2022-06-29
I confini colabrodo di Biden e Harris causano la morte di 50 clandestini
Texas: il tir sul quale hanno trovato la morte 50 clandestini (Getty Images)
I corpi su un tir in Texas. La frontiera con il Messico assaltata da due milioni di persone. Ma la sinistra vuole aprire di più.I cadaveri di 50 immigrati irregolari sono stati trovati lunedì sera nel rimorchio di un camion a San Antonio, in Texas: una strage probabilmente dovuta alle elevate temperature, che sfioravano i 40 gradi. Gli inquirenti non hanno, del resto, trovato traccia di acqua o aria condizionata. Sono inoltre state soccorse 16 persone ancora in vita, mentre tre soggetti sono finiti in manette. Secondo il Washington Post, si tratta della tragedia legata al traffico di esseri umani «più mortale di sempre nella storia degli Stati Uniti». Effettivamente sono i numeri a parlare. Nel luglio 2017, 10 immigrati furono trovati senza vita in un rimorchio sempre a San Antonio, mentre un episodio simile costò la vita ad altri 19 immigrati nel 2003. Quella di lunedì si conferma, quindi, la più grave strage legata al traffico di esseri umani finora avvenuta negli Stati Uniti. Il governatore repubblicano del Texas, Greg Abbott, ha incolpato dell’accaduto le politiche migratorie di Joe Biden: un Biden che ha dal canto suo respinto le accuse. Tutto questo evidenzia due problemi interconnessi: l’incremento degli arrivi alla frontiera meridionale americana e, soprattutto, il rafforzamento del traffico di esseri umani. Due problemi che, spiace dirlo, l’amministrazione Biden si sta mostrando incapace di affrontare seriamente. Raggiungendo quota 239.416 unità, il numero di clandestini fermati al confine con il Messico lo scorso maggio ha raggiunto livelli senza precedenti. La situazione complessiva è, quindi, sostanzialmente peggiorata rispetto al 2021, quando già il numero di arrivi era aumentato a dismisura rispetto agli anni passati. Stando a quanto riferito dal Washington Post, l’anno fiscale in corso si concluderà assai probabilmente con oltre due milioni di arresti alla frontiera (il precedente si fermò a 1,73 milioni). Va da sé come un simile quadro favorisca enormemente l’attività dei trafficanti di esseri umani (i cosiddetti «coyote»). Tra l’altro, con la frontiera ridotta un colabrodo, anche il contrabbando di droga sta prosperando: la Us Customs and border protection ha riportato un aumento del 1.066% della quantità di fentanil sequestrato nell’anno fiscale 2021 nel Sud del Texas. Le responsabilità politiche e gestionali dell’attuale amministrazione americana sono evidenti. Ai tempi della campagna elettorale del 2020, Biden criticò a più riprese, demagogicamente, Donald Trump sull’immigrazione, alimentando così le speranze di molti migranti provenienti dall’America centrale. Non è un caso che i flussi migratori sono iniziati a crescere progressivamente da febbraio 2021: subito dopo, cioè, l’insediamento dell’attuale presidente. Un presidente che ha poi, senza successo, cercato di fare marcia indietro quando, a marzo dell’anno scorso, esortò in televisione i migranti a non recarsi negli Stati Uniti. D’altronde Biden ha azzoppato la deterrenza nei confronti dei clandestini in vari modi. Ha innanzitutto bloccato la Remain in Mexico policy (politica, introdotta da Trump, che prevedeva che i migranti attendessero in territorio messicano la valutazione delle loro domande di ingresso). Ha poi cassato, irritando gli elettori, il cosiddetto Titolo 42, che prevedeva il rimpatrio accelerato dei clandestini per motivazioni dovute alla pandemia: una politica, entrata in vigore a marzo 2020, con cui erano state effettuate quasi due milioni di espulsioni. Va detto che la Corte suprema ha stabilito la reintroduzione provvisoria della Remain in Mexico policy (con la sentenza definitiva attesa a giorni), mentre l’abrogazione del Titolo 42 è stata temporaneamente sospesa da un tribunale federale. Resta tuttavia il fatto che, con queste mosse, la Casa Bianca ha alimentato indirettamente le speranze alla base degli arrivi. Non solo. A inizio giugno, è stato reso noto che l’amministrazione Biden sarebbe intenzionata a trasportare, tramite utilizzo di fondi federali, alcuni migranti in attesa al confine verso città, come Los Angeles e Houston. Tutto questo senza trascurare che, appena entrato in carica, Biden ha congelato la costruzione del muro di Trump al confine col Messico. È pur vero che, negli ultimi mesi, il Dipartimento per la sicurezza interna ha avviato una maxi operazione per il contrasto al traffico di esseri umani: un’operazione tuttavia tardiva che, pur a fronte di qualche significativo risultato, non sembra che stia riuscendo a risolvere strutturalmente il problema. Ma le responsabilità di questa situazione ricadono anche sulle spalle di Kamala Harris, a cui Biden , nel marzo 2021, aveva affidato il delicato incarico di risolvere la crisi migratoria a livello politico e diplomatico, lavorando con i Paesi dell’America centrale. Ora, non solo gli arrivi sono ulteriormente aumentati tra aprile e maggio di quest’anno. Ma proprio i Paesi del Centro America hanno boicottato l’ultimo Summit of the Americas, ospitato poche settimane fa dagli Stati Uniti. Segno, questo, di come la diplomazia della Harris si sia rivelata un totale fallimento. Quella stessa Harris che, per inciso, nel giugno 2021 aveva invitato da Città del Guatemala i migranti a non venire negli Stati Uniti. E così, mentre le elezioni di metà mandato si avvicinano, Biden deve barcamenarsi tra un’opinione pubblica sempre più scontenta delle sue politiche migratorie e una sinistra dem che, al contrario, vorrebbe ancora maggior lassismo alla frontiera. Ci avevano detto che, con la vittoria dei democratici nel 2020, gli «adulti» sarebbero tornati alla Casa Bianca. E invece mi sa tanto che gli «adulti» hanno fatto fiasco. Per l’ennesima volta.