2022-09-06
«House of Hammer», la docuserie «horror» è su Discovery+
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«House of Hammer» (Discovery+)
Da venerdì 2 settembre, sono in onda su Discovery+ i tre episodi della docuserie che riavvolge il nastro per arrivare all’origine, al primo patriarca di una famiglia fra le più in vista d’America.C’è un modus operandi ormai noto, nella vicenda Hammer: un ostracismo perpetrato senza il supporto delle forze dell’ordine, un verdetto popolare arrivato prima che la giustizia potesse pronunciarsi. Armie Hammer, che Luca Guadagnino aveva voluto come co-protagonista nel tanto decantato Chiamami col tuo nome, è stato ripudiato da Hollywood, nonostante le autorità statunitensi abbiano giudicato il suo caso troppo debole per potere reggere e supportare un’inchiesta. Nessun film, nessun ingaggio, nessun diritto di replica. L’attore è stato silurato, ma qualcosa di diverso si è insinuato in un caso che, altrimenti, sarebbe identico a tanti, troppi affari passati: un sospetto, l’idea ripugnante di una devianza con radici lontane, l’esistenza di un gene Hammer, perverso, pericoloso, e perciò indagato. House of Hammer, tre episodi resi disponibili da Discovery+ a partire dallo scorso venerdì, è il risultato di una volontà di approfondimento verticale, la ricerca di un senso, di una ragione che si scoprirà essere familiare. La docuserie, cui un contributo decisivo è stato dato da Casey Hammer, zia di Armie, riavvolge il nastro per arrivare all’origine, al primo patriarca di una famiglia fra le più in vista d’America. E allora tutto si mescola: Armie Hammer, accusato di violenza sessuale, abusi, di cannibalismo («Vorrei romperti le costole, cuocerle al barbecue e poi mangiarle», «Vorrei tagliarti un dito del piede e tenerlo sempre con me, in tasca», scriveva alle sue amanti, scelte – o così pare – per sperimentare una serie di pratiche che una dose troppo elevata di «rispetto» gli impediva di infliggere alla moglie, Elizabeth Chambers), la sua passione per lo Shibari, versione giapponese del Bdsm, il mondo sommerso di Instagram e i primi del Novecento, un aborto diventato omicidio, una visione distorta del potere, dove ogni cosa è diritto e niente può essere negato. House of Hammer è la storia da film - «Una versione amplificata di Succession», l’ha definita la povera Casey – di una dinastia descritta come marcia. E i tre episodi che la compongono scorrono veloci, mentre la suspense, come al cinema, impone attenzione: chiede, reclama, tiene incollati alle stesse atrocità dalle quali invece si vorrebbe essere capaci di distogliere lo sguardo. Julian, nipote del Julius Hammer che si crede abbia praticato un aborto sulla moglie di un diplomatico russo, nel 1919, procurandosi una condanna a Sing Sing, è il seme bacato da cui ogni peccato avrebbe avuto origine. Zia Casey racconta di come la molestasse, di come maltrattasse l’harem di minorenni - «domestiche», si dice le chiamasse – che ospitava in casa. Spingeva perché le piccole si drogassero e intontissero. Vigeva una regola assurda, in casa Hammer. Ogni donna sarebbe stata a loro disposizione, a prescindere da consenso ed età. Era la ricchezza, la Occidental Petroleum, l’amicizia con i Presidenti e i reali d’Inghilterra ad ispirarla. Si tramandava di generazione in generazione. Da Armand, padre di Julian e figlio di Julius, a Michael, padre di Armie e fratello di Casey. Questi possedeva ragazzine di sedici, diciassette anni su quel che nella serie viene descritto come un «trono del sesso», fatto di un gancio immenso, da stanze del macello, e di una gabbia a misura d’uomo. Era brusco, arrogante, violento. Come il padre, Julius, che avrebbe ucciso per un debito di quattrocento dollari, poi coperto dal figlio Michael. «Dietro una grande fortuna, c’è sempre un grande crimine. E, per certo, dietro la famiglia Hammer ce ne sono diversi, di grandi crimini», ha scritto Edward Jay Epstein, giornalista e autore di un libro su Armand Hammer. Quanta verità ci sia in questa frase e quanta, nello specifico, nella seguente, che alla legge universale fa seguire il caso particolare degli Hammer, non è dato sapersi. Le accuse perpetrate in House of Hammer sono rimaste tali. La giustizia non ha potuto pronunciarsi, per ragioni di tempo, per mancate denunce, per prove troppo labili. Rimangono le indagini, il sospetto e, nella fattispecie dello show, la sensazione di un male troppo involuto per essere frutto (in toto) di un capriccio e di un’invenzione, come i detrattori di Casey Hammer hanno cercato di dire.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)