2021-12-27
Guido Crosetto: «Draghi al Colle? Più forte di adesso»
L’ex parlamentare Fdi: «Ha tranquillizzato i deputati, non si voterà e sceglierà lui il premier, un tecnico. Il Parlamento? In crisi. La legge di bilancio passata come una modella in passerella: guardare e non toccare».Lo raggiungiamo al telefono tra un tampone in farmacia fatto per sicurezza - «negativo, per fortuna» - e il supermercato, per la cena dei figli. «Ex tante cose», come dice lui, Guido Crosetto è stato deputato in tre legislature, eletto con Fratelli d’Italia. Ora parla da «uomo libero» e da imprenditore. La politica lo continua ad appassionare, da osservatore e nel confronto con Giorgia Meloni. Alla quale, assicura, non dà consigli «perché non mi permetterei mai, è intelligente e acuta nelle osservazioni e nei pensieri: discutiamo e parliamo delle cose, e non sempre la pensiamo allo stesso modo». Se gli si chiede se oggi siano in accordo, risponde sibillino: «Abbastanza». Tra pandemia e chiacchiericcio sul Quirinale, in che stato è oggi la politica italiana?«È in grandissima difficoltà. Soprattutto sono in crisi le istituzioni dove la politica dovrebbe trovare la sua forza suprema. Senza precedenti nella storia della Repubblica italiana, e senza alcuna giustificazione costituzionale, la legge finanziaria è stata approvata in assenza di un voto né in Parlamento né in Commissione. È passata come passa una modella in passerella». Era tanto bella e ben vestita?«Peccato che sia però la legge più importante dell’anno e che la Costituzione deleghi al Parlamento, e non al governo, il supremo atto politico della sua discussione». Non è la prima volta.«Con il governo Conte il Pd, nel 2018, presentò ricorso alla Corte costituzionale per l’iter di approvazione della legge di bilancio: si evidenziava come ci fosse stata la volontà precisa di impedire al Parlamento cosa si stesse votando». Come andò a finire?«Il ricorso venne dichiarato inammissibile vista la pressione del tempo dovuta all’interlocuzione con le istituzioni europee. Che però ora non c’è. Oggi stiamo assistendo alla resa della politica. Aggiungo una curiosità interessante: lo sa chi fu la redattrice della risposta della Corte, ai tempi? Marta Cartabia». Oggi le modalità di approvazione della manovra finanziaria non hanno conquistato le prime pagine. «I giornalisti che applaudono al premier prima di fargli domande alla conferenza stampa di fine anno fanno molto Corea del Nord, no? Almeno nell’idea romantica che tutti noi abbiamo del mondo, la stampa dovrebbe essere distaccata, addirittura a-politica». Mario Draghi politico non è. Il suo era un discorso da fine mandato?«Pragmatico e pratico di sicuro, come di consueto. Senza fronzoli, ha detto quel che voleva dire. Il messaggio era chiaro». Giorgia Meloni, così si legge, va dicendo che Draghi voglia salire al Colle. Le risulta?«All’incontro che lei ha avuto con il presidente del Consiglio io non c’ero. E sono molto meno autorevole di Giorgia. Penso semplicemente che se uno non vuole fare una cosa trova il modo per dirlo chiaro, e non è stato fatto».Il voto sul Quirinale sarà un voto di fiducia anche sul governo?«Credo di aver letto tra le righe del discorso di Draghi questa rassicurazione: se mi eleggete, sappiate non ci saranno elezioni. Ha tolto il dubbio ai deputati che temono di essere mandati a casa». Bene procedere senza elezioni?«Ha una sua logica, nel racconto mainstream del periodo, visto che il Pnrr è da implementare, ed è fondamentale. Penso che se Draghi sarà eletto al Quirinale sarà più forte di adesso, e individuerà lui stesso un premier che non faccia ombra a nessun partito, un altro tecnico». A quel punto Matteo Salvini che farebbe?«Matteo è imprevedibile. Annusa l’aria, è un animale politico, in senso positivo. Deciderà in base all’aria che tira in quel momento». Draghi è un patriota?«Lo chieda a lui, non a me. Chi serve le istituzioni italiane deve esserlo necessariamente. Ciò detto, cito il Vangelo: a priori non si conosce nessuno, dai frutti si riconoscono le persone». A oggi questi frutti come sono?«Non posso dare un giudizio negativo. Certo, con questi numeri in Parlamento, la legge di bilancio non è niente di eccezionale: si poteva fare mille volte meglio. Il Piano di ripresa e resilienza sono poi convinto preveda riforme più formali che di sostanza. Burocrazia, tassazione, aiuto per le aziende italiane, velocità per gli appalti e miglioramento della pubblica amministrazione non mi pare siano cambiati in meglio».L’Economist dice che siamo il Paese dell’anno. «La credibilità del premier sui mercati internazionali è innegabile. Le dico una cosa molto pesante: in una situazione di sovranità limitata come la nostra, in cui cioè la sostenibilità del debito dipende più dall’esterno che dall’interno, ci sono momenti in cui penso che Draghi sia un’alternativa buona alla troika».L’altro nome di cui si parla per il Colle è Silvio Berlusconi. Lui patriota lo è?«Beh, sì, certo». Il centrodestra rischia sul suo nome l’unità?«Occorre fare di necessità virtù, o si è uniti o il centrodestra non c’è. Berlusconi ha governato proprio perché è stato un mago nel tenere insieme anche chi nemmeno si parlava fino al giorno prima». Può diventare presidente della Repubblica?«Probabilmente è quello che ha più chance di tutti, visti i voti della coalizione e visto che potrebbe fare simpatia a insospettabili esterni. Gli ultimi 20 anni ci hanno insegnato che Berlusconi non è mai vinto, mai sconfitto, e che ha risorse inaspettate. Certo, non ci può fare da ombrello sul fronte della credibilità internazionale. I mercati sono i suoi nemici, nel 2011 ne abbiamo avuto la prova».Questo depone a sfavore di una sua elezione?«In Parlamento votano le persone, non i mercati. Goldman Sachs non ha eletto parlamentari». E su questo possiamo star tranquilli, giusto?(Ride) «Speriamo, ecco. Diciamo che a me non risulta». Perché Fratelli d’Italia punta sul presidenzialismo, spiegato in parole semplici?«Perché c’è la necessità di uno Stato che decida in tempi brevi, adeguandosi alla velocità del mondo dell’economia e alla grandezza dei problemi. Con una persona che si assume le responsabilità delle sue azioni. Pur con un fortissimo contrappeso parlamentare, come accade negli Stati Uniti». Quali decisioni sono oggi urgenti, ad esempio?«Il prezzo dell’energia è un dramma di cui troppo poco si parla. Il rischio blackout si avvicina. Certo, parliamo di presidenzialismo ma pensiamo a un gruppo di persone capaci. A oggi il presidente del Consiglio è “primus inter pares”, e non può cacciare un ministro se non lo ritiene all’altezza». Di questi tempi ce ne sarebbe necessità?(Sorride ancora) «Ognuno può giudicare. Ci sono ottime persone, forse però alcune sono nel posto sbagliato. Mia mamma, ad esempio, è un’ottima persona, la amo, ma non potrebbe fare il ministro». Covid: a che punto siamo?«La Cina ha chiuso Xi’an, mettendo 13 milioni di abitanti in lockdown con pochissimi casi. Questo mi fa pensare che ci sono ancora tante cose che non sappiamo e che scopriremo forse tra dieci anni».Lei vaccinerà i suoi figli?«Sono papà di due bambini di 6 e 8 anni, oltre che di un ragazzo di 23 che ha già due dosi e farà la terza. In questi giorni ho vissuto le incertezze legate ai contagi alle elementari. Forse è meglio che passiamo alla domanda successiva, ora le rispondo solo che chiederò consiglio ai medici. Io a gennaio farò la terza dose, visto che ho avuto il Covid in agosto. Per i bambini, però, sentirò tutte le campane e cercherò ogni informazione disponibile. Credo che anche i più convinti pro vax vogliano essere certi». Sui divieti lei si è sempre mostrato piuttosto critico. «Non si è intervenuti per tempo sui trasporti, non si è pensato alla ventilazione meccanica per scuole e luoghi chiusi, e tante altre cose non sono state fatte. Tutti si sono concentrati sui vaccini, e ancora ci sono medici - parlo per esperienza diretta nella mia famiglia - che consigliano soltanto tachipirina e vigile attesa. Mi fanno imbestialire». Il green pass non le è mai andato giù. «Ho sempre pensato che la burocrazia non possa incidere sui diritti costituzionali. Lo dico con i tweet, non scendo in piazza perché non è nelle mie corde». Le manifestazioni proseguono, anche quelle non fanno più notizia. «I manifestanti sono chiaramente una minoranza. Ma nella mia concezione di democrazia si ascolta anche una sola persona. Capisco di essere strano, forse troppo poco fascista rispetto a uno di sinistra che non ascolta oggi nemmeno 6 milioni di persone. Occorre ragionare con chi protesta, non ghettizzarli. La ghettizzazione è sempre un male».
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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