2021-08-21
I colossi delle auto in tilt per la crisi dei chip
Dopo Toyota, anche Stellantis e Volkswagen costrette a ridurre la produzione, sebbene gli ordini crescano. La scarsità dei componenti, dovuta alla pandemia, rischia di costare al settore 110 miliardi di dollari in un anno e migliaia di posti di lavoro.La mancanza di microchip presenti nelle automobili comporterà un buco nella produzione stimato tra quattro e sette milioni di veicoli. Le previsioni arrivano dalle società di consulenza AlixPartners e Autoforecast Solutions secondo cui la pandemia avrebbe frenato la produzione di microchip oggi indispensabili per il mondo delle quattro ruote. Così, la produzione è costretta a rallentare e le case automobilistiche si potrebbero trovare costrette a dire addio a circa 110 miliardi di dollari di fatturato. Del resto, gli effetti nefasti della pandemia sono sotto gli occhi di tutti e La Verità ne aveva già scritto il 18 giugno scorso. Due mesi fa a fermare le fabbriche erano Volvo a Gand e Audi a Bruxelles. Ieri hanno annunciato lo stop per mancanza di semiconduttori Stellantis e Volkswagen. Nel primo caso a fermarsi saranno gli stabilimenti di Rennes la Janais, Sochaux e Mulhouse in Francia. Per ora la pausa sarà dal 23 al 27 agosto prolungando le ferie estive durate tre settimane. Problemi analoghi anche nella fabbrica di Eisenach in Germania.Secondo fonti sindacali un focolaio di Covid-19 ha colpito una fabbrica di semiconduttori in Malesia danneggiando tutta la filiera produttiva. Stesso ritornello per Volkswagen. Il primo produttore tedesco schiaccerà il tasto pausa nell'impianto di Wolfsburg, il più grosso del colosso tedesco. In questo caso si prevede un solo turno di lavoro a tempo pieno, mentre per gli altri turni ci sarà un orario di lavoro ridotto. Dopo il danno, insomma, la beffa. Molte erano le case automobilistiche che puntavano su un ritorno alle vendite dopo la pausa forzata imposta dai momenti più duri della pandemia da Covid-19. Ora, però, se ne vedono gli effetti. Insieme a Stellantis, Volkswagen e Audi è lunga la lista di chi è costretto a tirare il freno a mano. D'altronde il problema non è causato solo da focolai di Covid-19, ma anche da un eccesso di domanda. Con l'obbligo di stare a casa, in molti hanno dovuto comprare computer per la didattica a distanza, console di gioco, televisori per vedere la tv in streaming o altri passatempi. Così l'offerta non è riuscita a star dietro alla richiesta. A farne le spese, naturalmente, le automobili che oggi sono ben lontane dal mondo «solo meccanica» di un tempo. Soprattutto nel caso delle auto elettriche, dominate da chip e elettronica. Così, insieme a Volkswagen, che ha già detto che potrebbe fermare altri stabilimenti del gruppo per carenza di chip, e Toyota, che a settembre taglierà la produzione del 40% (con un obiettivo ridotto da 900.000 a 500.000 auto nel nono mese dell'anno e un crollo del titoli di oltre il 4%), si uniscono anche Renault, Nissan, General Motors e Ford. E, molto probabilmente, la lista si allungherà. Nel caso di Renault, la mancanza di chip comporterà un taglio della produzione di 200.000 veicoli. Come ha spiegato la casa francese, la carenza di semiconduttori ha fatto salire il costo delle materie prime con cui quest'ultimi vengono costruiti, così tutte le case devono fare i conti anche con un maggior esborso. Ancora più pesanti le previsioni di Nissan. La casa nipponica ha fatto sapere che l'assenza di chip si tradurrà, secondo le stime, in un taglio della produzione di mezzo milione di veicoli. Si tratta di un impatto enorme su una società che nel 2019, prima della crisi, vendeva 1,2 milioni di veicoli. Detto in parole povere, si tratta quasi di dover dimezzare le vendite. Il colosso americano General Motors prevede invece di perdere dai due ai tre miliardi di dollari di fatturato nella seconda metà del 2020 a causa del problema dei chip e ha già fatto sapere di temere che il problema andrà avanti anche nel 2022. Già oggi il gruppo ha ridotto la produzione dei pick up full size che tanto piacciono alla clientela americana e sudamericana. Per Ford si prevede un taglio da 230.000 macchine. Come scrive il sito Autonews, il gruppo dovrà tirare il freno su molti degli stabilimenti europei, in particolare a Colonia in Germania, dove il gruppo assembla la Fiesta, uno dei modelli più venduti. Previste restrizioni produttive anche a Saarlouis, sempre in Germania, dove viene costruita la Focus, altro modello importante per i conti della casa. Lo stesso accade a a Valencia, in Spagna, dove vengono prodotte la Mondeo, S-Max e Galaxy, e a Kocaeli. Poi, in Turchia, dove Ford assembla il Transit, anche nelle versioni personalizzate.Ora non resta che attendere e sperare che, lentamente, la situazione nei prossimi mesi migliori. Diversamente, questo potrebbe significare un tracollo per i conti dell'automotive, ma anche un grosso rischio di perdere ulteriori posti di lavoro. Un effetto di cui di certo non si sente il bisogno.