2020-05-12
I 400 miliardi di Conte? Più che un bazooka una barzelletta
Gli aiuti promessi si disperderanno in rivoli inutili. E a cinque giorni dalla riapertura non ci sono ancora regole certe per ristoranti, parrucchieri e commercianti. Se uno va dal medico e ha diversi malanni, il medico stesso, nella maggior parte dei casi, parte col curare i mali peggiori e poi, piano piano, si occupa degli altri. Se uno ha un'unghia incarnita e una broncopolmonite curerà questa e non quella. Ecco: il governo sta mettendo sullo stesso piano l'unghia e il polmone, altrimenti non si spiega come possa essere considerata misura urgente il bonus fiscale per le biciclette e, contemporaneamente, rimandare i contributi a fondo perduto. Una politica economica funziona, cioè produce degli effetti, se non si disperde in tantissimi rivoli, ma se, al contrario, si concentra su pochi obiettivi. Lo sanno tutti. Escluso chi ci governa in questo momento. Disperdendo gli interventi, non si avrà alcun risultato significativo, se si avrà sarà talmente debole che non se ne accorgerà nessuno. Il corpaccione dell'economia non sentirà nulla, sarà il solletico con la pagliuzza all'elefante. E così avverrà con questo decreto di aprile che doveva occuparsi di marzo e che uscirà (forse) a maggio. Il governo doveva fare, anzitutto, quattro cose. Dare indicazioni precise sulle misure per evitare il diffondersi del contagio, trovare il modo per far arrivare dei prestiti alle imprese non richiedendo garanzie, erogare soldi a fondo perduto, dare istruzioni precise, comprensibile e univoche sulla riapertura delle attività economiche il 18 maggio. Siamo al 12 e probabilmente arriveranno domani 13 maggio, cinque giorni per adattarsi. Tralasciamo la questione delle disposizioni da seguire per contrastare il contagio. Capiamo la difficoltà di fronteggiare un virus nuovo, i tentennamenti della comunità scientifica, il procedere a tentoni, ma almeno scrivere le norme in modo comprensibile era possibile, o no? Bastava un maestro elementare sull'ottantina, cioè con ancora un italiano decente. Bastava far leggere le norme - prima - a qualcuno dei destinatari e non ai professoroni dei comitati, per capire se si capiva qualcosa, o una mazza. Ieri Federfarma ha annunciato che le mascherine con oggi saranno esaurite. Neanche quelle. Ma concentriamoci sugli interventi economici. Prestiti garantiti dallo Stato. Il famoso bazooka di Conte non si è visto. Dovevano arrivare soldi come un'alluvione, inondare le imprese di liquidità e invece di liquido c'è solo la consistenza di quello che è stato promesso. Anzi, più che liquido gassoso. Si doveva arrivare a 400 miliardi che questa liquidità avrebbe generato. Ad oggi siamo a 5. Soldi a fondo perduto e aiuti alle famiglie. Siamo ancora ai famosi 600 euro, l'elemosina di Pasqua. E, per ora, sono arrivati alla metà di quelli che li dovevano ricevere, circa 1 milione e mezzo di persone. L'altra metà aspetta, e spera. La cassa integrazione tarda ad arrivare, soprattutto quella in deroga, cioè per quelle categorie che, usualmente, non ne usufruiscono. Oggi è il 12 maggio, molte aziende, tra le quali gli esercizi commerciali riaprono il 18. Ebbene le norme dell'Inail da seguire per la riapertura non sono ancora arrivate. Dicono che arriveranno domani 13 maggio. Cinque giorni per adeguarsi, nulla. Certo, molti hanno fatto seguendo il loro buonsenso e, comunque spendendo soldi, mentre al governo spandono discorsi. Era difficile pubblicare un regolamento chiaro e in anticipo rispetto alla riapertura? Non si potevano predisporre delle norme chiare e molto prima, magari ascoltando le categorie interessate che, certamente, hanno più esperienza di chi scrive le norme? Questo non costava nulla. Se convocati, a Roma, sarebbero venuti a spese loro, hanno troppa dignità per farsi rimborsare.