2023-09-24
I 5.000 a migrante? Ecco la norma Ue
Nonostante le polemiche dell’opposizione, la somma di «garanzia» non riguarda i Centri per il rimpatrio. Ed è imposta dall’Ue per i trattenimenti. Giorgia Meloni intanto ammette: «Sugli sbarchi non ho i risultati sperati».Non so se Giorgio Napolitano si sia mai pentito di essere stato per oltre mezzo secolo comunista. Di certo, di questo presunto ravvedimento non ha mai dato prova e, una volta al Quirinale, si è ben guardato dal senatrice dem, «per i disperati che arrivano da guerre e fame, oltre a essere un provvedimento infame e un insulto all’umanità, è il più evidente segnale di un governo totalmente incapace di gestire in Italia e in Europa un fenomeno epocale come quello che stiamo vivendo». Bene, anzi molto male: la norma dei 5.000 euro, sulla quale le opposizioni hanno sollevato un polverone, non riguarda i Centri di permanenza per il rimpatrio. «La possibilità di una garanzia finanziaria di circa 5.000 euro», chiarisce il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, «non riguarda le persone trattenute nei Cpr, ma nuove strutture di trattenimento di richiedenti asilo provenienti da Paesi sicuri, la prima delle quali sarà aperta domani a Pozzallo». Non solo: secondo le solite cervellotiche direttive europee, se non si prevede questa possibilità, ovvero di versare una garanzia economica in alternativa al trattenimento, si rischia di essere costretti a lasciar libero l’immigrato. La norma, ci spiegano infatti dal Viminale, è stata introdotta con un emendamento del governo, approvato in Parlamento in sede di conversione del decreto Cutro. L’emendamento, per quanto riguarda specificatamente l’opzione della garanzia finanziaria da offrire al richiedente asilo in alternativa al trattenimento, recepisce una previsione della direttiva europea 33/13 cosiddetta «accoglienza» (articolo 8, paragrafo 4). La mancata previsione della possibilità di una cauzione a garanzia del mancato trattenimento nelle quattro settimane necessarie per decidere sulla domanda di asilo, avrebbe esposto la procedura di trattenimento al rischio di ricorsi per contrasto con il diritto europeo. La misura, come spiega Piantedosi, non si applica in nessun caso a quanti sono trattenuti nei Cpr perché irregolarmente presenti sul territorio nazionale. La sua portata applicativa è infatti limitata alle procedure accelerate alla frontiera che avvengono in appositi luoghi di trattenimento integrati negli hotspot ed è destinata esclusivamente ai richiedenti asilo che presentano domanda direttamente alla frontiera, nel caso in cui provengono da Paesi considerati sicuri in base a standard internazionali, come la Tunisia, o dopo essere stati fermati per aver eluso o tentato di eludere i controlli. «Il recepimento di una direttiva europea», spiega ancora il titolare del Viminale, «farà partire da lunedì (domani, ndr) a Pozzallo, in provincia di Ragusa, la prima struttura di trattenimento di richiedenti asilo provenienti da Paesi sicuri, la Tunisia per esempio, per fare in modo che si possano realizzare procedure di accertamento del fatto se sussistono i presupposti per dare la protezione internazionale, lo status di rifugiato, o viceversa assoggettare a espulsione. Si tratta della prima struttura», aggiunge Piantedosi, «per disbrigare velocemente le procedure accelerate di frontiera, accertando se sussistono i presupposti per dare la protezione internazionale, lo status di rifugiato, o viceversa assoggettare a espulsione che è la cosa sempre invocata da tutti, i Comuni soprattutto, con la prospettiva di farlo in un mese rispetto ai tre anni che avvengono oggi con aggravi e costi». La struttura da 300 posti sorgerà nell’area industriale. «La direttiva Ue», aggiunge il ministro dell’Interno, «prevede la possibilità di trattenerli con un provvedimento convalidato dall’autorità giudiziaria e che l’alternativa da offrire sia che possano decidere di prestare una sorta di garanzia anche economica per evitare il trattenimento. A me sembra una questione marginale rispetto all’obiettivo che è quello di risolvere il problema storico di tenere le persone in un limbo per anni sul nostro territorio con grave carico sul bilancio dello Stato». La differenza tra le chiacchiere e i fatti è tutta qui: in questi giorni abbiamo ascoltato e letto, da parte della sinistra, amenità di ogni genere, in relazione a questi 5.000 euro di cauzione. Insulti pesantissimi sono piovuti sul governo, con le opposizioni che hanno messo in collegamento questa cauzione con i Cpr, quando bastava leggere le carte per capire che si trattava di una bufala. Può anche darsi che almeno alcuni di quelli che hanno fatto questo falso accostamento mentissero sapendo di mentire: tra ignoranza e malafede non sappiamo cosa sia peggio. In serata in ogni caso il premier, Giorgia Meloni, ha comunque ammesso: «Sull’immigrazione i risultati non sono quelli che speravamo di ottenere. Ne verremo a capo comunque, in una seconda fase».A proposito di soldi: il governo tedesco conferma il finanziamento da 790.000 euro alla Ong Sos Humanity, che gestisce la nave Humanity1 che opera nel Mediterraneo, e alla la Comunità di Sant’Egidio. Il coordinatore della comunicazione «terra-mare» della Ong, Lukas Kaldenhoff, si lamenta pure: definisce all’Ansa la cifra «esigua» rispetto alle disponibilità europee e in grado di coprire solo un quarto delle esigenze annuali di Sos Humanity. «Rispetto al bilancio dell’Unione europea per l’agenzia di frontiera Frontex, che è stimato in 850 milioni di euro per il 2023, il denaro fornito dal ministero degli Esteri tedesco è molto esiguo».