2022-01-10
I commercialisti senza «voce» da 2 anni. Ancora bloccate le elezioni dell'ordine
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A metà dicembre era stato dato il via libera per le convocazioni dell'assemblea per il 21 gennaio. Ma un nuovo ricorso ferma di nuovo tutto quanto. Il ministero vigilante non è ancora riuscito a risolvere la situazione. Monta la protesta tra gli iscritti anche perchè manca un rappresentante ai tavoli su riforma fiscale e il Pnnr. Da quasi 2 anni l’ordine dei commercialisti è bloccato, in proroga e senza una vera e propria rappresentanza. Un problema non da poco per una categoria che conta almeno 120.000 iscritti, che in queste settimane di riforme sul fisco non ha potuto nemmeno partecipare ai tavoli del governo. Non solo. C’è anche il Pnnr in discussione e non è ammissibile che una categoria così importante sia del tutto tagliata fuori dal dibattito a livello nazionale. La colpa è ormai di tutti. La vicenda ha mostrato tutti i limiti dei regolamenti, ma anche degli organi vigilanti come il ministero di Grazia e Giustizia. Di mezzo ci sono poi interessi personali, su chi di fondo continua ad approfittare di questa posizione di stallo, anche in vista di nuovi appuntamenti elettorali. A dicembre sembrava che la situazione si fosse sbloccata dopo una serie di incontri al ministero di Grazie e Giustizia. Del resto le elezioni dovevano svolgersi inizialmente nel novembre del 2020, ma poi l’emergenza covid e diversi ricorsi sul regolamento elettorale avevano dato il via a una serie di rinvii che non sembrano vedere la parola fine. Molti ricorsi ruotano intorno alle elezioni in presenza o meno. Ma allo stesso tempo c’è chi ne approfitta, in particolare a livello territoriale, mantenendo ormai da tempo posizioni di vertice ormai scadute. In una nota dell’8 dicembre scorso era stato «fissato nei giorni 20 e 21 gennaio 2022 la data per l’assemblea elettorale dei Consigli degli Ordini territoriali, dei Collegi dei Revisori/Revisore unico e dei Comitati pari opportunità». In pratica sembrava che la situazione si fosse finalmente sbloccata, dopo un intervento di commissariamento da parte del ministro Marta Cartabia e dopo persino le dimissioni del presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani. La decisione di Miani era arrivata dopo che il Consiglio di Stato aveva accolto il ricorso cautelare presentato dal Consiglio Nazionale per la riforma dell’ordinanza del Tar Lazio del 16 ottobre 2021 che aveva sospeso il procedimento elettorale degli Ordini territoriali della categoria, ed è motivata dalla volontà di garantire l’espletamento delle operazioni elettorali della categoria nel più breve tempo possibile, affidando il procedimento elettorale ad un Commissario straordinario. «Confido» – spiegò Miani «che, preso atto delle mie dimissioni e di quelle dei Consiglieri nazionali firmatari della presente, si disponga in tempi brevi la nomina del Commissario straordinario per poter garantire l’espletamento delle operazioni elettorali nel più breve tempo possibile». Passate le feste, il Natale e il Capodanno, ecco che però succede qualcosa d’altro. E il 4 gennaio a tutti gli iscritti del Cndcec arriva sulla posta elettronica un nuovo messaggio con oggetto dal titolo. «Sospensione elezioni». In pratica nella selva oscura di ricorsi e controricorsi, questa volta il Tar del Lazio ha deciso di sospendere il provvedimento del Consiglio nazionale il 2 dicembre quando si era deciso di proseguire con le operazioni elettorali degli ordini territoriali e nazionali. Il voto previsto per il 20 e 21 gennaio, in pratica, salta, per la quarta volta. I giudici del Tar del Lazio si ritroveranno di nuovo il 28 gennaio per definire quest’ennesima impugnazione contro il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. A quanto pare i tre commissari straordinari del Consiglio nazionale, quello dell’ordine di Roma e gli organi ministeriali starebbero provando a rendere possibile la modifica delle modalità di voto cercando così di evitare il ricorso del 28 gennaio. Si potrebbe tornare a votare a distanza, anche perché i contagi corrono. Ma di sicuro non saranno tutti d’accordo. E intanto l’ordine dei commercialisti continua a non avere una propria voce.