2020-05-04
Per ora il più fuori è Conte
I magistrati firmano un documento in cui si accusano i Dpcm del governo di «distorcere i rapporti fra le istituzioni e i cittadini. Il fine non giustifica i mezzi. Illegittimo vietare attività non rischiose, come passeggiare da soli o andare nelle seconde case».Prima hanno demonizzato gli anziani. Adesso arriva il turno dei bambini. La scuola a metà servirebbe a impedire che i piccoli diventino untori. Peccato che molti studi smentiscano questa teoria. Mentre sono certi gli svantaggi: disuguaglianze, problemi psicologici e di apprendimento.Lo speciale comprende due articoli. I quirinalisti, intenti a scrivere della «Costituzione rispettata», dopo le bordate dei più accreditati giuristi una volta tanto concordi nel criticare le misure del governo, sono rimasti spiazzati dalle parole del capo dello Stato nel messaggio per il 1° maggio. Sergio Mattarella ha mandato un garbato segnale alle «istituzioni di governo» richiamandole a una regola essenziale, che evidentemente ritiene sia stata messa in discussione: che le indicazioni per contrastare l'epidemia siano «ragionevoli e chiare». Quelle prese finora sarebbero invece disposizioni non ragionevoli e non chiare, ma soprattutto recanti «oggettive gravi lesioni di diritti costituzionali» secondo il documento redatto da un gruppo di magistrati che, partito da Roma - primi firmatari Anna Maria Gregori, giudice del Tribunale di Roma, Massimiliano Siddi, sostituto procuratore presso il Tribunale di Viterbo, Felice Lima, sostituto procuratore generale presso la Corte di appello di Messina - ha raccolto firme in giro per l'Italia. Non è intenzione degli autori «intervenire nell'agone politico» né «minare la credibilità di alcuna delle pubbliche autorità impegnate nei loro compiti né sottovalutare l'oggettiva difficoltà di esercitare questi ultimi in maniera adeguata». Ma ritengono doveroso, da giuristi, «mettere in evidenza le oggettive gravi lesioni di diritti costituzionali che sono state e vengono ancora praticate (a prescindere dalle ottime intenzioni che le hanno ispirate) e la non meno rilevante gravissima distorsione dei rapporti fra istituzioni e cittadini». Questi, scrivono i magistrati, vengono indicati come «indisciplinati - ridotti nella narrazione a sudditi minus habentes- sicché l'autorità avrebbe il diritto di imporre loro qualsivoglia obbligo».E se nei primi giorni «l'improvviso e imprevisto (foss'anche colpevolmente) arrivo della pandemia ha reso comprensibile il ricorso a misure anche non legittime e non adeguate», è inaccettabile «che ciò continui ad avvenire e addirittura divenga regola, e regola che si pretende financo virtuosa dopo diversi mesi che hanno dato tutto il tempo di comprendere e distinguere i rimedi possibili e funzionali da quelli inutili e/o inaccettabili».Il documento denuncia i danni causati direttamente dalla pandemia e «altri - di non minore rilievo - connessi alla gestione dell'emergenza», e contestano come «assolutamente mistificatoria la campagna di stampa che ha diffuso e continua ad alimentare la convinzione che causa dei contagi siano le condotte di innocenti cittadini che portano a passeggio il cane o arrostiscono peperoni sul terrazzo di casa». Campagna d'informazione alimentata dalla diffusione «di scene volutamente cariche di valenza simbolica nelle quali elicotteri delle forze dell'ordine e uomini armati in tenute aggressive braccano cittadini intenti a fare cose in tutta evidenza prive di qualsivoglia idoneità a concorrere all'aumento dei contagi, come prendere il sole in spiaggia». Il testo esprime altresì la preoccupazione che si affermi la tesi secondo la quale «chi propone osservazioni critiche avverso questo o quel provvedimento intenda difendere proprie velleità capricciose. È vero che molti patiscono soltanto la rinuncia a una passeggiata o a un gioco, ma milioni di altri stanno patendo il fallimento delle proprie attività economiche, la perdita del loro lavoro, la gravissima compromissione di parti fondamentali della loro esistenza e addirittura della loro stessa identità».Di fronte a questa situazione il documento ricorda che i provvedimenti dell'autorità, «possono essere ritenuti giusti (nel senso di conformi al diritto) solo se: 1. sono formalmente legittimi e 2. sono materialmente necessari al fine di contrastare la pandemia». La conclusione è che «la quasi totalità dei provvedimenti adottati per impedire determinate condotte ai cittadini è costituzionalmente illegittima sotto il profilo formale, per violazione della riserva di legge prescritta dalla Costituzione repubblicana». Non si tratta di un mero formalismo, perché «la forma è sostanza». E la democrazia è «un metodo di esercizio del potere sia formalmente che sostanzialmente soggetto alla legge. Ed è molto pericoloso sottovalutare la gravità delle violazioni della Costituzione e delle leggi invocando le buone intenzioni di chi le commette. Sia perché la storia insegna come le più deplorevoli dittature abbiano ottenuto consenso sulla base della prospettazione di ottime intenzioni, sia perché in uno Stato moderno il fine non giustifica mai i mezzi ed è l'oggettività delle cose che conta e non il giudizio morale sui governanti». Il documento contesta il fatto che i decreti legge adottati dal governo non si sarebbero dovuti limitare, «come è stato fatto, a una inammissibilmente generica delega di poteri». Esercitata, come sappiamo con i Dpcm.Insomma, la pubblica autorità «può legittimamente vietare qualsiasi condotta che direttamente arrechi danno o anche solo metta in pericolo la salute pubblica», «non può, invece, in nessun caso impedire l'esercizio di diritti che solo a certe condizioni e indirettamente possano arrecare pericoli alla salute». Per cui, è «palesemente illegittimo vietare l'esercizio di diritti che non abbiano alcuna attitudine diretta a diffondere il virus». E si chiedono come possa alimentare il contagio «chi cammini per strada da solo o con familiari con cui stabilmente convive? Vada a visitare, da solo o con familiari con cui stabilmente convive, una seconda casa? Eserciti mestieri o professioni in modo da mantenere la distanza e usare la mascherina? incontri chicchessia [...] rispettando la distanza e usando la mascherina?». Sono gli esempi ai quali deve aver pensato Mattarella nel richiamare il governo alla necessità che le disposizioni da adottare siano «ragionevoli» e, naturalmente, chiare, anche per evitare interpretazioni fantasiose come quelle che hanno riguardato la parola «congiunti» o la vicenda delle seconde case, temi sui quali si sono esposti, rispettivamente, il viceministro della salute Pierpaolo Sileri e il ministro delle infrastrutture Paola De Micheli.Quanto, infine, al requisito della «necessità» del divieto in funzione della difesa della salute, si osserva che se quelli in atto fossero ritenuti adeguati alla situazione della Lombardia, «come potrebbero non essere ritenuti esagerati rispetto alla situazione della Calabria»? «Tanto più in un regime di tendenziale divieto di attraversamento dei confini di regione». Il rispetto della «Costituzione e delle leggi è un dovere dell'autorità» conclude il documento, «E, come quasi sempre accade, il bene coincide anche con l'utile. Perché difficilmente le istituzioni otterranno ancora a lungo dai cittadini il rispetto di norme illegittime e disfunzionali».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/i-decreti-violano-i-diritti-costituzionali-2645908467.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="prima-hanno-demonizzato-gli-anziani-adesso-arriva-il-turno-dei-bambini" data-post-id="2645908467" data-published-at="1588534210" data-use-pagination="False"> Prima hanno demonizzato gli anziani. Adesso arriva il turno dei bambini In effetti non sarebbe la prima volta che si va a scuola divisi a metà. Ai tempi del liceo eravamo in molti a entrare in classe dopo aver lasciato a casa il cervello, per non usurarlo troppo. Temiamo però che il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, non abbia questo in mente quando parla di «didattica mista». Il suo piano è il seguente: «Metà in classe e metà a distanza. La settimana è composta da cinque o sei giorni di scuola, l'idea è che metà studenti vadano per metà settimana in classe de visu e l'altra metà collegati da casa a seguire quello che l'altra metà della classe fa in presenza. Così la socialità resta e il programma va avanti per tutta la classe». La geniale trovata è stata elaborata assieme alla task force presieduta da Patrizio Bianchi, che ieri ha indicato la formula del «metà e metà» come lo «scenario zero». Tutto ciò è stato partorito senza dare ascolto né ai sindacati né alle forze di opposizione, uscendo allo scoperto con annunci inconsistenti che hanno fatto - giustamente - infuriare più o meno chiunque. Ieri il ministro ha cercato di raddrizzare il tiro: «Stiamo immaginando soluzioni flessibili che si dovranno adattare alle varie fasce d'età degli studenti, alle strutture scolastiche e anche alla specificità delle diverse realtà territoriali», ha detto. Spiegando che le sue «non sono decisioni già prese o imposte, sono elementi di dibattito». Ma se non sono decisioni prese, allora perché parlarne creando solo caos? Comprendiamo che la questione del ritorno a scuola non sia delle più semplici da sbrogliare. Sono mesi che i più piccoli ci vengono descritti come untori inconsapevoli e pericolosissimi. Ma - al solito - gli scienziati non hanno una posizione univoca sull'argomento. Studi realizzati in Australia, Olanda e Islanda non hanno trovato prove del fatto che i bambini diffondano il contagio nelle famiglie, come ammette anche lo European center for disease prevention and control dell'Ue. Alle stesse conclusioni è giunto Andrea Crisanti, virologo dell'università di Padova. Dalla sua ricerca su Vo' Euganeo emerge che «i bambini sotto i 10 anni, seppure conviventi con infettati in grado di infettare, non si infettano. E se sono negativi non infettano». Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto Mario Negri, è ancora più diretto: «I bambini non si infettano. I loro genitori, più o meno giovani, difficilmente sviluppano malattie importanti. Invece noi lasciamo le nuove generazioni a casa dai nonni. Un grave errore». Invece Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di pediatria preventiva e sociale, è di tutt'altro avviso: «Sostenere che i bambini non si infettino di Covid-19 non è un'affermazione corretta. Anzi, è pericoloso da dire alle famiglie», dichiara. Solo su una cosa non ci sono dubbi: restando nella situazione attuale, i bambini e i ragazzi soffrono. In primis per la mancanza di vita sociale, che alla loro età è forse più importante che per gli adulti. E poi per le altre conseguenze della chiusura. «Le scuole dovrebbero essere le prime a riaprire», scrive l'Economist, suggerendo che si riparta gradualmente già in estate, mandando avanti i più piccini per poi far rientrare gli adolescenti. Tenere i bambini lontani dalle aule danneggia notevolmente l'apprendimento, e fa perdere persino le conoscenze già acquisite. La didattica a distanza, anche nel nostro Paese, funziona in modo disomogeneo e danneggia soprattutto i più piccoli, meno capaci di utilizzare i supporti tecnologici, i quali peraltro non sono disponibili per tutti nello stesso modo (e i figli delle famiglie meno abbienti, ovviamente, sono i più colpiti). Insomma, stare a casa fa aumentare le diseguaglianze. C'è poi da considerare che imparare a leggere e scrivere su un pc o un tablet - checché ne dicano i fanatici della rivoluzione tecnologica - non è la stessa cosa che farlo con libri e matite in mano. Studi autorevoli usciti prima dell'emergenza Covid (ad esempio quello di Louis-Philippe Beland e Richard Murphy della London school of economics) dimostrano che nelle scuole meno tecnologizzate gli studenti imparano meglio, anche perché i metodi «tradizionali» favoriscono la concentrazione. Tenendo i bambini in casa, dunque, stiamo facendo loro del male e le indicazioni confuse del governo complicano la situazione. Da qui a settembre ci sarebbe tutto il tempo di mettere in sicurezza le scuole, consentendo per altro al settore dell'edilizia scolastica di ripartire. Con opportuni interventi si potrebbe tornare in classe a settembre riducendo al minimo i rischi per alunni e insegnanti, rendendo la vita più facile ai genitori. La «didattica mista» serve soltanto a preservare lo status quo, evitando nuove assunzioni e interventi decisi di edilizia pubblica. Ma dai ministri arrivano giusto indiscrezioni e frasi del tipo «vorrei ma non posso». E non soltanto sulla questione scuola. Da oggi riapriranno i parchi, i bimbi potranno entrarci ma non potranno accedere alle aree gioco. Eppure esiste una marea di letteratura scientifica sull'importanza di quello che la neuropsichiatra infantile Valentina Ivancich chiama «gioco brado». Qualcuno al governo se n'è reso conto. Sia il viceministro dell'Istruzione Anna Ascani del Pd sia il ministro Elena Bonetti hanno insistito sull'importanza di «liberare» i bambini. Di nuovo, però, alle parole sono seguiti pochissimi fatti. E i piccoli sono stati «liberati» a metà (a essere ottimisti). Finora, per altro, abbiamo parlato dei bambini che vivono in famiglie stabili. Ma quelli più fragili sono messi ancora peggio. La senatrice Pd e presidente della commissione parlamentare di inchiesta sui femminicidi, Valeria Valente, si è vantata di un meraviglioso risultato ottenuto: «Abbiamo sostituito gli incontri in presenza genitore-figlio in spazio neutro con visite da remoto per 45 giorni con l'obiettivo di mettere in sicurezza le donne che subiscono violenza». In pratica i figli che sono stati separati da uno (o due) genitori li potranno vedere soltanto online fino alla fine di maggio. Un'assurdità che ha fatto irritare molti legali che si occupano di famiglie seguite dai servizi sociali. «Per quale motivo», dice l'avvocato Catia Pichierri, «non si possono trovare spazi per incontri genitori-figli in cui si rispettino le norme di sicurezza e il distanziamento sociale?». Furente il senatore leghista Simone Pillon: «Assurdo: il governo autorizza gli incontri tra amici e amanti ma non permette ai bambini di stare con i genitori». Purtroppo, quando i politici al potere agiscono come bambocci confusi, i bambini sono tra i primi a rimetterci.
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