2024-12-09
Guercino e l’era Ludovisi in mostra alle Scuderie del Quirinale
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Domenico Zampieri detto il Domenichino.Peccato originale 1621 - 1623 Roma, Principessa Maria Camilla Pallavicini - Galleria Pallavicini, foto ©Schiavinotto, Roma
A Roma, negli spazi espositivi delle Scuderie del Quirinale, una grande mostra (sino al 26 gennaio 2025) racconta gli splendori del pontificato Ludovisi attraverso le opere dei più noti artisti barocchi, fra cui spicca la figura di Giovanni Francesco Barbieri, detto Guercino. Oltre 122 i capolavori esposti, in prestito dai più importanti musei italiani, europei e americani.Una mostra davvero interessante , che mette in relazione il Guercino (Cento, 1591-Bologna, 1566), uno dei massimi esponenti del barocco italiano - oltre che tra i più propositivi artisti della scuola emiliana, in continuità con i Caracci, Guido Reni, Domenichino e Lanfranco - con uno dei periodi meno studiati del ‘600 romano: il papato Ludovisi, durato pochissimi anni (dal 1621 al 1623) e «incastonato» tra le più note dinastie dei Borghese e dei Barberini. Un periodo breve ma florido quello della dinastia Ludovisi, che vide Roma diventare il centro del mondo e che radunò alla «corte » di Papa Gregorio XV (Alessandro Ludovisi) e del Cardinal Nipote Ludovico Ludovisi un gran numero di intellettuali, scienziati e artisti: fra questi, a spiccare, il giovane Guercino, in assoluto l’artista preferito dal Pontefice. Per lui (nato a Cento, un vivace borgo in provincia di Ferrara) e per altri artisti emiliani a lui contemporanei (e anche più famosi), l’effervescente e stimolante«era Ludovisi» fu una tappa fondamentale, che segnò per sempre e profondamente tutto quello che verrà dopo.E l’esposizione allestita alle Scuderie del Quirinale, definita da Caterina Volpi (insieme a Raffaella Morselli una delle due curatrici) «una mostra che contiene in sé diverse mostre », racconta proprio di questo: del profondo legame fra arte e potere e dei percorsi intrecciati di Guercino, i Ludovisi e di tutti gli artisti (e non solo) che vissero appieno quei pochi, ma ricchissimi anni.La MostraUn percorso espositivo ricco di oltre 122 capolavori, che si snoda nelle dieci sale delle Gallerie del Quirinale. Al centro, l’arte innovativa, teatrale e coinvolgente del giovane Guercino, che fa proprie le caratteristiche della grande pittura veneta (di Tiziano soprattutto) e del naturalismo di marca caravaggesca; a fare da «contorno », dipinti, sculture, disegni, stampe e altri manufatti di pregio firmati da maestri assoluti come i già citati Annibale e Ludovico Carracci, Guido Reni, Domenichino, Lanfranco e poi, ancora, Bernini, Van Dyck, Pietro da Cortona, Nicolas Poussin, Paul Brill, Dosso Dossi, Paris Bordon e Jacopo Bassano. Ad accogliere i visitatori, nella sala introduttiva, gli autoritratti di Guercino e di Papa Gregorio XV e dopo due fac- simili (progettati e realizzati da Factum Foundation, all’avanguardia assoluta nel campo delle ri-materializzazioni ad alta definizione di grandi opere d’arte) di due noti capolavori firmati dal maestro di Cento (la ciclopica pala con la Sepoltura di Santa Petronilla per San Pietro e il grande telero con la Gloria di San Crisogono, dipinto da Guercino per Scipione Borghese), la mostra entra nel vivo con opere straordinarie, come l’eccezionale prestito dell’Ares Ludovisi proveniente da Palazzo Altemps; la monumentale tela del Domenichino raffigurante Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre, recentemente restaurata e per la prima volta esposta al pubblico e il celebre Mosè della Rothschild Foundation , datato 1618/1619 e solo di recente attribuito al Guercino.A chiudere il percorso, una sala interamente dedicata ai ritratti dei protagonisti dell’era Ludovisi, sintesi perfetta sul significato del connubio tra arte e potere: in mostra, autentici capolavori, fra cui spicca il Ritratto di Giovan Battista Agucchi di Annibale Carracci (altrove attribuito a Domenichino) e il sofisticatissimo Ritratto del Cardinal Bentivoglio di Antoon van Dyck, in prestito dagli Uffizi.Il Casino di Villa LudovisiVoluta dal Cardinal nipote Ludovico Ludovisi e simbolo dello strapotere della famiglia, la sontuosa Villa Ludovisi, con i suoi giardini, labirinti, fontane e giochi d’acqua divenne in pochi anni un vero e proprio museo, ricchissima di capolavori e frequentata da un gran numero di artisti, italiani e stranieri: primo fra tutti, il Guercino. In occasione della mostra e in via del tutto eccezionale, è possibile visitare - accompagnati da una guida delle Scuderie del Quirinale - alcuni ambienti del Casino della Villa, tra i quali la sala con la celebre Aurora, meraviglioso affresco a tempera realizzato nel 1621 proprio dal Guercino.Una mostra importante questa, sicuramente fra le migliori dell’anno che sta per chiudersi, un’esposizione che, come ha affermato una delle curatrici, Raffaella Morselli, ha voluto «raccontare due anni magici attraverso le diverse voci e le molteplici traiettorie dei numerosi e importantissimi protagonisti che, assieme a Guercino, fecero corteggio al papa fondando il nuovo linguaggio artistico della Roma barocca».
La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)