2024-06-25
I confini aperti del Pd sono una bugia letale
La retorica sull’immigrazione di massa da parte della sinistra non solo danneggia l’economia del nostro Paese, ma illude frotte di disperati che credono di trovare l’Eden in Italia. Elly Schlein si chieda a chi fa comodo avere eserciti di «invisibili».All’improvviso e del tutto inaspettatamente, pare che a sinistra abbiamo scoperto la vera natura della immigrazione di massa. Elly Schlein, da qualche giorno a questa parte, ha constatato che il povero Satnam Singh «non è morto in un incidente sul lavoro, è stato ucciso dallo sfruttamento, è stato ucciso dal caporalato, è stato ucciso dalla disumanità di chi l’ha mollato con un braccio mangiato da un macchinario davanti a casa senza portarlo a curarsi». Ed è senz’altro vero. Del resto la realtà dei campi in cui vengono schiavizzati a migliaia gli stranieri privi di permesso di soggiorno o di regolare contratto di lavoro o di entrambi è nota da anni, è stata raccontata da inchieste e reportage, perfino da indagini ufficiali. Secondo i sindacati che sabato hanno sfilato a Latina, per dire, nell’Agro Pontino ci sarebbero almeno 19.000 lavoratori irregolari, tanti quanti i regolari. Se si sa quanti sono, significa che si sa anche dove sono e come vivono.È noto anche che siano proprio gli immigrati - compresi quelli regolarmente presenti sul nostro territorio - a essere più esposti a terribili incidenti sul lavoro, sia in agricoltura che in edilizia e in altri ambiti particolarmente pesanti. Come ha ricordato qualche tempo fa il sociologo Maurizio Ambrosini, «nel 2023 su 1.041 morti sul lavoro 204 erano immigrati stranieri, il 19,6% del totale. L’incidenza è stata di 65,3 morti ogni milione di occupati, contro 31,1 per gli italiani. Più del doppio dunque, e mancano informazioni su quante vittime di cittadinanza italiana fossero di origine straniera».Sempre Ambrosini notava un altro fatto ampiamente studiato e conosciuto. Ovvero che il «rischio per gli immigrati cresce anche perché la loro debolezza legale ed economica li conduce ad accettare condizioni di lavoro più ingrate». Niente di più chiaro, come può confermare chiunque abbia dato una occhiata anche solo superficiale al fenomeno.«Oggi abbiamo tanti fantasmi, tanti uomini e donne che lavorano nelle campagne in tutta Italia senza diritti», ha gridato in piazza Hardeep Kaur, segretaria del Flai Cgil Frosinone-Latina. «Da tempo denunciamo la presenza di questo esercito di schiavi». Di nuovo, è tutto ostinatamente e terribilmente vero. Esiste un esercito industriale di riserva composto da molti, troppi invisibili, che affolla la penisola in silenzio, e la cui esistenza viene a galla soltanto quando qualcuno crepa miseramente. Se ne discute con commozione per qualche giorno e poi via, tutto torna come prima.Ora da sinistra, anche giustamente, chiedono più controlli e più garanzie. Puntano la luce sui luoghi oscuri della migrazione, ma continuano a illuminarli solo in parte. Elly Schlein chiede la cancellazione della legge Bossi-Fini, e può persino darsi che abbia qualche ragione a ritenere che vada modificata e aggiornata, del resto è stata concepita in una altra era.Ma per modificare ed eventualmente costruire qualcosa di nuovo, serve prima un profondo esame di coscienza, e soprattutto serve un poco di onestà. Se esiste - ed esiste - un esercito di fantasmi schiavi che si spacca la schiena e a volte perde la vita nei campi e nei cantieri, di chi è la colpa? Certo, dei caporali italiani e stranieri che sfruttano gli esseri umani. Certo, dei falsi imprenditori che si arricchiscono sulla pelle dei più fragili e dei non tutelati. Ma anche, altrettanto certamente, di chi per anni e anni ha alimentato la retorica della immigrazione di massa, sapendo benissimo (perché non poteva non sapere) che quei flussi servivano esattamente a questo: a edificare un micidiale sistema di oppressione e di dissanguamento dei più poveri. A abbassare i salari di tutti, consentendo a qualche azienda di farabutti di macinare profitti grazie al costo infimo della manodopera. Che questa macchina schiavizzante sia stata coscientemente attivata e alimentata lo hanno ammesso addirittura insospettabili esponenti dell’élite come Mario Draghi, il quale di recente ha riconosciuto che in Europa «abbiamo adottato deliberatamente una strategia volta ad abbassare i costi dei salari». Di questa strategia faceva parte anche la migrazione di massa, regolare e clandestina.Tale sistema è precisamente quello che Sergio Mattarella ha descritto commentando la vicenda del bracciante indiano morto. Il presidente ha parlato di «una forma di lavoro che si manifesta con caratteri disumani e che rientra in un fenomeno - che affiora non di rado - di sfruttamento del lavoro dei più deboli e indifesi, con modalità e condizioni illegali e crudeli». Secondo l’inquilino del Colle si tratta di un «fenomeno che, con rigore e con fermezza, va ovunque contrastato, totalmente eliminato e sanzionato, evitando di fornire l’erronea e inaccettabile impressione che venga tollerato ignorandolo». Sacrosanto. Però per contrastare questa atroce caricatura del lavoro bisogna anche rassegnarsi a contrastare un altro fenomeno, ovvero la migrazione di massa, che invece i progressisti hanno sostenuto e continuano a sostenere. Come ieri la propagandavano nonostante i morti in mare, oggi la invocano dinnanzi ai morti sul lavoro, chiedendo di aprire le frontiere e fare entrare tutti. La invoca Elsa Fornero sulla Stampa, continuando a ripetere la menzogna secondo cui «gli immigrati ci servono», concetto razzista se mai ve n’è stato uno. Certo che ci sono serviti: a fare crollare i salari e a depredare le nazioni, ecco per cosa sono stati utilizzati gli stranieri. A sinistra continuano a dire che il problema si risolverebbe eliminando i confini. Fingono di non sapere, i progressisti, che l’ingresso massiccio e indiscriminato non eliminerebbe comunque il lavoro nero, ma anzi faciliterebbe lo sfruttamento. Anche se dotati di permesso, i migranti stranieri restano comunque una fascia fragile, esposta ai ricatti come un tempo lo erano i migranti interni. E più il loro numero e ampio, più è facile imporre condizioni pessime di impiego. Il punto, allora, resta uno solo, per quanto sgradevole: fermare la migrazione di massa. Non che il centrodestra ci stia riuscendo compiutamente, per carità, complici anche le ostruzioni europee e internazionali. Ma se le opposizioni aprissero gli occhi e, invece di pretendere più ingressi si dedicassero a una critica costruttiva e consapevole (che per altro una parte della sinistra intellettuale ha già praticato negli ultimi anni), di sicuro la risoluzione del problema sarebbe un filo più semplice. Invece si accontentano di ripetere gli antichi slogan e di risuonare le musiche stantie: le stesse che hanno consentito di spalancare i confini allo sfruttamento e alla morte.
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