2025-08-09
Guerra dei lingotti tra Usa e Svizzera. India e Brasile irritate, ma trattano
I dazi di Washington colpiscono l’oro di Berna, alcune raffinerie sospendono le spedizioni oltre Atlantico. Nuova Delhi smentisce lo stop all’acquisto di armi e aerei americani. Anche Lula prova a limitare i danni.Sale la tensione tra gli Stati Uniti e i Paesi colpiti dai dazi. Dall’India al Brasile, Stati tra i più colpiti, scattano le reazioni per contrastare le tariffe imposte dal presidente Donald Trump. Washington però non si ferma e continua ad usare la leva delle imposte doganali lì dove pensa di poter trarre vantaggi ancora maggiori. È il caso della Svizzera che dopo essere stata colpita con imposte doganali del 39%, seconde solo a quelle riservate a India e Brasile, ha visto calare la scure anche sulle esportazioni di lingotti d’oro da un chilo. L’Agenzia americana delle dogane ha emesso una «ruling letter», una circolare che chiarisce la classificazione doganale di alcune merci e secondo il documento, visionato dal Financial Times, i lingotti da 1 kg rientrano nella categoria soggetta a dazio.La Svizzera è il più grande polo di raffinazione al mondo e la decisione di Trump minaccia di sconvolgere il mercato globale. I lingotti da un chilo sono la forma più comune scambiata sul Comex, il più grande mercato mondiale dei futures sull’oro, e costituiscono la maggior parte delle esportazioni di lingotti della Svizzera verso gli Stati Uniti, una catena logistica che vale oltre 61,5 miliardi di dollari. Nei primi cinque mesi del 2025 sono affluite oltre oceano quasi 500 tonnellate d’oro, per un valore complessivo di 38 miliardi di franchi svizzeri. Questo flusso commerciale ha generato un surplus superiore a 40 miliardi di dollari, spingendo Washington a reagire con i dazi. In attesa che la situazione evolva e che la delegazione diplomatica guidata dal presidente e dal ministro dell’Economia, ora a Washington, riesca a strappare all’amministrazione di Trump condizioni meno penalizzanti, alcune raffinerie hanno sospeso temporaneamente le spedizioni di oro verso gli Stati Uniti. Appena si è diffusa la notizia il prezzo spot del metallo prezioso è salito sopra i 3.395 dollari, con un guadagno del 27% da inizio anno. Stretta nell’angolo, la Svizzera cerca anche altre strade per «ammorbidire» Trump. Tra le opzioni è spuntato il nome di Gianni Infantino. Il presidente della Fifa, originario della città elvetica di Briga, vanta da anni un rapporto personale con il tycoon e alcuni politici svizzeri ritengono che potrebbe essere lui la chiave per riaprire un dialogo diretto con la Casa Bianca. «È il momento di muoversi», ha incalzato il consigliere nazionale Roland Buechel, esponente dei conservatori dell’Udc, suggerendo di coinvolgere Infantino come intermediario informale, forte anche del legame con il ministro dell’Economia Guy Parmelin, alla guida dei negoziati insieme alla presidente elvetica Karin Keller-Sutter. Una linea condivisa, secondo quanto riportato dai media svizzeri, anche dall’ex ambasciatore svizzero in Germania, Thomas Borer.Altro Paese nel mirino è l’India, colpito da dazi del 50%. In mattinata si era diffusa la notizia, non inverosimile, che Nuova Delhi avesse sospeso l’acquisto di armi e aerei dagli Usa come risposta alle pesanti imposte doganali e avesse anche annullato il viaggio a Washington del ministro della Difesa Rajnath Singh, previsto per le prossime settimane per annunciare alcuni acquisti. Il governo, in una nota ha comunicato che le notizie erano «false» e le forniture procedono come da accordi», smentendo il Times of India. Le indiscrezioni, anche se corrette, rivelano l’insofferenza e il malcontento del governo indiano che comunque non ha intenzione di assecondare le richieste di Trump di interrompere gli acquisti di petrolio dalla Russia all’origine dei pesanti dazi. Nervosismo anche in Brasile, colpito pesantemente da Washington. Il governo tenta la strada della diplomazia. Il vicepresidente, Geraldo Alckmin, ha incontrato il responsabile degli affari dell’ambasciata degli Stati Uniti, Gabriel Escobar, con cui ha discusso la possibilità di aprire un round negoziale che includa big tech e minerali rari. Alckmin ha ribadito che il governo brasiliano è impegnato a mantenere aperto il dialogo con l’amministrazione americana, nonostante le divergenze esistenti. «I dazi danneggeranno anche i prodotti americani con aumenti dei costi», ha commentato il vicepresidente.La guerra commerciale di Trump, influenza anche le strategie dei colossi industriali americani. Dopo l’annuncio del maxi investimento negli Stati Uniti di 600 miliardi di dollari per trasferire una parte maggiore della sua catena di fornitura in patria, Apple avrebbe stretto una partnership con Samsung per la produzione di sensori per le fotocamere dei futuri iPhone. La nuova tecnologia di produzione di chip sarà sviluppata nello stabilimento Samsung di Austin, in Texas. Per il Financial Times, che riporta la notizia, l’accordo segna una potenziale diversificazione per Apple, che finora ha avuto Sony come fornitore esclusivo dei sensori a bordo dei propri smartphone. A differenza di Sony, Samsung ha una fabbrica dedicata ai chip negli Stati Uniti, un dettaglio che le permetterà di aggirare i nuovi dazi sull’hardware tecnologico di importazione.È stato intanto interpretato come un segnale il fatto che Trump abbia scelto Stephen Miran, ideologo dei dazi, come nuovo membro del consiglio dei governatori della Federal Reserve.Intanto il Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio, rivede al rialzo la stima del commercio mondiale, in crescita per il 2025 a +0,9% ma avverte che i dazi peseranno sul 2026. Per il prossimo anno l’aumento del volume degli scambi mondiali è stato rivisto al ribasso all’1,8%, rispetto al 2,5% previsto in precedenza. Wto e Fmi hanno calcolato che i dazi doganali applicati dagli Stati Uniti sono saliti al 20,1%, livello più alto dal 1910.
Il Tempio di Esculapio, all’interno del parco di Villa Borghese (IStock)
John Lennon e la cover del libro di Daniel Rachel (Getty Images)
Gianrico Carofiglio (Ansa)