2025-06-25
Italia decisiva: cade un pezzo di Green deal
Ursula von der Leyen (Ansa)
Il governo ha ordinato all’ambasciatore presso il Consiglio Ue di ritirare il sostegno alla norma europea sul «greenwashing», a cui così ora mancano i numeri. Anche la Commissione accantona la proposta. Gozi (Renew): «Colpa dell’asse Meloni-Von der Leyen».L’annuncio è arrivato due giorni fa: sulla direttiva anti greenwashing, «l’Italia ha cambiato posizione», dunque all’interno del Consiglio Ue non c’è più una maggioranza a sostegno della direttiva. Ne hanno parlato in una conferenza stampa lunedì i due relatori del Parlamento europeo, Sandro Gozi (Renew) e il socialista Tiemo Wölken. «L’Italia ha una grandissima responsabilità, ed è evidente che c’è stata un’intesa tra Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni per il ritiro del sostegno al Consiglio», ha detto Gozi. «Se ci fosse la volontà politica, e se l’Italia smettesse di fare il doppio gioco al servizio di Ecr, Ppe e Patrioti, noi siamo pronti a riprendere i negoziati in qualunque momento, anche con la presidenza danese», ha poi concluso l’eurodeputato. «Voglio essere chiaro: il commissario per l’Ambiente Roswall e la presidente della Commissione von der Leyen sono da ritenersi responsabili di questa situazione senza precedenti», ha affermato l’altro relatore, Wölken. La vicenda è la seguente: la direttiva «Green claims», che obbligherebbe le aziende a far verificare in modo indipendente le dichiarazioni ambientali, dovrebbe impedire alle aziende di rilasciare dichiarazioni green fuorvianti o non veritiere. La settimana scorsa il gruppo parlamentare del Ppe aveva inviato una lettera alla Von der Leyen in cui esortava la Commissione a riconsiderare la direttiva, minacciando di bloccare la legge. Anche il gruppo Ecr aveva chiesto alla Commissione di ritirare la proposta, così come il gruppo dei Patrioti, che in una lettera del 18 giugno firmata dalla relatrice ombra Virginie Joron aveva chiesto il ritiro del provvedimento.Lunedì avrebbe dovuto tenersi una riunione (il trilogo) per concludere i negoziati sul testo tra gli eurodeputati e la presidenza polacca del Consiglio dell’Ue, insieme con la Commissione. Ma l’incontro è saltato dopo che venerdì la Commissione, tramite un portavoce, ha annunciato il ritiro della proposta. Formalmente il ritiro avviene perché la Commissione non è d’accordo con un emendamento che includeva le microimprese nel campo di applicazione delle norme. «Eravamo già d’accordo per esentare le microimprese», ha detto però Gozi lunedì. «Gli obblighi sono previsti solo per le grandi, medie e piccole imprese, per le micro ci sarebbe stata la volontarietà». La motivazione della Commissione, dunque, appare priva di fondamento e ha colto di sorpresa un po’ tutti a Bruxelles. Nelle bizantine procedure legislative di Bruxelles è difficile capire che cosa sarebbe successo al testo lasciato nel guado, anche perché la Commissione non ha ancora formalmente ritirato la proposta di direttiva. Serve un atto formale che ancora non c’è. Alcuni hanno affermato che la Commissione non possa ritirare la propria proposta. In realtà, una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea ha affermato che la Commissione può farlo, nell’ambito del suo diritto di iniziativa. Sarà stato dunque per evitare equivoci che il governo di Giorgia Meloni è intervenuto, ordinando all’ambasciatore italiano a Bruxelles di ritirare l’appoggio dell’Italia al Consiglio Ue nella trattativa sul testo. «Abbiamo ricevuto l’ordine di comunicarvi che l’Italia non sostiene l’adozione della proposta e ne appoggia il ritiro da parte della Commissione», ha dichiarato quindi il diplomatico alla presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, durante lo scorso fine settimana.Con il venir meno dell’appoggio italiano, la presidenza polacca del Consiglio Ue non ha più sufficiente sostegno da parte dei governi dell’Unione per portare avanti i negoziati, che quindi si bloccano. È dunque il governo Meloni a sgombrare il campo dalle ambiguità e ad intestarsi l’affossamento della direttiva anti-greenwashing, che comunque non sarebbe sopravvissuta in Parlamento. Il governo italiano si è sempre detto contrario all’iniziativa, in verità, presentata dalla Commissione nel marzo 2023 come parte del Green Deal. La norma avrebbe gravato le imprese di oneri burocratici, come è nello stile dell’Unione, creando una sorta di certificazione europea green.Mentre l’Italia mette un punto all’ennesima propaggine velenosa del Green deal, socialisti, verdi e liberali a Bruxelles incassano una sconfitta politica, che pone in acque agitate la maggioranza Ursula 2. Al di là delle opposizioni, che hanno fatto il proprio mestiere, vi è certamente un tema politico interno alla maggioranza, come si è reso evidente in una agitata riunione dell’Ufficio di presidenza del Parlamento europeo, allorché la rappresentante socialista Iratxe García Pérez ha attaccato il presidente del Ppe, Manfred Weber, chiedendo polemicamente se esistesse ancora una maggioranza.All’interno della Commissione vi sarebbero discussioni animate sul tema. La commissaria spagnola al Green deal, Teresa Ribera, avrebbe fatto pressioni sulla commissaria all’Ambiente, Jessika Roswall, affinché non ritirasse la proposta. Formalmente, la Commissione non ha ancora rinunciato all’atto, ma nel frattempo ci ha pensato Meloni.