2020-09-15
Dopo il finanziatore dietro il vaccino, un altro renziano doc sulla via del Covid
Mentre la ditta di un sostenitore del Bullo lavora alla profilassi, la Tls del supporter Fabrizio Landi riceverà soldi dallo Stato per la cura.In una lunga intervista a Repubblica, ieri, il commissario straordinario, Domenico Arcuri, ha detto che l'Italia partecipa allo sviluppo di alcuni vaccini europei. E che tra poche settimane verranno annunciati due importanti investimenti del governo: «In Reithera, che sta sperimentando un vaccino promettente e in Tls, leader nello sviluppo degli anticorpi monoclonali».La prima è una società biotech di Castel Romano, controllata da un gruppo svizzero. La seconda citata da Arcuri è la Toscana Life Sciences. La stessa azienda visitata dal presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, e dal ministro della Salute, Roberto Speranza. E che sta molto a cuore anche a Matteo Renzi. Tanto che lo scorso 11 settembre , in piena campagna elettorale per le regionali, l'ex premier si è vantato: «A chi ci dice come Salvini che veniamo noi a cambiare la Toscana, diciamo che la Toscana è la regione che ha gestito meglio il virus e che in Toscana il farmaco a stretto giro diventerà realtà». Renzi lo ha fatto dal palco della Leopolda, la kermesse del leader di Italia viva cui ha partecipato anche Fabrizio Landi. Che della Fondazione Life Sciences è il presidente. Del resto, l'ingegnere biomedico senese è un consigliere supporter renziano della prima ora e uno dei finanziatori della Fondazione Open. Ex ad di Esaote, nel 2014 è stato nominato nel board di Leonardo Finmeccanica dal governo Renzi. E nel giugno 2019 assoldato dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, come consigliere speciale con delega al coordinamento del consiglio delle grandi imprese. Del resto, secondo Landi, la Sanità è come la Difesa: un asset strategico. La Toscana Life Sciences è assai legata anche a Siena e al mondo che fino a pochi ani fa orbitava attorno al grande sole del Monte dei Paschi, poi oscurato dalla vicenda Antonveneta. Tanto che il vice di Landi in Tls è il presidente della Fondazione Mps, Carlo Rossi. La storia inizia nell'autunno 2002, quando viene costituito il Comitato di indirizzo Siena Life Science con l'obiettivo di definire le linee strategiche e il progetto esecutivo per la realizzazione di un distretto biotech nell'area senese. Ne facevano parte, tra gli altri, la banca e l'ente di Palazzo Sansedoni, la Regione Toscana, la Provincia, il Comune e l'Università di Siena e altri soggetti istituzionali e imprenditoriali presenti sul territorio riuniti per dar vita a un polo scientifico-tecnologico che sfocerà, nel 2005, nella costituzione della Fondazione Toscana Life Sciences. Quando è scoppiata la pandemia è partito il progetto di ricerca nato dall'accordo biennale tra Toscana Life Sciences di Siena e l'Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani di Roma: l'obiettivo è clonare gli anticorpi monoclonali da pazienti convalescenti partendo dal loro plasma, per sviluppare una cura e un futuro vaccino. Nel 2019 Tls ha generato e attratto sul territorio quasi 38 milioni di euro nel campo della ricerca scientifica. Dal 2007 la cifra ha superato complessivamente quota 211 milioni. Un'eccellenza toscana e italiana che casualmente Renzi conosce bene. Il senso di Matteo per il Covid è confermato anche dai suoi legami con un'altra società, la Irbm spa dell'imprenditore campano Pietro Di Lorenzo (ma lui si fa chiamare Piero) che è stato il primo in Italia ad annunciare la creazione di un farmaco contro il virus in sinergia con l'università di Oxford. Anche Di Lorenzo ha finanziato la fondazione Open. Erogazioni che ammontano complessivamente a 160.000 euro spalmati su quattro anni, senza contare altri 20.000 euro probabilmente inviati al Comitato per il sì al referendum. Non solo. Come ha ricordato in un recente articolo La Verità, il 2 marzo 2016 l'allora premier Renzi visitò con uno stuolo di giornalisti al seguito la Irbm e su Twitter cinguettò: «A Pomezia nel laboratorio che ha isolato il virus ebola. La ricerca è un punto centrale dell'Italia che riparte». Su Youtube si trova ancora la videocronaca di quella giornata «nel centro di eccellenza nel campo della ricerca biologico-molecolare, che ha isolato il virus Ebola», cui partecipò anche il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. Ma in quella occasione è Renzi che sale sul palco per far sapere ai giornalisti presenti in sala che l'Irbm «è un qualcosa di cui dovremmo parlare di più» essendo «una struttura di cui noi vogliamo sentirci orgogliosi come Italia». Di Lorenzo, attraverso famigliari e aziende, ha donato a Open 25.000 euro il 2 dicembre 2014, altri 25.000 il 23 settembre 2015, 30.000 il 14 ottobre 2016, 30.000 il 31 marzo 2017, altri 30.000 il 9 maggio dello stesso anno e altri 20.000 il 16 giugno successivo. Poi è arrivato il coronavirus. E il senso di Matteo per i vaccini si è riacceso.