2021-08-24
«Ci vuole meno Stato. Per le imprese aiuti e non punizioni»
Guido guidesi (Getty Images)
L'assessore della Lombardia: «Stanziati 110 milioni per le Pmi Ma il modello ideale è: tagliare le tasse e fare controlli ex post». Settantatré milioni a fondo perduto, altri 37 come finanziamento: sono 110 i milioni che nell'ultimo semestre, per iniziativa dell'assessore allo Sviluppo Guido Guidesi (Lega), Regione Lombardia ha destinato a circa 16.000 imprese locali.Assessore, ovvio che fisco e regole nazionali non dipendano dalla Regione. La vostra iniziativa regionale tuttavia nasce con l'obiettivo di dare un forte incoraggiamento alle aziende, pur in un quadro nazionale che è quello che è…«Ci siamo basati su due principi. Il primo: aiutare le aziende perché sono le aziende che producono posti di lavoro. Vogliamo reagire a un clima di astio anti impresa: sono le imprese che producono Pil, creano lavoro, rendono possibili i servizi pubblici attraverso il pagamento delle tasse, e così via».E il secondo principio?«Mettere in campo subito tutte le risorse a disposizione, senza attendere. E soprattutto cambiare metodo: anziché valutare il tiraggio dello strumento, cioè quanti vi accedono, valutarne l'indotto, cioè ciò che può innescare».A questo proposito, avete riscontri sul moltiplicatore determinato dalle vostre iniziative?«Su quest'ultimo attendiamo ovviamente i dati per esprimerci. Però posso dirle che mi attendo un moltiplicatore da 1 a 4 (cioè, che gli investimenti delle aziende siano quadrupli rispetto ai sostegni ricevuti) per un'altra iniziativa che abbiamo preso, quella relativa alla patrimonializzazione delle Pmi».Che meccanismo avete scelto?«Usiamo lo strumento del fondo perduto per le società che vogliano patrimonializzarsi. L'ammontare del nostro intervento è pari al 30% della capitalizzazione».Prossime iniziative?«Tutti coloro che, senza distinzione di età, aprono una partita Iva, riceveranno 2.500 euro in conto corrente, e altrettanti in conto capitale. Apri un negozio? È come se l'affitto del locale e l'acquisto del bancone te lo pagasse la Regione. Vogliamo essere la “casa delle idee". Chiunque voglia sfidare sé stesso sulla realizzazione di un'idea sappia che troverà al suo fianco Regione Lombardia».Avrà sicuramente letto della polemica tra il presidente di Confindustria Carlo Bonomi e il ministro del Lavoro Andrea Orlando sulle delocalizzazioni. Che idea si è fatto?«Parto dalla mia Regione, dove la crescita è tornata a livelli ante Covid. Dentro questa cornice, c'è qualche caso negativo o difficile legato a multinazionali? Certamente sì. Ma quanti sono i casi di imprese che non hanno rispettato le regole su ammortizzatori e concertazione?»Me lo dica lei.«Una sola, Gianetti ruote, caso che io stesso ho criticato duramente e denunciato pubblicamente. Mentre il 99,99% degli imprenditori non solo lavora, ma vive in una dimensione di piena collaborazione con dirigenti e dipendenti».E allora come spiega il caos politico e mediatico sul tema a fronte di casi così limitati? Si cerca un'arma di distrazione di massa?«Si vuole mediatizzare qualche situazione isolata, consentendo a qualche figura pubblica di ergersi a paladino di alcuni valori. Ma vorrei fare una riflessione rivolta a chi, dall'estero, vuole investire qui, sapendo che in Lombardia il rating finanziario è ottimo e la qualità dei lavoratoti formati eccellente. Ecco, già sai che purtroppo devi aspettare un anno e mezzo per le autorizzazioni. Se poi leggi pure che arriva una norma per cui dovrai rimanere a vita indipendentemente dai rischi di mercato, è chiaro che puoi decidere di non venire proprio…». In effetti, nella prima bozza circolata del decreto quelle sanzioni fino al 2% di fatturato avevano un che di sovietico…«Ma è proprio sbagliato il principio. Vede, già ci sono norme per dire che se hai avuto un finanziamento pubblico e delocalizzi, devi restituire le somme. Ma se il 99,99% delle imprese si comporta bene, sono sane e rispettano le regole, perché devi creare un percorso specifico tutto pensato in senso negativo e sanzionatorio? Semmai dovresti fare il contrario…». Lei suggerisce cioè di rovesciare il criterio: non punizioni a chi va via, ma incoraggiamenti e premialità a chi resta e investe.«Questo renderebbe attrattivo un territorio. Dire ad esempio: se venite in Italia e adottate misure di welfare aziendale nella contrattazione di secondo livello, quei benefit di welfare aziendale sono defiscalizzati». Ma non si potrebbe adottare un criterio integralmente liberale? Nessun intervento né di incentivo né di disincentivo, con lo Stato che fa il meno possibile e si limita a tenere bassa la pressione fiscale? «Ah, questo sarebbe ovviamente l'ideale se le priorità dello Stato e del governo fossero di questo tipo. L'ideale sarebbe: tasse basse, controlli ex post e inversione dell'onere della prova su tutto».Non teme che nel governo, in particolare dalle parti del Pd, ci sia scarsa consapevolezza dei problemi? Parlano in continuazione di «paradisi fiscali» all'estero, ma non si rendono conto che l'«inferno fiscale» sta in Italia?«Questo è il punto. Serve un rovesciamento degli obiettivi e dei metodi. Torno al caso negativo di Gianetti ruote: io ho denunciato per primo il caso, e io ho insistito, e ovviamente continuerò a farlo, affinché questa realtà cambi atteggiamento. Ma non possiamo prendere un solo esempio negativo e legiferare di conseguenza».Non teme che ci sia troppa attenzione ai piani pubblici (a partire dal Recovery plan), e quasi nessuna ai tagli fiscali e regolatori necessari per far vivere le imprese e incoraggiarle ad assumere e investire?«Beh, io credo che gli investimenti pubblici siano utili in funzione anticiclica rispetto alle crisi, quindi ben vengano. Però me lo faccia dire: una gestione del Recovery tutta da Roma non credo si possa fare. Penso che Roma avrà gran bisogno del pragmatismo di alcune Regioni…».Ma può esserci una ripresa trainata solo dal pubblico e non dal settore privato? Insisto: che si fa su questo secondo lato?«Oltre al tema fiscale, ciò che non funziona è la differenza di velocità: le imprese vanno a mille all'ora, la pubblica amministrazione a uno all'ora. L'unico modo per sostenere la velocità delle aziende è decentralizzare il più possibile. Nei sistemi federali questo accade: per ogni euro che ho io per sostenere le imprese, la Baviera ne ha sei».
Mario Venditti. Nel riquadro, Silvio Sapone in una foto agli atti dell’inchiesta di Brescia (Ansa)
(Totaleu)
Lo ha affermato l'eurodeputato di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi in un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles, in occasione dell'evento «Regolamentazione, sicurezza e competitività: il ruolo dell’Echa (Agenzia Europea per le sostanze chimiche) nell’industria e nell’ambiente europei».
Il ministro della Famiglia Eugenia Roccella (Ansa)