2018-07-24
Grillini offende gli altri ammalati di cancro
Il presidente onorario dell'Arcigay Franco Grillini strepita contro il taglio del suo vitalizio: «Senza quei soldi non posso curarmi e pagarmi l'assistenza». Un insulto per chi dallo Stato nulla riceve e deve affrontare il calvario del tumore e le pesanti spese che ne derivano.Anche il cancro, per trincerarsi dietro a un privilegio vergognoso. Il bolognese Franco Grillini, 63 anni, presidente onorario dell'Arcigay, strepita contro il taglio del suo vitalizio e molti quotidiani ne raccolgono il lamento: «Con 1.800 euro netti al mese come potrò pagarmi l'assistenza?». Per carità, rispettiamo la sofferenza dell'ex parlamentare, deputato dal 2001 al 2008, afflitto da mieloma multiplo. Ce ne dispiace. Ma protestare e piangere miseria perché l'emolumento che riceve da anni passerà da 4.725 a 2.486 euro lordi mensili, è una provocazione o un insulto. Possiamo solo immaginare la reazione, leggendo il disappunto di Grillini, di molti dei 3 milioni di italiani che hanno avuto o che hanno un tumore e non hanno accesso a terapie immunologiche costose, o ad assistenza domiciliare, perché con un reddito basso. O perché «godono» di un assegno sociale di 453 euro a mese. Criticando i tagli «molto dolorosi» al vitalizio, Grillini, che continua a lavorare per il sito Gaynews.it occupandosi del mondo Lgbt, celebra unioni civili e partecipa ai Gay pride («vorrei che diventassero festa nazionale», aveva dichiarato), sulla sua pagina Facebook scrive: «Il risultato è che solo alla Camera ci sono 4-500 ex parlamentari a rischio indigenza dopo questo provvedimento». Pier Ferdinando Casini ha promesso aiuto: «Tanti amici e avversari gli vogliono bene», sono state le sue parole. Approva l'intervento di Casini la madrina delle unioni civili, Monica Cirinnà: «La politica non è solo propaganda, ma ragionamento e anche umanità. E queste sono belle parole», ha commentato la senatrice sui social. «Ma scusate e tutti gli italiani che non hanno mai avuto un centesimo dallo Stato e sono purtroppo ammalati, sbaglio o si curano ugualmente negli ospedali pubblici?», è stata una delle tante reazioni indignate che sono circolate sul Web. Il tumore è una brutta bestia, colpisce ricchi e poveri, non ripetiamo ovvietà però non offendiamo chi, oltre al calvario della malattia, deve affrontare le tribolazioni economiche di anni di infermità. In Italia non si può parlare di una «tossicità finanziaria del cancro» nelle percentuali drammatiche che riguardano gli Stati Uniti, dove i malati finiscono facilmente in bancarotta per curarsi, però anche da noi le spese per trasferte ospedaliere, cure domiciliari o per le terapie di riabilitazione incidono pesantemente sul bilancio familiare. Secondo l'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), ogni anno 800.000 italiani cambiano regione per curarsi. «Ma chi non ha mezzi resta dov'è, per fare la chemio sarebbe costretto a mettersi in viaggio ogni quindici giorni e se ha problemi economici non può sostenere la spesa», spiega Marilena Bongiovanni 67 anni, presidente nazionale dell'associazione Angolo, fondata nel 1993 ad Aviano dal professor Umberto Tirelli. I volontari offrono assistenza ai pazienti che convivono con un tumore, anche trasportandoli gratuitamente al Cro, il Centro di riferimento oncologico in provincia di Pordenone. «La qualità dell'assistenza è fondamentale, però spostarsi penalizza chi già è malato e deve pagarsi viaggi e soggiorni fuori casa», puntualizza Bongiovanni. «Ai costi si devono aggiungere i redditi mancati per assenze forzate sul lavoro o per cessazione dell'attività lavorativa», ricorda Elisabetta Iannelli, 50 anni, avvocato, segretario nazionale della Federazione italiana delle associazioni del volontariato in oncologia (Favo). «Minori chance di cura o addirittura di guarigione sono strettamente legate alle condizioni economiche. Le persone con scarsi mezzi o precarietà di lavoro sono quelle più a rischio», puntualizza l'avvocato che aggiunge: «Per chi ha una retribuzione da lavoro dipendente o da pensione, le spese possono essere anche pesantissime, ma c'è la copertura previdenziale. Drammatica risulta la situazione per le categorie degli autonomi senza tutela, in continuo aumento». In Italia, dove ogni giorno mille persone scoprono di avere un tumore, l'ultima indagine sul costo aggiuntivo per una famiglia con un paziente oncologico è stato il quarto Rapporto della Favo del 2012, realizzato in collaborazione con il Censis. Indicava una cifra media superiore ai 34.000 euro l'anno, più di 3.000 euro al mese, che si sommano ai costi sostenuti direttamente dal Servizio sanitario nazionale per diagnosi e terapie. «Sicuramente per le famiglie oggi sarà diventata una spesa più pesante, come riveleranno i nuovi dati che presenteremo in autunno», commenta Iannelli che da 25 anni combatte la sua battaglia contro un tumore al seno metastatico. «Ci si ammala di più ma per fortuna, anche se non si guarisce, oggi si convive più a lungo con un tumore. Quindi aumentano le esigenze di cura o di sostegno socio economico o lavorativo». «Quando hai un tumore ti vendi pure le mutande», ci spiega Grillini. Su Facebook fa la morale agli italiani spiegando «il grande e proficuo lavoro svolto» dai parlamentari, «non certo una manica di scaldatori di seggiole. Si parla infatti di persone che hanno servito il Paese, per lo più oneste e per bene, che non si sono preoccupate per il futuro di fare un secondo lavoro dopo quello parlamentare perché c'era una decorosa pensione per chi aveva servito lo Stato». Forse il commento migliore è quello del non giovanissimo internauta Fabio: «È incredibile come la casta faccia quadrato sui medesimi problemi personali, che quando toccano persone qualsiasi non interessano affatto».
Nel riquadro il professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana (iStock)
Il 10 ottobre Palermo celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale con eventi artistici, scientifici e culturali per denunciare abbandono e stigma e promuovere inclusione e cura, su iniziativa della Fondazione Tommaso Dragotto.
Il 10 ottobre, Palermo non sfila: agisce. In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, la città lancerà per il secondo anno consecutivo un messaggio inequivocabile: basta con l’abbandono, basta con i tagli, basta con lo stigma. Agire, tutti insieme, con la forza dei fatti e non l’ipocrisia delle parole. Sul palco dell’evento – reale e simbolico – si alterneranno concerti di musica classica, teatro militante, spettacoli di attori provenienti dal mondo della salute mentale, insieme con tavoli scientifici di livello internazionale e momenti di riflessione pubblica.
Di nuovo «capitale della salute mentale» in un Paese che troppo spesso lascia soli i più fragili, a Palermo si costruirà un racconto, fatto di inclusione reale, solidarietà vera, e cultura della comunità come cura. Organizzato dalla Fondazione Tommaso Dragotto e realizzato da Big Mama Production, non sarà solo un evento, ma una denuncia trasformata in proposta concreta. E forse, anche una lezione per tutta l’Italia che alla voce sceglie il silenzio, tra parole come quelle del professor Andrea Fiorillo, presidente dell’Ente Europeo di Psichiatria e testimonial scientifico della giornata palermitana che ha detto: «I trattamenti farmacologici e psicoterapici che abbiamo oggi a disposizione sono tra i più efficaci tra quelli disponibili in tutta la medicina. È vero che in molti casi si parla di trattamenti sintomatici e non curativi, ma molto spesso l’eliminazione del sintomo è di per sé stesso curativo. È bene - continua Fiorillo - diffondere il messaggio che oggi si può guarire dai disturbi mentali, anche dai più gravi, ma solo con un approccio globale che miri alla persona e non alla malattia».
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