Grazie al Covid-19 il governo fa le prove della sanatoria per gli immigrati
L'idea di una robusta sanatoria per gli immigrati irregolari frullava in testa a Luciana Lamorgese già da un po'. A gennaio la titolare del Viminale cominciò a tastare il terreno, facendo trapelare di avere in mente un provvedimento che regolarizzasse fino a 700.000 immigrati. Poi qualcuno dev'essersi accorto che concretizzare una proposta di questo tipo sarebbe stato un suicidio politico, così la discussione sull'argomento si è inabissata. Ma ecco che ora il coronavirus offre una irripetibile opportunità, che alcuni ministri di questo governo non vedono l'ora di cogliere: una sanatoria nei fatti da realizzarsi con la scusa delle norme di sicurezza.
Da qualche giorno a questa parte il ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, continua a ripetere che è necessario regolarizzare i clandestini per colmare il vuoto di manodopera nel settore agricolo, dovuto anche al fatto che molti lavoratori dell'Est Europa - normalmente impiegati nella raccolta - ora si tengono alla larga dal nostro Paese.
La Bellanova ha chiarito il suo pensiero nel corso di un convegno organizzato da Più Europa dal titolo emblematico: «Agricoltura a rischio: regolarizzare i lavoratori stranieri». Secondo il ministro, «il caporalato si contrasta solo se si dà alternativa ai lavoratori e alle imprese: occorre dunque regolarizzare il lavoro nero e mettere tutti in condizioni di legalità».
Ecco perché si dovrebbe «permettere ai lavoratori immigrati che hanno fatto richiesta del permesso di soggiorno di dare immediatamente risposta per svolgere con regolarità il lavoro, e a chi non ne ha fatto richiesta, laddove c'è però un incrocio tra domanda e offerta, di concedere il permesso di soggiorno». Tradotto: una sanatoria per clandestini con la scusa del lavoro nei campi.
All'esecutivo non garba l'idea di utilizzare i voucher in agricoltura, però va benissimo dare il permesso di soggiorno a chi non dovrebbe stare qui, aprendo alla possibilità di abusi e senza offrire alcuna garanzia in merito all'abbattimento del lavoro nero.
Ma non è tutto. Anche il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ci sta mettendo del suo. In una circolare inviata ai prefetti un paio di giorni fa, il Viminale ha spiegato che «sempre in considerazione della preminente esigenza di impedire gli spostamenti sul territorio e sino al termine delle misure connesse all'emergenza in atto dovrà essere garantita e monitorata la prosecuzione dell'accoglienza anche a favore di coloro che non hanno più titolo a permanere nei centri».
Tradotto, significa che anche gli stranieri privi di diritto all'accoglienza dovranno restare nei centri sparsi per la Penisola. Ora, è evidente che si tratti di una questione di sicurezza: meglio avere un clandestino in più all'interno di una struttura che in giro per le strade senza protezioni e con il rischio di alimentare l'epidemia. Nei fatti, però, questa misura garantisce a chiunque di restare sul suolo italiano fino a data da destinarsi. Prima di mettere in campo un provvedimento di questo tipo, il Viminale forse avrebbe dovuto premurarsi di chiudere i porti, o comunque di comunicare alle Ong che non saranno consentiti nuovi ingressi. Ma non lo ha fatto. Attualmente gli sbarchi si sono ridotti, ma proprio in queste ore la nave Alan Kurdi della Ong tedesca Sea Eye si trova nei pressi della Libia, pronta a recuperare persone. Dove approderà, al ritorno, questa nave? In Italia? Se così sarà, gli stranieri a bordo saranno accolti, anche qualora non dovessero averne diritto. Poi, ovviamente, ci sono i cosiddetti «sbarchi fantasma», i vari barchini che arrivano alla chetichella e che fermare è molto difficile. A logica, insomma, chiunque arrivi in questi giorni finirà in un centro di accoglienza, che se lo meriti o no. Anche perché i rimpatri sono sostanzialmente bloccati.
Le questure continuano a lavorare, su indicazione del Viminale, per confermare o respingere le domande di accoglienza. In pratica, però, questo è il momento del tutti dentro. Pure i permessi di soggiorno sono prolungati. Quelli in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile dovrebbero restare validi fino al 15 giugno 2020. In realtà dureranno anche di più. Stando alle ultime decisioni del governo, la validità dei documenti di identità in scadenza dal 17 marzo è prolungata fino al 31 agosto 2020. A norma di legge, dunque, il permesso di soggiorno ha validità come documento di riconoscimento, anche se scaduto, fino al 31 agosto.
Più accoglienza, permessi prolungati, clandestini da regolarizzare: quasi una sanatoria. Che, per altro, farà aumentare i costi dell'accoglienza. Gli italiani sentitamente ringraziano.




