2024-07-09
Hunter dentro la Casa Bianca terrorizza i dem
Hunter, Jill e Melissa Biden (Getty Images)
Ex tossicomane e condannato, Hunter Biden ha una sfilza di conflitti di interessi e l’apparato teme infiltrazioni di potenze straniere. Intanto il padre Joe Biden non molla e attacca «le élites del partito» come fosse Donald Trump: peccato che siano loro ad averlo messo in sella.È scontro totale tra Joe Biden e quanti, nel Partito democratico, stanno invocando un suo passo indietro. Ieri, il presidente ha pubblicato una lettera indirizzata ai parlamentari frondisti. «Non mi ricandiderei se non fossi fermamente convinto di essere la persona migliore per battere Donald Trump nel 2024», ha dichiarato, per poi rivendicare di aver vinto le primarie. «Solo gli elettori decidono il candidato del Partito democratico. Come possiamo sostenere la democrazia nella nostra nazione se la ignoriamo nel nostro stesso partito?», ha aggiunto. Non del tutto a torto, Biden sta puntando il dito contro l’ipocrisia dei vertici del suo schieramento: vertici che, invece di presentare degli sfidanti alle primarie, adesso - su input soprattutto di Barack Obama - vogliono farlo fuori con una manovra di palazzo.Tutto questo spiega per quale ragione Biden si sta giocando oggi la carta antiestablishment alla Trump. «Le élites del partito mi stanno innervosendo», ha detto, sempre ieri, a Msnbc, sfidando i frondisti a farsi avanti durante la Convention. Peccato però che anche il presidente rischi il cortocircuito. Sì, perché, quando si candidò alla nomination presidenziale dem del 2020, Biden era esattamente il rappresentante di quell’establishment partitico pronto a tutto - anche a sostenere un candidato già all’epoca segnato da evidenti problemi di lucidità mentale - pur di bloccare un’eventuale vittoria di Bernie Sanders. Difficilmente, senza l’appoggio di Obama dietro le quinte, Biden avrebbe vinto le primarie dem quattro anni fa. Che adesso il presidente cerchi di riciclarsi come un candidato antisistema, lascia quindi abbastanza perplessi. Del resto, il braccio di ferro in corso rischia seriamente di mandare l’Asinello in testacoda, anche perché gran parte della sua strategia elettorale è stata finora quella di accusare i repubblicani di essere un pericolo per la democrazia.Nel frattempo, il Partito democratico è sempre più spaccato. Se il leader del Black Caucus Steven Horsford si è schierato col presidente, alcuni parlamentari democratici, secondo Axios, punterebbero a farlo ritirare entro venerdì. Non solo. Stando a Politico, domenica, durante un meeting online tra i principali esponenti dem della Camera, quattro deputati avrebbero auspicato un passo indietro di Biden: Jerry Nadler, Mark Takano, Joe Morelle e Adam Smith. A esprimere forti dubbi sulle chances di rielezione del presidente è stato anche Adam Schiff: potente deputato storicamente vicino all’ex Speaker, Nancy Pelosi. Sempre domenica, nuove bordate a Biden sono arrivate dall’ex senior advisor di Obama, David Axelrod. «Non vincerà questa corsa», ha dichiarato. «La realtà è che stiamo candidando Kamala Harris per la presidenza in un modo o nell’altro», ha rincarato la dose un altro ex advisor di Obama, Van Jones. Sarà un caso ma, durante un evento elettorale sabato a New Orleans, la vicepresidente ha citato l’inquilino della Casa Bianca soltanto una volta.Biden, che ieri si è confrontato con i finanziatori sulla strategia per il secondo dibattito con Trump, resta comunque in corsa soprattutto a causa dei famigliari: la moglie Jill e il figlio Hunter non ne vogliono infatti sapere di un suo passo indietro. Inoltre, il loro peso politico in seno all’amministrazione e alla stessa campagna elettorale è assai cresciuto. Secondo Nbc News, Hunter avrebbe assiduamente partecipato ai vari incontri politici tenuti dal padre negli ultimi giorni, irritando lo staff della Casa Bianca. Si tratta di una situazione che pone in evidenza un problema di opportunità. Ex tossicodipendente, il figlio del presidente è stato condannato in primo grado per possesso illecito d’arma da fuoco. Inoltre, a settembre, subirà un altro processo con l’accusa di reati fiscali. Non solo. L’anno scorso, la procura federale del Delaware rivelò che Hunter sarebbe ancora sotto indagine per potenziale violazione della legge che impone la registrazione ai lobbisti operanti per conto di entità straniere: il che potrebbe chiamare in causa i suoi controversi affari con l’azienda ucraina Burisma e con l’allora colosso cinese Cefc. Che un soggetto simile abbia influenza alla Casa Bianca e stia brigando per evitare che il padre lasci lo scranno presidenziale, configura rischi seri. «Il fatto che Hunter Biden, che ha enormi conflitti di interessi, tra gli altri problemi, svolga di fatto il ruolo di guardiano e capo stratega, suggerisce una crisi di legittimità piuttosto grave», ha twittato il noto sondaggista Nate Silver, rilanciando un articolo di Axios, secondo cui Hunter starebbe svolgendo un ruolo centrale nel cerchio magico del padre.Tutto questo offre uno spunto di riflessione su come ha agito, in questi anni, un certo giornalismo. Non solo ha tacciato di «complottismo» chi puntava il dito contro le opache attività di Hunter ma ha anche minimizzato o trascurato la questione della salute di Biden. Ora all’improvviso si sono svegliati tutti, accorgendosi che il presidente non sta bene e che Hunter non è esattamente un soggetto raccomandabile. E intanto è anche emerso che un neurologo specializzato nel morbo di Parkinson ha visitato la Casa Bianca otto volte tra l’estate scorsa e questa primavera. Nel 2020, Obama favorì Biden pensando a un «papa di transizione», onde evitare che l’Asinello si spaccasse in lotte intestine. Poi, quando a giugno 2023 ha iniziato a tentare di convincerlo a passare la mano, si è dovuto scontrare con la resistenza di Jill e Hunter. E adesso il partito è piombato in uno stallo potenzialmente esiziale. La crisi odierna dei dem ha, insomma, un responsabile principale: Obama.