
Il ministro dell'Economia parla di un'Europa spaventata dal possibile ritorno della Lega. Intanto nel disegno di legge di bilancio compaiono nuove entrate per 6,1 miliardi. E Confesercenti lancia l'allarme: «Rischiamo rincari del 25% delle imposte locali».Indovinello: secondo il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, cosa temono di più i mercati? La risposta è una sola: ovviamente che a governare l'Italia torni Matteo Salvini, colui che avrebbe osato mettere in discussione «l'ancoraggio» europeo dell'Italia. Di lui e della Lega gli investitori non vogliono più sentir parlare, pena l'isolamento del nostro Paese e la fuga dei capitali. Sono queste le preoccupazioni che il ministro ha condiviso, appena tornato da Bruxelles dove ha partecipato all'Ecofin, con i colleghi di governo. Insomma, anche se adesso non fa più parte dell'esecutivo il problema è sempre e soltanto il leader del Carroccio. Di fronte all'assemblea europea le colpe della situazione economica italiana sono state infatti scaricate sul primo governo Conte. «Stiamo scontando i disastri del governo precedente», ha ricordato ai colleghi Ue Gualtieri, «l'Italia è ferma dal 2018. Noi adesso abbiamo messo in campo una manovra da più di 30 miliardi su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo e grazie alla quale abbiamo disinnescato 23 miliardi di aumento Iva; altro punto che nessuno avrebbe creduto possibile». E sulle crisi industriali di Ilva e Alitalia? Tutto bene anche qui, secondo l'incrollabile ottimismo del titolare del Tesoro: ha infatti rassicurato gli europei che lui garantirà «soluzioni solide, di mercato, ancorate a forti alleanze internazionali, con un ruolo dello Stato attento agli indirizzi strategici e agli interessi produttivi del sistema Paese e non disponibile a salvataggi scollegati da prospettive industriali». Perfetto. E le polemiche sullo spread? Pare non agitino il ministero dell'Economia, dove i tecnici hanno definito «un'illusione ottica» il temporaneo sorpasso della Grecia sui titoli di Stato italiani. Piuttosto: nel 2020 risparmieremo 5 miliardi rispetto all'era Salvini, secondo astrusi calcoli che non ci è dato sapere. Ma la realtà è un'altra, il ministro Gualtieri dimentica un piccolo particolare: questo governo sta introducendo nuove tasse. Anche se l'esecutivo giallorosso non vuole ammetterlo, un appesantimento fiscale c'è e la volontà di infilare le mani nelle tasche dei cittadini pure. Riguarda le tasse locali, la plastica, le auto aziendali, il gioco d'azzardo, le sigarette, i bolli, buoni pasto… Lo rivela anche Confesercenti, che lancia l'allarme sulla nuova local tax. Il balzello che unifica le imposte locali minori, dal suolo pubblico alla pubblicità, «potrebbe trasformarsi in un aggravio» che, nel caso del canone degli ambulanti, arriverebbe fino al +25%. La norma, infatti, prevede che il gettito non possa essere inferiore alle imposte che sostituisce, ma non pone alcun limite agli aumenti. Il canone unico rischia dunque, secondo Confesercenti, di configurarsi come un'ulteriore spinta alla pressione fiscale locale, perché i singoli Comuni potranno tassare quanto vogliono.«Dopo la profonda crisi economica che ha coinvolto il nostro Paese tra il 2008 e il 2013», spiegano dall'associazione di categoria, «gli enti locali hanno infatti utilizzato la loro autonomia per contrastare le riduzioni delle basi imponibili. Le imposte dirette locali sono aumentate nel periodo 2010-18 del 43,6% (+7 miliardi), passando dal 7,2 al 9,4% delle imposte dirette totali». Come arginare la nuova valanga di aumenti d'imposta? «È necessario evitare di peggiorare la situazione: per questo chiediamo al governo», conclude Confesercenti, «di ripristinare il blocco dei tributi locali già attuato nel 2016, che ha dato respiro a famiglie e imprese». Tuttavia il blocco al momento non esiste. Che la finanziaria giallorossa sia una sorta di festival delle tasse non sono solo commercianti e artigiani a denunciarlo: da un dossier preparato dai tecnici del Senato emerge infatti che la legge di bilancio introduce nel prossimo anno nuove entrate per 6,1 miliardi. Fra le varie voci il documento segnala in particolare quelle «tributarie relative all'introduzione dell'imposta sul consumo dei manufatti in plastica monouso, stimate per circa 1,1 miliardi di euro nell'anno 2020 e 2,2 miliardi in ciascuno degli anni 2021 e 2022». Non bisogna poi dimenticare la stretta sul settore giochi che vale quasi 1 miliardo: le misure principali sono l'aumento del prelievo erariale e quello del prelievo sulle vincite. E poi l'altra stretta sulle auto aziendali (che si tradurrà in maggiore Irpef per i dipendenti che le ricevono in uso promiscuo) ha un gettito atteso di 332 milioni e la cosiddetta sugar tax (imposta sulle bevande analcoliche, con ricaduta sui consumatori) vale 234 milioni. Non è finita qui: l'aumento delle accise sul fumo porterà un «beneficio» per lo Stato di 119 milioni, la Web tax nuove entrate fiscali per 108. Dalle più alte accise sui prodotti inquinanti usati per produrre energia, come il carbone, dovrebbero arrivare 106 milioni, mentre la maggiore imponibilità fiscale dei buoni pasto vale 51 milioni e l'aumento dei bolli sui certificati penali 25. C'è infine un mito da sfatare: che questo governo Pd-M5s abbia sbloccato il turnover nella pubblica amministrazione. Un fatto positivo s'intende: a partire dal prossimo anno verranno assunte circa 150.000 persone. Numeri a cui si devono aggiungere gli ingressi extra finanziati con le passate manovre. Complessivamente, sommando tutto, si dovrebbe arrivare a 450.000-500.000 entrate nell'arco di tre anni. Quello che non viene raccontato è però che se questo è possibile è grazie alla tanto criticata quota 100 e al precedente governo gialloblù: se non fossero stati liberati i posti, il turnover avrebbe ancora il lucchetto.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.