2025-07-26
«Ho svelato il sistema di Ricci: mi vogliono togliere gli appalti»
Il casco gigante in onore di Valentino Rossi, a Pesaro, in una foto di archivio (Ansa)
L’imprenditore cui furono offerti soldi in nero per le cene elettorali dem spiega: «Mi hanno già minacciato di cancellare i contratti, sono tutti della stessa parte». Intanto si indaga sugli sponsor del maxi casco di Rossi.La denuncia del «Sistema Ricci» fatta su questo giornale da Marco Balducci, cinquantenne originario di Gattinara (Vercelli) non è stato apprezzata da tutti a Pesaro e dintorni. Socio di maggioranza della società di catering Giustogusto, nell’aprile del 2024, si era occupato di dare da mangiare a circa 1.500 simpatizzanti di Matteo Ricci durante la campagna elettorale per le Europee.Aveva trattato un menù a 13 euro a cranio direttamente con l’ex capo di gabinetto del politico dem, Massimiliano Amadori. Salumi e formaggi, lasagnetta con salsiccia e punta di vitello erano stati apparecchiati a un ottimo prezzo. Ma, secondo Balducci, lo staff dell’ex sindaco avrebbe prima chiesto di saldare in nero, poi uno sconto e, successivamente, di pagare 11.000 euro attraverso l’associazione di Ricci «Pesaro un gran del po’», mentre i restanti 5.000 li avrebbe dovuti coprire la fondazione Pescheria, controllata al 100 per cento dal Comune (ma il direttore generale Silvano Straccini nega tale ricostruzione).Balducci ieri era sotto un treno, anche perché sono partite, immancabili, le ritorsioni: «Mi avete creato un bel problema. Già mi stanno togliendo dei contratti. Ho parlato adesso con un cliente. Lavorare in una piccola città non è facile» è l’esordio dell’imprenditore. Obiettiamo che non si può pensare di nascondere sempre tutto sotto il tappeto. «Sì, ma io devo pensare anche alle otto famiglie (dei dipendenti, ndr) a cui devo garantire uno stipendio…» replica.La conversazione torna sulla telefonata che Balducci ha ricevuto pochi minuti prima: «Mi ha appena chiamato una persona che mi ha detto: “Guarda che mi hai messo in difficoltà”. E adesso ci dobbiamo vedere per parlare del contratto di lavoro. Si tratta di accordi da 30-40.000 euro l’anno, che per una piccola realtà come la nostra…». Balducci parla in modo un po’ criptico, non si vuole esporre ulteriormente. Ma qualche indizio su chi non abbia gradito la sua uscita sembra offrirlo: «Beh, non più tardi dieci giorni fa c’era la combriccola al completo e questa cosa non gli è andata giù… erano tutti insieme con Ricci, per cui questa cosa...».Ma dove erano tutti insieme? Balducci si blocca: «Adesso non dico più niente, però, sono tutti della stessa parte politica».In realtà l’imprenditore non ha nessuna intenzione di indietreggiare: «Sono incazzato.Mi sto facendo il mazzo quanto una capanna per riuscire a sbarcare il lunario e questi signori si spartiscono soldi che dovrebbero andare ai bambini dell’asilo».Lo spirito dell’uomo è pugnace: «Sono un ex paracadutista e le confermo che mi sono rifiutato di prendere altri lavori perché la situazione mi puzzava e io cerco di essere una persona molto ligia sulle cose… purtroppo in questo mondo di m… non è possibile». Il nostro interlocutore prova a spiegare la sua situazione: «Si metta nei miei panni. Sto portando avanti da tre anni una piccola azienda, sto lavorando giorno e notte. Anche con cooperative di sinistra. Nel commercio non sai mai chi hai di fronte, per cui se ti esponi troppo, la gente può prenderla male. A prescindere da dove stia la ragione». Si capisce che la chiamata che ha ricevuto lo abbia scosso: «Mi trovo in difficoltà. Se fossi stato un semplice operaio avrei potuto raccontarvene di cotte e di crude, perché in questo mondo di farabutti se ne vedono di tutti i colori, ogni giorno, ma in molti preferiscono chiudere gli occhi. La meritocrazia non esiste, vai avanti solo…». Balducci si interrompe. Poi riparte: «Mi hanno detto: “Anche se sai le cose, stai zitto, rimani in disparte. Ma mio nonno ha fatto 10 anni di guerre… noi non siamo gente che sta zitta. Io sono uno che parla chiaro, non mi devo nascondere dietro a niente. Quella che ho visto era una situazione poco chiara e ho preferito lasciare perdere». Gli consigliamo di contattarci se davvero qualcuno gli taglierà dei contratti. Risposta ironica: «È successo non più tardi di mezz’ora fa». Ribattiamo che, però, non è ancora ufficiale. E Balducci obietta: «Ancora no, ma i presupposti ci sono tutti». Gli consigliamo di non farsi prendere dalla paura e l’imprenditore prova a scherzarci sopra: «Magari adesso mi mettono una testa di cavallo nel letto come nel Padrino». Le sue ultime parole ci fanno capire che per lui la «buona battaglia» è appena iniziata: «Se vi manderò una gif con il pollice in su, vorrà dire che mi avranno tolto dei contratti. Vi chiedo solo di non lasciarci da soli».Nel frattempo a Pesaro proseguono le indagini sul casco di Valentino Rossi, inaugurato il 22 luglio 2022. Poco meno di un mese prima, il 30 giugno 2022, nella sala della giunta del Comune si approva una deliberazione dal titolo apparentemente innocuo: «Riqualificazione di Piazzale D’Annunzio-Approvazione progetto». È la numero 199. Un documento come tanti, ma che la Procura oggi cita nell’avviso di garanzia recapitato a Ricci come indizio a suo carico. Perché dentro quel verbale compare un nome: quello dell’associazione Opera maestra, considerata collettore di mazzette. Nella delibera non è indicata come un partner ipotetico, né un fornitore da selezionare. Un «capo progetto» già individuato, con tanto di compiti: «Produzione di un casco gigante, copia del casco di Valentino Rossi». Le richieste: «Il costo della costruzione della produzione è il risultato dell’utilizzo di materiali forniti dalle realtà commerciali dell’hinterland della provincia di Pesaro». Ma c’è una ulteriore richiesta: «In cambio Opera maestra si impegna alla realizzazione di un video». È la grande opera per Pesaro Capitale della cultura 2024. Un copione già scritto, in un atto che avrebbe dovuto solo indicare un indirizzo. Ma nella riunione di giunta presieduta dal sindaco Ricci la strada è già tracciata, sulla base di una relazione allegata e «asseritamente redatta dal Servizio Manutenzioni e viabilità». Un atto che, secondo i magistrati, è stato proprio l’ex primo cittadino a far «inserire e approvare». Più che un parere tecnico, però, sembra di leggere il preventivo di una società già scelta. Per la bellezza di 55.000 euro. Ed è qui che entra in scena la determina dirigenziale numero 1615, datata 7 luglio 2022, firmata dal dirigente Eros Giraldi (indagato). La relazione è allegata. Con tanto di brochure illustrativa: «Parliamo di un casco di dimensioni mai viste, il più grande al mondo». Altro che verbale tecnico: sembra di essere nel campo del marketing emozionale». Il manufatto, spiega l’autore della brochure, «verrà realizzato da un artista pesarese, che si avvarrà di materiale e componenti messi a disposizione da aziende del territorio». Proprio come da relazione tecnica. E anche i materiali indicati nella brochure ricalcano in pieno quelli indicati nella relazione: «Polistirolo espanso, legno, ferro, resine». Persino le misure del casco sembrano oscillare tra la poesia e la matematica. Nella brochure si parla di un’opera alta «circa 4 metri» per «sei di larghezza». Nella relazione, invece, si va giù di precisione millimetrica: altezza 345 cm, lunghezza 519, larghezza 367. E poi una postilla da geometria creativa: «L’opera finale avrà un’altezza di circa 400 cm». «Il documento in questione sconfessa quanto sinora dichiarato dal sindaco Ricci. Come poteva non conoscere le associazioni culturali visto che a giugno 2022 approvava unitamente alla sua giunta il progetto di Opera maestra? Questo sistema solleva importanti perplessità sulla corretta gestione del danaro pubblico, attualmente al vaglio della Procura della Corte dei conti» sottolinea Serena Boresta, consigliera comunale di Fratelli d’Italia e membro della commissione Atti e garanzia. Già l’oggetto era fuorviante («Lavori di manutenzione straordinaria»): «Come si riscontra nel progetto e relativo preventivo», continua Boresta, «in realtà si trattava della realizzazione del “Cascone”». Poi c’è la parte più indigesta, quella che inquieta i contabili: «Il Comune corrisponde all’associazione incriminata l’intero valore della prestazione pari a circa 53.000 euro. In seguito il titolare della ditta Tomasucci Spa dichiara di aver sponsorizzato il manufatto con la somma di 20.000 euro». Stando alla ricostruzione di Boresta, si tratterebbe di una «sponsorizzazione privata» che non sarebbe «stata comunicata né contabilizzata dall’amministrazione, con il risultato che l’associazione ha percepito importi ben al di sopra dell’effettivo valore della prestazione». Ma non finisce qui. Sul retro del Cascone compaiono i loghi di altri cinque finanziatori privati. «Che sicuramente», spiega Boresta, «avranno ulteriormente incrementato l’importo finale percepito dall’associazione».E proprio questi sponsor sono finiti sul taccuino degli inquirenti, insieme all’autore del casco, Riccardo Sivelli, indagato per induzione. Contattato dalla Verità, l’artista è lapidario: «C’è un’indagine in corso e dalla Guardia di finanza mi hanno detto che non posso rilasciare dichiarazioni». Segue la stessa linea l’azienda Pesaro Colori: «Siamo stati chiamati dalla Guardia di finanza e abbiamo testimoniato. Non dobbiamo farci pubblicità». Mela P digital solution respinge il concetto di sponsorizzazione: «Anche da noi sono venute le Fiamme gialle e gli abbiamo spiegato di avere solo fornito materiale a Sivelli. Erano pannelli che ha usato per fare la base del totem. Ce li ha chiesti a titolo gratuito. Senza fatture». Prochima, Gts digital print e la Arturo Mancini, azienda di materiali per l’idraulica, la siderurgia e il ferramenta, scelgono di non rispondere con scuse diverse. «Siamo impegnati. Riprovate la prossima settimana» è la risposta di chi preferisce aspettare che passi ‘a nuttata.
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