2024-03-06
La grande finanza investe sulle infrastrutture del gas mentre l’Ue resta al verde
Larry Fink, capo di BlackRock (Getty Images)
Blackrock acquista le reti Usa verso il Canada, il Qatar raddoppia la produzione di gnl e Iran-Russia si alleano sull’energia. L’Europa rischia di pagare di più i rifornimenti.L’economia globale è sulla soglia di una «rivoluzione delle infrastrutture». Larry Fink, gran capo di BlackRock, ha sottolineato questa previsione il 12 gennaio, dopo aver annunciato l’acquisto per 12,5 miliardi di dollari del Global infrastructure partners (Gip), ovvero il terzo investitore in infrastrutture al mondo le cui attività vanno dall’aeroporto di Gatwick a Londra al porto di Melbourne. Ma la torta su cui il più grande asset manager al mondo ha messo gli occhi è fatta anche di infrastrutture necessarie per la trasmissione di energia e di gas. Blackrock ha infatti chiuso nei giorni scorsi un accordo per comprare dalla Tc Energy il sistema di trasmissione del gas naturale di Portland, chiamato Pngts, che serve i mercati del New England e del Canada atlantico. L’operazione vale 1,14 miliardi di dollari che verranno investiti dal colosso di Fink attraverso un fondo gestito dalla sua attività Diversified infrastructure, e fondi di investimento gestiti da Morgan Stanley.La stessa Blackrock si era fatta avanti, qualche mese fa anche per rilevare da Exxon Mobil e QatarEnergy le quote di controllo del rigassificatore Adriatic Lng che si trova a circa 15 chilometri dalla costa veneta, vicino Rovigo, e ha una capacità di rigassificazione di 9 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno (è l’unico terminale italiano in grado di ricevere le cosiddette grandi navi a gnl). A dicembre, però, il gruppo americano ha abbandonato le trattative esclusive per l’acquisizione dell’asset che verrà probabilmente ceduta all’azienda di stoccaggio Vtti, partecipata dall’olandese Vitol. Una volta firmato l'accordo, Snam, che attualmente detiene il 7,3% del terminale, avrà 45 giorni per decidere se esercitare il diritto di prelazione per aumentare la propria partecipazione nel progetto. Di certo, il settore è in fermento. È notizia delle ultime ore che Temasek Holdings, società di investimenti di proprietà del governo di Singapore, avrebbe selezionato Saudi Aramco e Shell tra la rosa di società in lizza per l'acquisizione del gas naturale liquefatto di Pavilion Energy (fornisce un terzo dell'elettricità e del gas industriale a Singapore). Investire nelle infrastrutture e partecipare al risiko del gnl significa occupare spazi anche in vista di un riassetto degli equilibri globali nella geopolitica del gas e dell’energia. Il ministro dell’Energia del Qatar, Saad Al-Kaabi, ha presentato domenica scorsa un piano per aumentare la capacità di un altro 13% oltre ai progetti già annunciati, portando la produzione nazionale di gnl dagli attuali 77 milioni di tonnellate l’anno a 142 milioni di tonnellate entro il 2030. In questo modo la penisola sarà in grado di produrre l’equivalente di circa 7,25 milioni di barili di petrolio al giorno. La maggior parte sarà esportata, eguagliando sostanzialmente le spedizioni di petrolio dell’Arabia Saudita. E potrebbe non fermarsi qui. Gli idrocarburi, compreso il gnl, hanno rappresentato circa il 44% del prodotto interno lordo del Qatar nel 2022, secondo le stime di Moody’s. Una volta in funzione, la fornitura aggiuntiva aumenterà le entrate annuali di circa 31 miliardi di dollari, secondo i calcoli di Bloomberg. I Paesi che si stanno allontanando dal petrolio o dal carbone, ma che hanno difficoltà a puntare sulle energie rinnovabili, cercano alternative e i contratti a lungo termine del Qatar li vincoleranno a forniture di gnl ben oltre il 2050. Attenzione, però, alle anche mosse della Cina - Xi Jinping accelererà la riforma dei prezzi dell’energia e di quelli per il trasporto via pipeline dei prodotti petroliferi raffinati - e soprattutto dell’Iran. Il regime di Teheran ha firmato con la Russia 19 contratti per rafforzare la loro cooperazione bilaterale in vari settori, compreso uno volto a promuovere la ricerca e la tecnologia nella generazione di energia. Il presidente Ebrahim Raeisi intervenendo al forum dei paesi esportatori di gas (GECF) che si è tenuto ad Algeri il 2 marzo, ha inoltre dichiarato che l’Iran è pronto a diventare un hub energetico e una via sicura per la distribuzione e il transito del gas naturale tra i produttori e i mercati di consumo. Aggiungendo che Teheran è particolarmente interessata ai Paesi dall’Asia centrale al Golfo Persico e ai suoi vicini orientali e occidentali.Tutto questo movimento rischia di portare l’Europa fuori dalle infrastrutture e il gnl ci costerà di più. Proprio ieri la commissaria europea all’Energia, Kadri Simson, ha dichiarato che la Ue non ha interesse a rinnovare l’accordo di fornitura del gas dalla Russia. «L’accordo di transito tra Gazprom e Naftogaz scadrà il 31 dicembre. L’anno scorso, questa rotta ha trasportato ancora 14 miliardi di metri cubi di gas russo, principalmente verso gli Stati centrali e sudorientali dell’Unione». Secondo la Simson, infatti «dopo due anni di lavoro sul Repower Eu, gli Stati europei dispongono di una rete diversificata di infrastrutture di trasporto alternative. Gli Stati membri hanno la possibilità di rifornirsi di gas da altre rotte e la mancanza di stoccaggi di gas dalle forniture russe può essere assorbito dal mercato europeo». Non solo. «L’Ue», prosegue, «non ha alcun interesse a prolungare un accordo trilaterale con la Russia. L'attenzione dovrebbe ora concentrarsi sul sostegno all’Ucraina e su come utilizzare al meglio le sue infrastrutture di stoccaggio del gas in futuro, integrandola ulteriormente nel mercato energetico dell'Ue». Alla luce degli ultimi movimenti sullo scacchiere geopolitico e alle mosse di Iran, Russia e Cina, è meglio fare gli scongiuri.
La Global Sumud Flotilla. Nel riquadro, la giornalista Francesca Del Vecchio (Ansa)
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)