
Batosta in vista per la coppia di aziende che raccoglie il 75% degli avvisi online. Jeff Bezos lancia la sfida e ha un alleato: il commercio dei prodotti.Nel 2019, oltre il 75% della raccolta pubblicitaria online è in mano a Google e Facebook, mentre il settore del digital advertising italiano sfiora i 3 miliardi di euro di investimento, ossia un + 11% rispetto al 2017.L'impennata decennale sembra davvero inarrestabile, ma se vogliamo giocare d'anticipo, è opportuno porsi qualche domanda: le cose continueranno così? Chi dominerà l'adv online mondiale in futuro?L'anno è appena iniziato e possiamo ancora affermare che se i contenuti sono the king, gli over the top come Google e Facebook sono gli imperatori, ossia gli unici responsabili della crescita del settore pubblicitario online. Detengono infatti circa il 75% del mercato internazionale, seppure con percentuali differenti. Gestiscono ogni contenuto fruibile dall'utente sotto forma pubblicitaria e non, in maniera libera e apparentemente non concorrenziale tra loro, ma necessitano di editori esterni qualificati per crearlo.Nessuna delle società nominate infatti, produce post o banner utilizzabili dagli inserzionisti per promuovere un determinato servizio o prodotto, lasciando un gap potenzialmente significativo.Che sia questa una possibile frattura in grado di cambiare le carte in tavola negli anni a venire?Per ora, la loro capacità di monetizzare il piccolo schermo - e per piccolo intendiamo anche quello del nostro smartphone -, è sorprendente. Una miriade di aziende lotta per ottenere una fetta di mercato virtuale, ma con scarsi risultati.Le informazioni relative ai propri utenti giocano un ruolo chiave, e gli inserzionisti che cercano di profilare al meglio il target lo sanno bene. È molto più utile e conveniente personalizzare un messaggio per un determinato pubblico, potenzialmente interessato a riceverlo, piuttosto che sparare nel mucchio.Se però ci mettiamo nell'ottica della vendita, che rappresenta in fondo il motivo reale per cui un'azienda decide di posizionarsi tra i primi risultati di ricerca Google o promuovere un piano editoriale nei social, la prospettiva cambia.La rimonta di Amazon sembra inevitabile, e non è un caso infatti che, solo nel 2018, il colosso di Seattle abbia incrementato del 242% gli investimenti nel settore mobile.Se su Facebook si fa brand awareness (che è la capacità dei consumatori di riconoscere un marchio) in maniera ludica e «spensierata», su Google si ricercano informazioni più dettagliate: Amazon invece rappresenta il gradino finale del percorso che porta realmente all'acquisto dei prodotti (in termini specialistici, ultimo step del funnel). Già questo ragionamento può essere sufficiente per delineare una possibile prospettiva futura.Quando gli assistenti vocali saranno all'ordine del giorno, e sapranno capire al meglio le nostre esigenze in base alle informazioni in loro possesso, il passaggio ludico e informativo verrà surclassato da un filo diretto con la rete vendita Amazon. Magari attraverso smartphone, smartwatch o altro, con una frase del tipo: «Ehi, trovami un paio di scarpe nuove! ». Il nostro human bot, che sarà ormai parte integrante della nostra realtà quotidiana, ci consiglierà, all'interno di una scelta limitata, i tre, quattro o 10 modelli di scarpe più adatte a noi, utili magari per la vacanza alle Hawaii o per la riunione del giovedì mattina. A quel punto, tutti dovranno stare alle regole del gioco, e capire come un prodotto potrà posizionarsi tra le prime risposte che l'assistente digitale darà all'utente. Amazon, continuerà a non trarre profitto dalle singole vendite, probabilmente, ma dalla rete di iscritti al canale premium e dalle possibili future inserzioni (vocali?).Questa prospettiva non è fantascientifica, al contrario è un processo già in atto. Alexa vi dice niente?Altre conferme arrivano anche da eMarket (società dedicata alle ricerche di mercato) che ha riscontrato una crescita sempre crescente da parte di Amazon nel settore digitale statunitense.Si prospetta che, nel giro di qualche anno, la società di Seattle prenderà il terzo posto nel adv online dietro Google e Facebook, per poi magari, superarle definitivamente.Quindi, non ci rimane che aspettare e cogliere i primi segnali significativi per adottare un immediato e proficuo aggiustamento di rotta che ci permetterà di continuare a promuovere i nostri brand.Un attimo: ma la filosofia del «content is the king»? Sarà ancora valida ovviamente: essere presenti nei social con una strategia comunicativa significa aumentare la brand awareness e accrescere il valore percepito di un determinato servizio e prodotto. Una volta raggiunto un simile risultato, però, possiamo pensare che verrà passata la palla ad Amazon che farà tesoro di tali informazioni e gestirà il tutto secondo criteri propri, ancora sconosciuti.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.