perché la polemica diretta contro il suo ex migliore amico ed erede sembrava a prima vista più sapida. Ma è qui la vera variabile che rimette in gioco tutto dentro il Pd, e non solo: perché costringe ad aggiornare le mappe di tutti coloro che sono seduti intorno al tavolo negoziale per il nuovo governo. Ovviamente la domanda è obbligata: Renzi lo dice sapendo di essere registrato perché vuole aumentare la pressione su Nicola Zingaretti? Oppure solo per far saltare i nervi alla segreteria? Colpisce Gentiloni per una vendetta privata (come è noto lo considera un traditore) o perché vuole colpire il quartier generale? E soprattutto: Zingaretti reagirà esasperato puntando sul voto o prenderà provvedimenti contro gli aspiranti scissionisti? Difficile dirlo, perché forse lui stesso si muove in una zona grigia, in un vorrei ma non posso.Siamo al tutti contro tutti, nessuno si fida di nessuno. Vale anche nel M5s, dove gli «eresiarchi» Alessandro Di Battista e Gianluigi Paragone incrinano il «monolite granitico» del M5s, prospettando pubblicamente altre strategie rispetto a quelle ufficiali del vertice. La differenza è questa: Renzi minaccia di poter incidere sul piano dei numeri parlamentari. Di Battista - contrario al governo - catalizza umori sul piano dell'immagine. Paragone, partigiano della ricucitura con la Lega (per ora), è visibilissimo terminale di molti contatti con gli uomini del Carroccio, ma in larga minoranza nei gruppi parlamentari. Nella crisi più pazza del mondo, dunque, ognuno ha la sua pena in casa: e ci sono almeno quattro subordinate per ogni ipotesi. Così bisogna avere presente la complessità di questo scenario in cui tutti i tavoli ballano e un effetto a catena potrebbe travolgerli tutti - anche se apparentemente sono separati uno dall'altro - per capire la strategia di Renzi. Primo mistero: all'incontro dei giovani renzini i telefonini erano banditi. Chi ha registrato? E soprattutto: è davvero possibile che l'ex presidente del Consiglio pensasse che quelle frasi esplosive sarebbero rimaste chiuse dentro le mura delle giovanili leopoldine? Difficile crederlo. Secondo mistero: è da prima della crisi che Renzi continua ad alimentare due canali di comunicazione paralleli sui giornali e nei corridoi. In chiaro ci sono i continui sgarbi, i dispetti e i tentativi di sovrapposizione alla linea del segretario, come se Renzi cercasse un fallo di reazione (che non è ancora arrivato, nemmeno ieri, con Gentiloni che rispondeva con emoticon sorridenti a chi gli chiedeva una risposta). Ma nel retroscena c'è di più: un martellamento ossessivo che usa l'annuncio della scissione come un piede di porco per scassinare il Partito democratico. Minarne l'unità. Ha capito che per Zingaretti l'unità è un valore primario, e dunque cerca di farsi espellere? Non è detto, se non altro perché molti dei suoi, senza una precipitazione drammatica, non lo seguirebbero fino in fondo. Ma mettendo insieme i pezzi del puzzle ci sono i tweet di Maria Elena Boschi che chiedevano la mozione di sfiducia (contro il parere di Zingaretti) e le due polemiche sugli interventi al Senato. La prima creata ad arte per fare pubblicità a una diretta Facebook presentata come l'ultimo rifugio di un martire politico. L'altro chiesto a sorpresa per rubare la scena. Ecco perché il prossimo strappo rischia di essere l'ultimo. Ecco perché forse Renzi non vuole il governo che dice di voler fare, ma preferirebbe far saltare il governo nella culla per far nascere il suo partito.
Ansa
Donna accoltellata da uno sconosciuto in centro a Milano alle 9 del mattino. Banda di ragazzini sequestra e tortura un coetaneo per una notte a Torino. I sindaci pd non vogliono, ma serve che tornino subito i militari nelle strade.
I dati del Viminale confermano che gli immigrati in proporzione delinquono di più. Soprattutto nel caso di reati predatori. Boom di casi tra i minori: +30% in quattro anni.
La polizia britannica sul luogo dell'attentato. Nel riquadro, Anthony Williams, l'attentatore (Getty)
Il sospetto avrebbe colpito in altre stazioni. In Uk record di omicidi con arma da taglio.
L’amministratore delegato di Fs Stefano Donnarumma (Ansa)
L’amministratore delegato di Fs, Stefano Donnarumma: «Con l’ingresso nel mercato tedesco potremmo proporci come leader per creare una rete tra metropoli europee».





