2025-10-27
«Aumenta la violenza sulle donne perché la famiglia è in crisi»
La conduttrice Rai Daniela Ferolla: «Dopo Miss Italia ho corso pericoli, ma sono scappata. Educazione sessuale? Serve educazione al rispetto».«Mi sento dentro l’angoscia di Pamela. I femminicidi vanno fermati. Forse la storia di Pamela la sento ancora più mia: anch’io sono arrivata a Milano da giovane per costruire il mio futuro. Pamela potevo essere io. Tante mie colleghe, tante professioniste si sono date da fare per estirpare questa inconcepibile violenza; credo sia venuto il momento di unirci, di dare vita a una consulta nazionale dove ci facciamo scudo per le altre donne. Coinvolgendo ancora maggiormente le istituzioni, so che si deve fare di più». Daniela Ferolla è un fiume in piena, questa dimensione di salvaguardia del femminile è il suo vero impegno. «Lo dico anche da ex miss Italia: le donne devono avere il massimo rispetto, bisogna educare al rispetto». Appunto: ex miss Italia, l’ultima minorenne a essere incoronata «reginetta» d’Italia, oggi conduce -«con Massimiliano Ossini, straordinario compagno di lavoro» - Unomattina il programma di Rai 1 che dà il buongiorno all’Italia, dopo aver «militato» lungamente a Linea Verde. «Un programma», dice, «che mi è rimasto dentro perché raccontavo il mio mondo, le mie origini. Quella è la televisione che amo fare e credo di saper fare: quella del racconto di persone e luoghi. Meravigliosi come il mio Cilento». La sua «cuccia», come la chiama lei, è Ceraso, fascino antico di colonia greca, meno di duemila anime e «tanta natura», all’anagrafe è nata a Vallo della Lucana, ma sposta poco e non ha mai interpretato il ruolo della miss. «Ho studiato sodo all’università, ho cercato una mia strada», racconta, «che non facesse leva sul com’ero, ma sul chi ero, sul chi sono!». Un modo elegante per dire che la bellezza serve, ma non basta. E ora con la maturità - si è sposata dopo una relazione ventennale l’anno scorso con il manager Vincenzo Novari - ha messo in piedi un progetto per lei totalizzante: occuparsi degli invisibili.Perché e cos’è «Le Stelle di Marisa»?«Sono quelle circostanze che ti fanno amare il tuo lavoro. In una puntata di Unomattina mi viene incontro il caso di questa ragazza solare, intraprendente, era una delle donne del vino, che aveva tutti i mezzi per accorgersi che il compagno era un uomo violento, tant’è che lo denuncia, ma alla fine compie quel gesto che abbiano imparato essere fatale. Vorrei raccomandare a tutte le donne: non andate all’ultimo appuntamento. E invece lei ci va e riceve in cambio di questo suo gesto, non so dire se di pietà o d’affetto, tante coltellate quante servono ad ammazzarla, poi anche lui si uccide. Resta una bimba di soli 3 anni. Ecco da quel momento ho pensato: ma a questi ragazzi, vittime doppiamente di una violenza assurda, chi ci pensa? Così è nata “Le Stelle di Marisa” che fornisce assistenza psicologica, legale ed economica, per quanto si può, ai cosiddetti invisibili: gli orfani speciali».Una decisione presa di getto?«L’impulso è stato immediato: potessi, li adotterei tutti! Ma ci abbiamo riflettuto: sapevamo quante erano le difficoltà burocratiche. Vincenzo mi ha dato la forza e diciamo anche la sostanza per partire, il resto è l’impegno quotidiano di Miriam, una delle mie sorelle, di Isabella Rusconi e di Benedetta Durini che coordina la squadra degli psicologi. Credo che questo sia il mio modo di ringraziare per il tanto che ho avuto. Nella cultura della mia terra c’è questo senso profondo di gratitudine verso la vita».È un fenomeno diffuso quello degli “invisibili”?«Sì, e ancora più drammatico, se mai fosse possibile, dei femminicidi stessi. Noi tutti siamo colpiti dall’evento, ma c’è un dopo ancora più drammatico. È quello dei bambini e delle bambine che restano soli. Ho studiato in profondità e mi sono accorta che ci sono leggi anche per il sostentamento di questi ragazzi che rischiano quasi sempre di finire in comunità. Ma sono sconosciute. Alle spalle hanno spesso famiglie degradate dove non si sa che si può richiedere assistenza. Non si fa comunicazione su questi aspetti che sono fondamentali. Né si rende merito ai veri angeli: sono le nonne. Queste donne che si prendono carico di questi bambini e vivono però con l’angoscia costante del dopo di loro e talvolta non sono capaci di gestire il trauma di questi ragazzi. “Le Stelle di Marisa” prova a stare a fianco di queste famiglie».Ci sono casi particolari in cui si è sentita impotente?«Per legge su tutti i casi siamo impotenti. Noi non possiamo avere un contatto diretto con gli orfani: possiamo aiutare le famiglie. Abbiamo una straordinaria collaborazione con le forze dell’ordine con cui abbiamo stretto protocolli, cerchiamo di intervenire se sollecitati. Abbiamo avviato un dialogo fitto con le istituzioni per arrivare alla legge sul codice lilla che è il colore che si ottiene mescolando il rosa e il celeste, i colori dei bambini. Il codice lilla dovrebbe funzionare come il codice rosso: quello serve per prevenire i femminicidi, il codice lilla deve prevenire gli abbandoni. S’immagini il doppio trauma di questi figli che perdono la madre in modo violento e il padre finisce in carcere. Vite spezzate affidate a chi in quei momenti deve fare fronte alle esigenze di giustizia. Spesso le forze dell’ordine che pure rivelano un’eccezionale capacità umana non sanno che fare, come gestire questo trauma. Noi vogliamo costruire una rete di protezione e di sostegno. Se si fa il codice lilla avremo la possibilità di interloquire con il tribunale dei minori, avremo le segnalazioni del dove intervenire, ci sarà un protocollo. È indispensabile perché altrimenti ci si ferma alla denuncia e allo sdegno, ma non si va oltre. Per far capire racconto questo episodio. Parlando con una di queste nonne, si era in dicembre, le ho chiesto: che desiderio ha, signora? E lei mi risponde: un albero di Natale. Ma come? E lei mi spiega che da dieci anni – sua figlia era stata uccisa quando il bambino aveva meno di un anno – non è mai riuscita a mettere da parte i soldi per fare l’albero di Natale e dare al nipotino una gioia minima e universale».Come vi finanziate?«Sin dalla fondazione abbiamo deciso di non prendere un euro di fondi pubblici. Ci autofinanziamo con iniziative, spettacoli, donazioni. Il nostro impegno è verso la creazione di una rete di assistenza prima di tutto psicologica. Vorremmo che ci venissero segnalati i casi su cui intervenire senza interferire col percorso che molti fanno dell’accoglienza nelle case famiglia, dove c’è il supporto egregio degli assistenti sociali. Noi vogliamo stare al fianco delle famiglie per ricostruire per questi ragazzi una vita normale».Essere cresciuta in un gineceo: mamma, nonna, quattro sorelle, c’entra qualcosa? «Niente credo venga per caso. Nella mia famiglia questo senso di maternage c’è sempre stato. Nonna Nella aveva sempre pronto un piatto in più per chi poteva arrivare. E tra sorelle ci siamo sempre aiutate. Mia mamma è stata per me fondamentale nel gestire i primi anni di carriera, mi ha protetto, mi ha dato delle regole. Quando se n’è andata il dolore è stato immenso. So cosa provano i miei “invisibili”».E il papà maresciallo dei carabinieri, non bastava a dettar legge?«Intanto un pensiero di solidarietà e affetto alle famiglie dei carabinieri uccisi nel veronese: anche i carabinieri sono una grande famiglia. Il Maresciallo - lo chiamiamo così, scherzando - ci ha dato delle regole, ma non abbiamo vissuto in un regime militare. Ci ha insegnato cosa era giusto e cosa no. La mia famiglia mi ha molto protetto con l’educazione».È capitato anche a Miss Italia di essere molestata?«Sicuramente ho avuto a che fare con uomini che volevano il possesso su di me, ma sono scappata. Ho capito il pericolo e io ero una miss molto giovane. Ecco perché dico che la famiglia è fondamentale per insegnare alle ragazze come difendersi; ultimamente credo che la famiglia come agenzia educativa sia in crisi e per questo la violenza ha più spazio». L’educazione sessuale servirebbe?«Servirebbe l’educazione! Credo che a scuola si dovrebbe insegnare il rispetto e poi serve, questo di sicuro, un sostegno psicologico che consenta alle ragazze di comprendere il pericolo e prevenirlo. Per sfuggire ai loro carnefici, devono imparare a non essere prede».Lei fu incoronata Miss Italia il giorno prima delle Torri gemelle. È un trauma?«Un trauma no, un insegnamento sì. Ero stata incoronata da Sophia Loren, avevo l’Italia ai miei piedi, ero giovanissima ed euforica. Mi ricordo che il giorno dopo mentre stavo facendo l’intervista di rito si videro quelle immagini agghiaccianti. Capii subito cosa conta davvero nella vita. Ho fatto la gavetta, sono stata con i piedi per terra».Lei è stata accostata alla Loren, vi sentite?«La adoro. Avevano detto che potevo essere la nuova Loren. Ma non è così, forse in cucina sono più brava! (L’espressione si fa dolce, gli occhi verdissimi brillano, è un ricordo felice, ndr) Il cinema non fa per me: ho provato a farlo, ma io ho bisogno di vita vera. Poi avrei dovuto andare all’estero perché in Italia nel cinema non ci sono grandi opportunità, anche se rispetto tantissimo il lavoro degli attori e delle attrici. A me piace la vita che raccontiamo in Rai con programmi che ancora entrano nelle famiglie, che mi hanno dato la possibilità di avere un approccio più giornalistico alla comunicazione, che affrontano con gentilezza le sfide quotidiane della gente».E la sua passione per il benessere?«Resta, ma il benessere è uno strumento per vivere al meglio. Il prossimo libro sarà sui ragazzi invisibili, perché il vero benessere è tentare di ricostruire una vita per loro».
Roberto Burioni ospite a «Che tempo che fa» (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 27 ottobre 2025. Ospite Marco Pellegrini del M5s. L'argomento del giorno è: "La follia europea di ostacolare la pace tra Russia e Ucraina"