2024-03-08
Un pezzo del gruppo Gozzi è testa di ponte per la Cina nella Via della seta
Antonio Gozzi (Imagoeconomica)
Uno studio dell’università di Pechino sul colosso Hbis definisce Duferco international trading «ingranaggio fondamentale» per l’ascesa globale del Dragone nell’acciaio.Settembre 2023. L’Istituto di economia industriale, accademia delle scienze sociali di Pechino pubblica un lungo report sulla «Internazionalizzazione delle imprese cinesi. Tra crisi e opportunità». Il documento, online su una piattaforma Tencent e a firma Yu Ling Liu, parte con un grande spiegone teorico sulla necessità di creare partnership e succhiare conoscenza per arrivare all’elogio della «grande» strategia di Xi Jinping sulla Via della seta. In mezzo c’è la ciccia del racconto: la crescita del colosso della siderurgia della provincia di Hebei che va sotto il nome di Hbis. Ed è proprio in questi paragrafi che viene ampiamente e con gran dose di dettagli citata la Duferco di Antonio Gozzi, tra i candidati alla guida di Confindustria. «Il 2023 segna il decimo anniversario dell’iniziativa “One belt, One road” del presidente Xi» si legge, «Questo testo prende in esame l’operato della società Hbis, sia nel processo di promozione dell’internazionalizzazione, sia in base alle operazioni di acquisizione della sudafricana Parabola mining e di Duferco international trading holding (Dith)», partecipata al 10% dalla società Duferco partecipation, holding di Antonio Gozzi. Quote che portano a una società controllata dalla Hbis, perno centrale dello studio universitario in questione e della siderurgia cinese. Oggi Hbis è al primo posto tra le aziende siderurgiche con attività all’estero dove vanta ricavi superiori a 20 miliardi di dollari. Come è arrivata a essere ciò che è oggi? Per lo studio, grazie ai rapporti con il gruppo Duferco. «Nel 2008 di fronte a una grave situazione del mercato, Hbis intraprende una strada orientata su export, commercio, fusioni e acquisizioni. Poi tra il 2013 e il 2016 decide di cogliere alcune opportunità favorevoli di investimento completando l’acquisizione della sudafricana Pmc, di Duferco e della Serbian steel». I rapporti con Duferco risalgono però al 2009 quando Hbis investe più di 3 miliardi di yuan negli impianti di laminazione a freddo. Ma visto l’esiguo numero delle commissioni subisce ingenti perdite. Nell’ottobre 2009 arriva il primo ordine del gruppo di Gozzi (6.000 tonnellate di lamiera zincata). Nel 2011 il salto di qualità, seppure nell’ambito delle relazioni commerciali. «Le due parti», si legge sempre nello studio, «si incontrano ad alto livello e firmano 10 accordi di cooperazione; nel giugno 2012, le due parti sottoscrivono un nuovo accordo per l’esportazione di prodotti siderurgici da 270 milioni di dollari, garantito da Duferco. Così Deutsche bank, Abn amro e altre sei grandi banche straniere effettuano un pagamento anticipato alla controparte cinese». Da lì, stando sempre all’università di Pechino, è l’avvio di «una cooperazione che ha un impatto duraturo e di vasta portata sulla strategia di internazionalizzazione di Hbis». Nel marzo 2013, vista la forte complementarietà tra le due società, le due parti firmano un terzo grande accordo: Tangshan iron and steel acquisisce il 10% delle azioni di Duferco international trading divenendo il secondo maggiore azionista. «Allo stesso tempo, Duferco aiuta Tangshan iron and steel a ottenere 1,2 miliardi di dollari in prestiti all’esportazione di acciaio da banche occidentali», prosegue il documento. Che snocciola altri appuntamenti strategici fino al novembre del 2014, quando Hbis aumenta la propria partecipazione in Duferco al 51,4%. «L’operazione porta al possesso indiretto da parte del colosso cinese del sito di produzione di lastre in ferro in Macedonia, controllato da Duferco attraverso Jcdecaux». Nello stesso anno Hbis fa una operazione simile in Sudafrica con un altro partner. La sommatoria è vincente. E per l’università di Pechino «queste misure hanno ampliato la capacità di Hbis nel controllare le risorse produttive a valle nell’industria siderurgica globale». Un chiaro motivo di vanto per la Cina e di riflessione per i mercati occidentali e per le aziende europee. Per chi si chiedesse quanto il documento sia celebrativo e frutto della propaganda del Partito comunista e quanto sia aderente alla realtà è bene sovrapporlo agli intrecci societari del gruppo di Gozzi e alle attività di Yu Yong, l’uomo che in patria è considerato il vertice della siderurgia del Dragone. Senza dimenticare che La Verità ha avuto modo di consultare i bilanci semestrali (2021 e 2022) di una grossa azienda di Haicheng, la Liaoning Donghe new materials. Lì Duferco trading è citata più volte «in qualità di distributore e cliente di lungo termine».Insomma, l’accordo del 2014 è stato sicuramente di portata ampia, per entrambe le parti. Collegato all’ingresso azionario, al socio cinese venivano infatti concesse una serie di opzioni per salire nel capitale. Così nel frattempo, la controllata di Hbis ha continuato a salire in Dith e il gruppo di Gozzi a scendere e incassare. Con distinte operazioni, tra marzo e settembre del 2022, il gruppo di Gozzi ha venduto un altro 10,7% incassando oltre 80 milioni di dollari. L’azienda, contattata dalla Verità, spiega che la partecipazione attuale è scesa al 5% ed è «destinata a cessare nel giugno prossimo». Precisando, inoltre, che «i cinesi non hanno mai partecipato al capitale del gruppo Duferco né a livello di holding né a livello di società operative energetiche».Vero. Va dunque chiarito, a questo punto, che le Duferco sono due. Una è la Dith, ormai a controllo cinese, come detto. L’altra si chiama Duferco partecipations holding (Dph) e ha sede anche questa in Lussemburgo. La società, che ha chiuso il 2022 (ultimo bilancio disponibile) con oltre 45,7 miliardi di ricavi consolidati e un utile di 385 milioni prima delle tasse, fanno capo una serie di attività tra Usa, Sud America e Asia che vanno dalla produzione, distribuzione e trading di acciaio fino allo shipping e all’energia, come la Duferco energy Italia. E la partecipazione residua in Dith, considerata tra le «imprese collegate» in virtù della influenza esercitata sulla governance della società. A monte della Dph c’è un’altra società lussemburghese, la Btb holding, che ha il 100% della Dph e controlla la Duferco industrial e la Steel project developments (tutte in Lussemburgo). Nel board della Btb troviamo i figli di Gozzi, Augusto e Vittoria. E lo zio Bruno Bolfo, cittadino svizzero, fondatore e azionista del gruppo Duferco. Per trovare Antonio Gozzi dobbiamo salire ancora qualche scalino, fino alla Lagrev investments, dove l’imprenditore figura come «beneficial owner», beneficiario finale. Mentre dell’uomo, che ha permesso l’incontro tra Hbis e Duferco un decennio fa, vale la pena ricordare il curriculum. Nome sconosciuto ai più in Occidente, Yu Yong è stato il primo a portare nel 2004 un gruppo siderurgico cinese nella celebre World steel association fino a diventarne presidente per due anni di fila, nel 2019 e nel 2020. Oggi rimane nel board a fianco di figure di spicco come gli italoargentini Rocca. Come si legge nel documento di Pechino, a Yu, classe 1963, si deve l’aver fatto diventare il gruppo Duferco «un ingranaggio nel layout strategico di Hbis con un ruolo chiave: farla diventare testa di ponte e hub informativo dell’acciaio cinese». Lo stesso testo riconosce al manager originario di Hebei meriti passati e ruoli futuri. Come dire, la strategia dentro la Via della seta non è finita e lo schema a triangolo è destinato a proseguire. Un tema, politicamente parlando, molto delicato. Il governo ha appena chiuso la parentesi avviata nel 2019 dal governo di Giuseppe Conte dando disdetta del memorandum One belt one road. La nuova fase prevede una sorta di via dei commerci. Scambi, ma non infrastrutture. Bisogna capire in che fattispecie rientra l’acciaio, soprattutto quello trattato dalle parti di Taranto dove ha sede l’ex Ilva. La partecipazione del gruppo Duferco nell’altro ramo del trading va a spegnersi e forse tutto lo studio dell’università cinese andrà letto al passato. Dieci anni di storia sono comunque tanti.
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