
Per il Cnr nessun record. Però l’Ue, invece di mettere in campo progetti veramente utili all’ambiente, ci impone tagli suicidi alle emissioni. Solo per l’Italia il costo aggiuntivo è di 40 miliardi all’anno fino al 2050.Chissà se Albert Bourla, il capo di Pfizer, magari dopo una telefonatina a Ursula von der Leyen, ha pronto un vaccino contro il caldo. Anche se la scienza - tipo il Cnr - certifica che il giugno 2025 non è il più bollente; nel 2003 è andata peggio. Ma chi è disposto a credere alla realtà? Col Covid gli è andata bene, forse ci riprovano. Ieri hanno spiegato in sequenza che l’autostrada a A4 Milano-Venezia fonde. Pare una nemesi: non avete l’auto elettrica? E allora restate in coda. In Spagna hanno contato 102 morti per caldo, non è dato sapere però se nel necrologio è compreso anche l’agonizzante governo socialista tangentaro di Pedro Sánchez che ha fornito all’Ue Teresa Ribera, la pasionaria green che da vicepresidente della Commissione ha deciso che bisogna chiudere le fabbriche. L’Inps in Italia si porta avanti: indica alle aziende di chiedere la cassa integrazione se la temperatura supera i 35 gradi. Ma basta che sia percepita. Glovo che voleva pagare i fattorini con un soprassoldo in base alle temperature torna indietro sull’accordo anche perché al ministero del Lavoro Marina Elvira Calderone - la forza del cognome! - ha promosso un protocollo anti caldo. Quasi tutte le Regioni - non il Trentino che si rifiuta dicendo che da loro si sta comunque freschi - hanno già emesso leggi che bloccano i cantieri nelle ore più calde. Chi dovrebbe stare al fresco per definizione invece patisce il caldo e lo fa sapere Gianni Alemanno - un tempo «generale» della destra - che dal gabbio ha scritto all’onorevole Pd Michele Fina per denunciare: «Voi avete i condizionatori, le nostre celle sono un forno». Forse in Ucraina è scoppiata la pace e non ce ne siamo accorti; Mario Draghi - correva il 2022 e lui era a Palazzo Chigi - ci aveva ammonito: «Volete la pace o il condizionatore acceso?». Ma viviamo davvero affacciati alla bocca del forno? E soprattutto quello che si sta facendo è giusto? A Milano ieri hanno dichiarato «isole di calore» ad esempio all’ortomercato dove al suolo c’erano 48 gradi. Arriva però il Cnr a guastare l’annuncio di catastrofe. I dati ufficiali dicono che soprattutto al Nord a giugno ha fatto caldo, la media delle temperature è stata superiore di 3 gradi rispetto a quella calcolata su 30 anni, ma si è però molto lontani dal record del 2003 quando lo scarto fu di 3,44 gradi. Ha fatto più caldo quest’anno rispetto allo scorso anno, ma meno di due anni fa e nel 2020 si erano avute temperature ben al di sotto delle medie trentennali. Anche il sito Meteo.it conferma che la media del giugno 2003 era stata di 26,7 gradi mentre quella del mese appena trascorso è stata di 26,3 gradi e quattro decimi di grado sono tanti. Allora, siamo sicuri che continuando a inseguire la CO2 si risolva il problema o il riscaldamento globale ha altre origini? Perfino Greta Thunberg ha cancellato il post in cui affermava: «Un importante scienziato avverte che il cambiamento climatico spazzerà via l’intera umanità se non smetteremo di usare i combustibili fossili nei prossimi cinque anni». Il cinguettio era del 2018, per la catastrofe siamo fuori tempo massimo. Stiamo arrivando alla Cop numero 30 prevista a novembre a Belém in Brasile. Quella dello scorso anno a Baku (Azerbaigian, uno dei principali esportatori di petrolio e gas) era quella dell’anno più caldo di sempre. Magari i brasiliani - che hanno deforestato mezza Amazzonia - ci restano male e rilanciano. Tutto cominciò nel 1997, Cop 3 e Accordo di Kyoto: entro il 2012 stesse emissioni rispetto del 1990 era l’obbiettivo! Nel frattempo la Cina è entrata nel Wto e siamo ancora qui con l’Europa (vale meno dell’8% delle emissioni globali) che si intestardisce sulle emissioni zero al 2050. Intanto però nulla si fa per attutire gli effetti del cambiamento climatico. Il professor Stefano Mancuso - l’uomo che sussurra alle piante - insiste: più alberi in città per mitigare il calore. Il sindaco di Milano Beppe Sala sfratta le auto, mortifica le imprese, ma voleva il Salva Milano per cementificare a piacimento. I dati dicono che dove ci sono gli alberi le temperature scendono di 10 gradi. La siccità: in Italia va perso il 45% (3,4 miliardi di metri cubi) dell’acqua immessa in rete. Il piano laghetti della Coldiretti - 10.000 invasi da realizzare entro il 2030 - è fermo causa burocrazia. Per non parlare del tema alluvioni, con i fondi stanziati dal governo per mettere in sicurezza gli argini che vengono spesi a passo di lumaca dagli enti locali. Forse c’è una ragione per cui è meglio gridare alla catastrofe che non limitarne gli effetti. Il Green deal ha un costo stimato da qui al 2050 di circa 1.285 miliardi di euro. Solo l’Italia ha una spesa aggiuntiva di 40 miliardi all’anno. Per avere un’ordine di grandezza, l’ultima legge di bilancio è stata di 28 miliardi. Logico che qualcuno abbia pensato: piatto ricco mi ci scaldo! Buona parte di questi costi - auto, case, tasse verdi - sono a carico di cittadini e imprese. Senza pensare ai danni provocati a interi settori come quello dell’auto, con un aggravio indiretto per lo Stato che deve coprire Cig e stanziare fondi per gli incentivi nel tentativo di limitare il crollo delle vendite. Impatti negativi anche sull’agricoltura, gli allevamenti (nel mirino perché pure gli animali inquinerebbero) e per i proprietari di immobili, su cui pesa la scure della direttiva case green.P. S.: pare che da domani arrivino in Italia i temporali e il super caldo sparirà.
Roberto Burioni ospite a «Che tempo che fa» (Ansa)
Come Arcovazzi del film «Il federale», gli «esperti» da tv non capiscono che per loro sarebbe meglio defilarsi. Ancora usano ogni tribuna per difendere gli anti Covid, ma la verità su efficacia e danni collaterali, malgrado i dati occultati, è ormai alla luce del sole.
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