2024-03-28
Ponte, Gronda e Torino-Lione al via. Ma manca la nuova Commissione
Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica)
L’authority che autorizza le grandi opere scade a maggio. Partita in mano a Pichetto Fratin.I passaggi di consegne sono sempre delicati. E lo diventano ancor di più quando si tratta di rinnovare una Commissione nevralgica per la realizzazione delle grandi opere, quella che ne verifica l’impatto ambientale. Le difficoltà poi si acuiscono se tutto questo succede a pochissimi giorni dall’appuntamento elettorale dell’anno, il voto per l’Europee, e se dal giudizio di quest’organismo indipendente (la commissione Via-Vas, appunto) dipende il via libera a una delle infrastrutture più politicamente «sensibili», il Ponte sullo Stretto. Il 25 maggio scade, infatti, l’attuale Commissione, presieduta da Massimiliano Atelli, che ha già iniziato l’istruttoria sul collegamento tra Messina e Reggio Calabria, e il 9 di giugno c’è il voto per le Europee. In mezzo era attesa la decisione sulla regina delle grandi opere, così come sono in ballo «i giudizi» sulla Gronda di Genova, la diga di Genova (sulla quale è intanto calata la mannaia dell’Anac), la Torino-Lione, i rigassificatori Snam, il data center di Google e circa altri 130 dossier di analogo spessore. Concomitanze di date che non aiutano, ma è proprio quando le situazioni sono complesse che la mano del decisore politico diventa più importante. Il punto è: cosa succederà alla Commissione? Il rinnovamento è stato deciso. Su spinta del viceministro della Lega Vannia Gava, infatti, da inizio marzo sul sito del dicastero dell’Ambiente è pubblico un «avviso permanente per l’invio di manifestazioni di interesse alla nomina in qualità di componente della commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale Via-Vas». Ci sono 70 caselle da riempire. E il bando rappresenta un’indicazione chiara della volontà del ministero di non prorogare il vecchio organismo. Da parte della Gava sicuramente, mentre alla Verità risulta che ci sia qualche resistenza del ministro Pichetto Fratin. O comunque che il dossier non sia in cima alle priorità, come in questo momento meriterebbe. Motivi politici? Possibile. Di sicuro, però, l’indecisione in una materia delicata come quelle della verifica dal punto di vista ambientale dell’impatto delle grandi opere può avere affetti assai deleteri. Per capirlo ritorniamo al Ponte, un’infrastruttura da circa 14 miliardi di euro che rappresenta ormai un simbolo-tormentone della politica italiana. Da circa una settimana sul sito del Mase è presente la documentazione trasmessa dalla società «Stretto di Messina» che dà 30 giorni di tempo al pubblico per avanzare osservazioni o fornire ulteriori elementi conoscitivi. Mentre da metà marzo la documentazione che ha già concluso positivamente la verifica di procedibilità presso il ministero e contiene, tra gli altri, il progetto definitivo, lo studio di impatto ambientale e la relazione paesaggistica è nella mani della commissione Via-Vas. I consiglieri, che hanno 90 giorni di tempo, sono alle prese con un faldone da più di 9.000 documenti e i fucili spianati delle associazioni ambientaliste. Insomma, consci delle responsabilità rispetto a qualsiasi decisione dovessero prendere è possibile pensare che in 70 giorni (da metà marzo al 24 maggio) concludano i loro approfondimenti? Sembra stiano lavorando ogni giorno utile e che abbiano riorganizzato gli impegni dando la priorità al Ponte, ma la strada della razionalità porta a pensare che a fine maggio più che un passaggio di consegne ordinato non gli si potrà chiedere. A chi? A una Commissione già pronta e con la quale hanno avuto anche la possibilità di interloquire, come sarebbe auspicabile, o al governo in attesa che arrivino i nuovi consiglieri? Fa tutta la differenza del mondo. Perché da lì a qualche giorno ci sarà il voto europeo che può stravolgere gli equilibri anche tra partiti alleati. Insomma, per il ministero dell’Ambiente è arrivato il momento di accelerare, perché quando si parla di grandi opere il tempo è denaro e per il Ponte rappresenta anche qualcosa in più. Non tutti però al Mase sembrano avere chiaro il concetto.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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