2019-04-12
Ha criticato gay e islamici. Il governo inglese licenzia Roger Scruton
È uno dei più grandi filosofi viventi, ma sono bastate alcune affermazioni (un po') politicamente scorrette per fargli perdere l'incarico pubblico.Se perfino il governo conservatore del Paese che ha visto nascere il pensiero liberale arriva a limitare la libertà di espressione, significa che la situazione è molto peggiore di quanto pensassimo. Succede nel Regno Unito, dove uno dei maggiori filosofi viventi, Roger Scruton, è stato sanzionato - perdendo un incarico pubblico - per aver rilasciato un'intervista in odore di politicamente scorretto. Questi i fatti. Scruton era stato scelto dall'esecutivo britannico per presiedere (a titolo gratuito) la commissione «Building better, building beautiful», dipendente dal ministero dei Lavori pubblici. Il filosofo era più che adatto a ricoprire l'incarico, in virtù dei numerosi libri e articoli sull'architettura, l'arte e la bellezza pubblicati nel corso della sua lunga carriera accademica. Mercoledì, però, il ministro James Brokenshire ha fatto sapere di aver ordinato il «licenziamento con effetto immediato» di Scruton per via dei suoi «commenti inaccettabili». La portavoce di Theresa May, come se non bastasse, ha aggiunto: «I suoi commenti sono profondamente offensivi e assolutamente inaccettabili, ed è giusto che sia stato licenziato». Che cosa ha mai detto di tanto terribile il nostro filosofo, noto tra l'altro per essere aristocratico nei modi prima che nel pensiero? Secondo il Guardian - quotidiano progressista - Scruton avrebbe «pronunciato affermazioni antisemite e negato che l'islamofobia sia un problema». Inoltre, egli avrebbe accusato i cinesi di «trasformare in robot i propri cittadini» e avrebbe dichiarato che «l'omosessualità non è normale». Secondo Dawn Butler, ministro ombra delle Pari opportunità, Sir Roger avrebbe addirittura pronunciato «parole spregevoli che ricordano il linguaggio dei suprematisti bianchi». La realtà, ovviamente, è molto diversa. Tutta questa storia nasce da un'intervista che Scruton ha concesso a un cronista di nome George Eaton. «Recentemente ho rilasciato un'intervista al New Statesman, partendo dal presupposto che, in quanto ex critico di vini della rivista, sarei stato trattato con rispetto», ha spiegato il filosofo. Purtroppo non è andata esattamente così. Eaton ha postato su Twitter alcune frasi di Scruton, decontestualizzandole e presentandole come razziste e intolleranti. Tanto è bastato a sollevare un putiferio. Vari esponenti del partito laburista sono insorti, chiedendo la testa del filosofo, e in breve tempo il governo conservatore lo ha fatto fuori, bollandolo come un impresentabile. Sarebbe stato sufficiente leggere il testo integrale dell'intervista per rendersi conto che nelle parole di Scruton non c'era nemmeno un briciolo di antisemitismo. Certo, Sir Roger ha fatto riferimento a «intellettuali ebrei» che fanno parte della rete che costituisce «l'impero di George Soros». Ma il senso del suo discorso era ben diverso da come è stato presentato. «Il mio obiettivo», ha chiarito il filosofo in un breve articolo uscito ieri sullo Spectator, «era quello di spiegare che l'antisemitismo è diventato un problema in Ungheria e un ostacolo alla creazione di una identità nazionale condivisa. Per quanto riguarda l'Impero di Soros, sono l'unica persona che conosco che abbia effettivamente cercato di persuadere Viktor Orbán ad accettare la presenza di Soros - e quella della Central European University in particolare - in Ungheria. Non ci sono riuscito, ma questa è un'altra questione».Scruton, dicevamo, è stato accusato anche di aver detto che «l'islamofobia non è un problema». Affermazione più che condivisibile. «Sembra che criticando questa parola e indicando la sua origine nelle campagne di propaganda dei Fratelli musulmani io mi stia dimostrando in qualche modo colpevole dell'offesa che descrive», ha scritto Scruton. «Deploro l'uso corrente della parola islamofobia, poiché implica che ci sia uno stato d'animo peculiare e irrazionale da cui provengono tutte le critiche all'islam». Dire che l'islamofobia è un modo per zittire i critici degli eccessi musulmani, a quanto pare, è proibito. Anzi, se contesti il concetto di islamofobia diventi automaticamente islamofobo. Lo stesso discorso vale per l'omofobia. Secondo Scruton si tratta di una parola «progettata per chiudere tutto il dibattito su una questione in cui solo un punto di vista è considerato ammissibile. A quanto sembra», ha aggiunto il filosofo, «una volta ho scritto che l'omosessualità è “non normale", ma nessuno mi ha detto dove, o perché sia una cosa particolarmente offensiva da dire. Anche i capelli rossi non sono normali [...]. In Sexual Desire (1986), ho sostenuto che l'omosessualità è diversa dall'eterosessualità, ma ho spiegato che non è di per sé una perversione».Ammettiamo pure che le parole di Sir Roger sull'impero di Soros potessero essere fraintese (per farlo bisognava essere in malafede, e comunque il filosofo ha chiarito). Resta che le frasi sull'islamofobia e l'omofobia non hanno assolutamente nulla di offensivo. Anzi, sono più che legittime. Proprio come l'accusa mossa al partito comunista cinese (e non ai «cinesi in generale») di voler trasformare i cittadini in robot. Eppure, per aver espresso una opinione (autorevole, documentata e motivata, aspetto non secondario) un filosofo che rimarrà nella storia del pensiero occidentale è stato vilipeso, censurato e cacciato in malo modo. «Stiamo entrando in una pericolosa condizione sociale in cui l'espressione diretta di opinioni che confliggono - o semplicemente sembrano confliggere - con una ristretta serie di ortodossie viene immediatamente punita da una banda di auto-nominati vigilanti», ha commentato Scruton. Ancora una volta, ha totalmente ragione. In tutta Europa, ormai, opera un regime psicopoliziesco, e la libertà di pensiero è divenuta un crimine imperdonabile.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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