2021-11-04
Gualtieri sceglie indagati e «lottizzati» dem
Roberto Gualtieri (Getty images)
Il sindaco di Roma subappalta le deleghe più importanti della giunta alla coppia Zingaretti-Bettini. Il futuro city manager è sotto inchiesta per un appalto alla Zecca. Oltre a essersi distinto per il flop nella produzione delle nuove carte d’identità elettronichePiù che di giunta Gualtieri, per la nuova Amministrazione capitolina si potrebbe parlare di giunta Cencelli. I 12 assessori presentati ieri dal neo sindaco di Roma sembrano, infatti, pesati con il bilancino per accontentare in modo proporzionato tutte le correnti del Pd e le liste satellite che hanno sostenuto l’ex ministro dell’Economia. A cominciare dalle nomine di tre degli assessori più importanti - Urbanistica, Trasporti e Ambiente - di diretta espressione del mondo del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti e di quello del suo mentore politico, Goffredo Bettini. La prima delega è andata a Maurizio Veloccia, ex presidente dell’undicesimo municipio e soprattutto ex componente dello staff di Zingaretti nonché bettiniano di ferro. A dettare la linea politica su autobus e metropolitane sarà invece Eugenio Patanè, che lascerà l’incarico di presidente della commissione Trasporti del consiglio regionale del Lazio. Dopo la folgorazione renziana (tendenza Gentiloni), con la conferma di Zingaretti alla Regione anche Patanè è passato tra i fedelissimi del governatore e adesso traslocherà negli uffici al quarto piano di via Capitan Bavastro. Bettiniano di lungo corso anche l’assessore all’Ambiente, Sabrina Alfonsi, presidente uscente del primo municipio, quello del centro storico. Ad accomunare Patanè e la Alfonsi anche l’esperienza di ex inquisiti (e archiviati) nell’inchiesta Mondo di mezzo della Procura di Roma, un destino condiviso anche con un terzo assessore, Alessandro Onorato, ex capogruppo della Lista Marchini, fresco di investitura nella giunta comunale con delega a Turismo, sport e grandi eventi. I tre neo assessori avevano negato da subito ogni coinvolgimento e le loro posizioni sono state archiviate su richiesta della Procura, ma le loro nomine hanno fatto lo stesso storcere il naso ai puristi del giustizialismo. Il nome più discusso è, però, quello del futuro direttore generale del Comune (ruolo più noto come city manager), a cui è destinato l’amministratore uscente dell’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Paolo Aielli. Nato nel 1959, ex dirigente della galassia Finmeccanica, Aielli approda al Poligrafico nel 2014, nominato dal governo Renzi e confermato nel 2017 dal gabinetto Gentiloni. Di lui nei mesi e nei giorni scorsi si è parlato per una vicenda giudiziaria che lo vede indagato per abuso d’ufficio, in relazione a un appalto affidato nel senza gara dal Poligrafico alla Heidelberg Italia srl nella fornitura di stampanti, che vengono usate per la produzione, fra le altre cose, delle schedine del gioco del lotto. Secondo l’ipotesi accusatoria, il bando non prevedeva la sostituzione dei macchinari, ma il loro aggiornamento. Una scelta che consentiva quindi l’affidamento diretto al produttore, mentre in realtà i macchinari sarebbero stati poi sostituiti e pagati dal Poligrafico circa 1,8 milioni di euro, senza beneficiare del normale sconto commerciale. E proprio sulla plusvalenza rispetto al normale valore di mercato i pm capitolini hanno chiesto il sequestro preventivo (confermato dal Riesame) di 593.000 euro, operato a luglio dalla Guardia di finanza sui conti della Heidelberg. Secondo quanto risulta alla Verità inizialmente i pm indagavano (le iscrizioni riguarderebbero anche due dirigenti del Poligrafico) per turbativa d’asta, ma poi il gip avrebbe cambiato l’ipotesi di reato attribuita ad Aielli in abuso d’ufficio. Sentito dalla Verità il difensore di Aielli, l’avvocato Grazia Volo, non ha voluto commentare nel dettaglio le possibili accuse poiché per il suo assistito «al momento non ci sono contestazioni», spiegando però che il procedimento nasce da una denuncia di un imprenditore che ne avrebbe già presentate altre «quindici, tutte archiviate». L’ex ad del Poligrafico verrà probabilmente sentito a breve e la sua posizione potrebbe essere chiusa già in fase istruttoria se il manager convincerà gli inquirenti o, eventualmente, il gip della sua estraneità ai fatti contestati. Ma come La Verità è in grado di ricostruire, Aielli, da manager ha dovuto affrontare più di un pasticcio dentro la Zecca di Stato. Quella per la fornitura di stampanti, infatti, non è l’unica vicenda che ha visto il Poligrafico coinvolto durante il suo mandato. Due anni fa era emersa una truffa (almeno in parte oggetto di un esposto da parte dello stesso Aielli) su 700.000 euro in gettoni d’oro parte di un accordo quadro tra la Rai e la Zecca, che in realtà non sarebbero mai stati coniati. A finire sotto inchiesta erano stati 5 tra dirigenti ed ex dirigenti del Poligrafico. Nel 2018 invece il flop nella produzione delle nuove carte d’identità elettroniche: circa 350.000 tesserini con microchip difettosi prodotti e spediti, si sono rivelati inutilizzabili. Con conseguente allungamento dei tempi di consegna delle Cie ai cittadini da parte dei Comuni. Ironia del destino, il record di ritardo era toccato proprio a Roma, con picchi di tre mesi. Adesso Gualtieri chiama proprio Aielli, che era a capo del progetto di digitalizzazione del documento d’identità, a ricoprire un ruolo strategico nel quale dovrà trovare una sintesi, tra efficienza, economicità dell’azione amministrativa e legalità nella gestione della macchina burocratica capitolina. Auguri.