2024-12-19
Gli artisti mollano il censore Gualtieri. Concerto di Capodanno senza cantanti
Il Campidoglio caccia il trapper Tony Effe per i suoi testi sessisti e le star si ribellano: Mahmood e Mara Sattei, gli altri due nomi in scaletta, disdicono. I colleghi si accodano, ma il sindaco insiste: «Urtate delle sensibilità».«Inizio a studiare la batteria. Dopodiché passo alla chitarra, prima classica e poi jazz. Facemmo anche un gruppo musicale che suonava nei locali». Così, in una vecchia intervista, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ricostruiva il proprio apprendistato musicale. Competenze che ora gli torneranno utili, dato che il concerto di Capodanno al Circo Massimo è rimasto senza artisti e qualcuno dovrà pur salire sul palco. Dare il benvenuto al 2025 con un Gualtieri unplugged? Roma, anticamente attenta ai presagi funesti, è attraversato da un brivido metafisico di rigetto. Il concerto di Capodanno della capitale disertato da tutti gli artisti in cartellone è qualcosa che non si era mai visto. Colpa del caso Tony Effe, una grana che si è sin da subito rivelata troppo ingombrante per essere gestita con la tattica dell’opossum cara a Gualtieri (cioè fingersi morto e lasciare che le cose si risolvano da sé). Al trapper romano è stato chiesto di fare un passo indietro per via dei contenuti dei suoi brani. Gli altri due musicisti ingaggiati, Mahmood e Mara Sattei, si sono sfilati di loro iniziativa, in sostegno all’amico e collega. E alla fine non ne rimase più nessuno. Dovevano suonare in tre, in tre si sono chiamati fuori. E adesso?In pratica, le grandi contraddizioni culturali di questa epoca (come conciliare libertà d’espressione e tutela di tutte le sensibilità?) sono esplose in casa di Gualtieri, che voleva togliersi di torno una piccola rogna nei giorni dell’apertura delle Porte Sante del Giubileo e dell’approvazione del bilancio, salvo poi trovarsene tra i piedi una gigantesca e ingestibile. L’invito di Tony Effe aveva da subito fatto scalpore: non certo per l’edulcorato brano estivo con cui ha spopolato sui litorali (Sesso e samba, cantato con Gaia), ma per i testi ben più ruvidi dell’era Dark polo gang. Anche il recente dissing con Fedez, che ha visto il trapper romano come antagonista del tatuato di Rozzano, non ha certo espresso contenuti arcadici, tra donne scambiate come oggetti e reciproche accuse di eccessiva familiarità con sostanze birichine. Hanno iniziato le donne del Pd, poi le femministe, a seguire gli altri partiti in ordine sparso e bipartisan: tutti contro Tony Effe, l’artista misogino che non deve esibirsi sotto l’egida di Roma Capitale. Ora, la parola d’ordine per far fronte a una tempesta di questo tipo è la stessa fatta propria dalla famiglia reale inglese, che non a caso dura da più tempo di Gualtieri: Never complain, never explain. Mai lamentarsi, mai spiegare. Ti attaccano? Fregatene, il concerto sarà comunque pieno di ragazzini adoranti e le webattiviste prima o poi si stancheranno da sole. Il Campidoglio, ovviamente, ha fatto l’opposto, facendo pressioni su Tony Effe affinché si facesse da parte, credendo di cavarsela così. «Danno di immagine», hanno subito tuonato dallo staff dell’artista. E mentre il Comune di Roma si dava da fare per trovare un sostituto (magari donna: funziona così, no?), il parterre si è svuotato del tutto. Ieri è arrivata la cannonata di Mahmood, che in una story su Instagram ha attaccato: «Ho aspettato fino all’ultimo poiché speravo di leggere una notizia diversa rispetto all’esclusione di Tony Effe dal Capodanno di Roma. Ritengo sia una forma di censura per cui decido anche io di non partecipare al Capodanno della Capitale. Sono fermamente convinto che qualsiasi forma d’arte possa essere discussa e criticata, ma non deve esistere censura». A Mara Sattei, che viene dal mondo ovattato di Maria De Filippi e non dalle banlieue casarecce cantate dagli altri maschiacci, non resta che accodarsi: «Date le decisioni prese in merito al Capodanno di Roma anch’io non prenderò parte all’evento». Ed è così che la scaletta si ritrova svuotata. Il concerto più importante dell’anno a Roma dopo quello del Primo maggio perde tutti i suoi interpreti, a una decina di giorni dal via. Un capolavoro. Non solo: l’evento viene boicottato anche da quelli che non erano nemmeno stati invitati. Emma Marrone: «È un brutto gesto nei confronti della musica e una forma di censura violenta». Noemi: «Penso che censurare gli artisti non sia la soluzione». Lazza: «Smettete di censurare il lavoro degli altri». Giorgia: «La censura, la storia lo dimostra, non è mai una soluzione».Travolto dall’ondata, Gualtieri ha tentato di salvarsi con la più classica delle supercazzole. «Roma non censura nessuno», ha detto, per poi spiegare che sono comunque «state urtate delle sensibilità» su temi delicati e che «il concertone ha senso se unisce e non divide la città». Certo che unire la città con un concerto senza artisti sarà difficile... Resta solo da capire se l’afflato libertario che ha attraversato il cantautorato nazionale sia motivato da questioni di principio o da quel che si è ormai soliti chiamare amichettismo. Amore di libertà o solidarietà di casta? La cartina di tornasole sarà la prossima presentazione di un libro di destra che verrà vietata. Ma sappiamo già che, quel giorno, Gualtieri, le femministe, le donne del Pd, Tony Effe, Mahmood, Lazza e il resto del circo staranno tutti dalla stessa parte. Quella del torto.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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