2024-10-27
Henri Cartier-Bresson in mostra a Rovigo
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Da Roma a Matera, passando per Ischia e Venezia, la mostra allestita a Palazzo Roverella di Rovigo (sino al 26 gennaio 2025) racconta scorci d’Italia attraverso lo sguardo di uno dei più famosi maestri della fotografia, Henri Cartier-Bresson, talmente grande da essersi guadagnato il soprannome di «occhio del secolo». Altoborghese, appassionato di pittura e viaggi, è nel 1930 che Henri Cartier-Bresson (1908-2004), folgorato da uno scatto del fotografo ungherese Martin Munkácsi, decide di dedicarsi seriamente alla fotografia («è stata quella foto a dar fuoco alle polveri, a farmi venir voglia di guardare la realtà attraverso l'obiettivo») e di acquistare quella Leica 35 mm che l’accompagnerà per moltissimi anni. Una macchina difettosa comprata in Costa d’Avorio, ma con la quale realizzerà immagini che hanno raccontato la Storia e fatto la storia della fotografia.Entrato nella resistenza francese durante il secondo conflitto mondiale, catturato dai nazisti ed evaso dal carcere in cui l’avevano rinchiuso, nel 1944 documenterà la liberazione di Parigi e un paio d’anni dopo la fine della Guerra, nel 1947, insieme a Robert Capa, David Seymour, George Rodger e Wiliam Vandivert, fonderà la storica agenzia Magum. Da qui in poi una vita fatta di viaggi e di grandi reportage, e la consacrazione definitiva nell’empireo dei Grandi della fotografia.Primo fotografo occidentale a poter documentare liberamente l'Unione Sovietica del dopoguerra, la sua professione (e passione viscerale) lo portò in Cina, Messico, Canada, Stati Uniti, Cuba, India, Giappone. E anche in Italia, che, fra gli anni ’30 e i ’70 visitò a più riprese: nei primi anni ’50 fu in Abruzzo, dove rimase affascinato dal piccolo borgo di Scanno, di cui immortalò gli scorci e la popolazione, le donne soprattutto, ritratte nei loro costumi tipici; e poi a Roma, Napoli, Venezia, Livorno, Siena, Ischia; nel 1962 fu la volta della Sardegna, di cui scoprì i luoghi della tradizione - Nuoro e Cagliari, Orosei e Orgosolo, Orani e Cala Gonone - mentre negli anni ’70 tornò a Matera, viaggio che rappresentò un ritorno nei luoghi frequentati vent’anni prima: immagini bellissime e ricche di pathos quelle dedicate alla « città dei sassi», in cui è facile leggere la continuità e la discontinuità del tempo, l’avanzare della modernità e, nello stesso tempo, il persistere delle identità locali. Profondamente affascinato dal nostro Bel Paese, il rapporto fra Cartier- Bresson e l’Italia fu molto stretto e intenso ed è proprio questo «legame » il filo conduttore della monografica allestita a Rovigo, negli spazi espositivi di Palazzo Roverella e curata da Clément Chéroux e Walter Guadagnini. Circa 200 le immagini esposte ( oltre a numerosi documenti, giornali, volumi e lettere ), frammenti di vite, usi, costumi e paesaggi che l’«occhio del secolo» ha colto velocemente, con realismo e immediatezza, in quello che lui chiamava «l’istante decisivo », l’attimo irripetibile. Scatti che raccontano l’Italia e la sua storia, le campagne e le città, il dopoguerra e la rinascita economica, l’agricoltura e il lavorio industriale, l’ Olivetti e l’Alfa Romeo. Ma da grande ritrattista qual'era , Cartier-Bresson ci ha lasciato anche scatti di personalità di spicco, colti in una straordinaria armonia di forma e sostanza, in un gioco magistrale di bianco e nero, luci e ombre. E a volte con una buona dose di ironia.
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