2021-09-01
Governo, i talebani prendono tempo. Dissidente impiccato all’elicottero
Scelti solo sette ministri su 12, il premier dovrebbe essere l'ex braccio destro del defunto mullah Omar. L'allarme del Pentagono: nel Paese attivi 2.000 irriducibili dell'Isis. Timori anche da India e PakistanHanno appena finito di festeggiare il completo ritiro delle truppe Usa dall'Afghanistan, con spari in aria a celebrare la vittoria, ma i talebani già si trovano a dover districare una matassa che potrebbe essere più ingarbugliata di quanto sembri a prima vista: quella della formazione del nuovo governo dell'appena dichiarato Emirato. Alla questione si era già cominciato a mettere mano prima del termine di chiusura delle operazioni Usa eppure la settimana di tempo per formare il nuovo esecutivo, annunciata inizialmente, è raddoppiata. Le voci sul punto restano però discordanti. Il ministro degli esteri del Pakistan ha dichiarato che l'Afghanistan troverà un governo «di consenso» nei prossimi giorni. Insomma, è chiaro che i Paesi confinanti, in primis il Pakistan che da sempre allunga le sue mani sul territorio afgano, scalpitano per avere rassicurazioni su cosa accadrà e fanno pressione per accelerare i tempi. Al massimo entro la metà di settembre, insomma, dovrebbe essere rivelato al mondo il nuovo assetto dell'Afghanistan. Sul premier non sembrano esserci dubbi, visto che Abdul Ghani Baradar, braccio destro del mullah Omar e fondatore con lui dei talebani, scalpita in questa direzione da quando gli Usa lo hanno fatto scarcerare dalle prigioni pakistane nel 2018. Baradar è così saltato direttamente dalla lista dei terroristi stilata dall'Unione europea al tavolo degli accordi di Doha, condotti in Qatar, che hanno portato al disimpegno americano in Afghanistan. Insomma, il favorito sembra essere lui e non è detto che ciò non scontenti, e parecchio, gli altri papabili in campo: Mawlavi Yaqoob, figlio del mullah Omar e Sirajuddin Haqqani, capo della potente rete Haqqani, che certamente in caso di esclusione chiederanno posti di prestigio. A dare la «benedizione» al nuovo governo dovrà essere Haibatullah Akundzada, il capo supremo del movimento, che proprio pochi giorni prima del ritiro Usa è arrivato a Kandahar, pronto a dare il suo assenso alle trattative, che sono andate avanti nel corso di un Rahbari Shura (consiglio della leadership) di tre giorni. Ad oggi, almeno sette ministri su dodici sarebbero stati scelti ma resta da chiarire, in tutto ciò, che ruolo avranno i tre «soggetti» che gli Usa hanno designato come «garanti» di inclusività e moderazione della nuova politica afgana. In campo ci sono anche, infatti, l'ex presidente Hamid Karzai, il capo dell'esecutivo della stagione della presidenza Ghani, Abdullah Abdullah e Gulbuddin Hekmatyar, signore della guerra e protagonista degli scontri, durante la guerra civile, che gli fruttarono il soprannome di «boia di Kabul». Proprio Hekmatyar aveva tenuto nei giorni scorsi una conferenza stampa «in solitaria» in cui aveva rilasciato dichiarazioni divergenti rispetto a quanto stanno attuando i talebani. Secondo Hekmatyar le donne, ad esempio, sono le benvenute nel mondo del lavoro e potranno circolare indossando il solo hijab e non il burqa. Dichiarazioni che cozzano con le donne chiuse in casa dai talebani e le giornaliste minacciate: la prima giornalista che aveva intervistato il leader dei talebani, Beheshta Argand, è fuggita in Qatar e Tolo news, il più importante canale tv, si è svuotato di donne. Tutto questo mentre i giornalisti uomini non se la passano certo meglio. Pur continuando a lavorare, sono sotto la supervisione di talebani armati di kalashnikov. Il signore della guerra ha inoltre toccato un aspetto cruciale, quello dei rapporti con l'India, assicurando al Paese - tradizionalmente amico del governo ufficiale afgano e inviso al Pakistan e ai talebani - la non ostilità. Ma gli indiani non si fidano e hanno tenuto ieri un incontro a Doha, al quale partecipavano delegazioni del governo indiano e dei talebani, sul «rapido rimpatrio dei cittadini indiani bloccati in Afghanistan». L'India ha poi voluto ricordare che «il territorio afgano non dovrà essere in alcun modo usato per attività anti indiane o terroristiche». Sulle sorti afgane pesa poi un'altra grave incognita. Secondo un rapporto del Pentagono, in Afghanistan restano almeno 2000 irriducibili dell'Isis. Gli attentati all'aeroporto di Kabul hanno fatto conoscere meglio alla comunità internazionale l'Isis-K, ramo afgano del Daesh. In questi vent'anni, alcuni dei più brutali attentati sono stati firmati dai terroristi del Khorasan, che si contendono il potere con i talebani. Il loro interesse era, e resta, quello di dimostrare l'incapacità dei taleban e il governo che andrà formandosi dovrà ancora avere a che fare con l'Isis. Infine, bisognerà capire come verrà convogliato il malcontento di chi non approva i nuovi governanti. Ogni giorno, l'insoddisfazione viene alimentata da notizie come quella della «perlustrazione aerea» su Kandahar postata dagli stessi talebani su twitter. Nel video appare un elicottero al quale è appeso un uomo. Secondo i contestatori, l'uomo sarebbe stato impiccato dai talebani e portato in volo sulla città per dimostrare cosa accade a chi si oppone al regime. Che sia vero o no, è l'indice di quanto la gente sia già stufa dei nuovi signori dell'Afghanistan.
(Ansa)
Il ministro Guido Crosetto in occasione dell'82°anniversario della difesa di Roma: «A me interessa che gli aiuti a Gaza possano arrivare, le medicine possano arrivare, la vita normale possa riprendere». Nonostante tutto, Crosetto ha ben chiaro come le due guerre più grandi - quella Ucraina e quella a Gaza - possano cessare rapidamente. «Io penso che la decisione di terminare i due conflitti sia nelle mani di due uomini: Putin e Netanyahu».