2023-10-21
Il governo ci sta: fermare i jihadisti sul Web
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi (Imagoeconomica)
Il sottosegretario Paola Frassinetti apre alla legge bipartisan sul proselitismo online, già discussa nella scorsa legislatura. Matteo Piantedosi: «Espulsi altri due immigrati estremisti». Si dimette il Guardasigilli belga: «Non ho fatto estradare il terrorista di Bruxelles».Antonio Tajani gioca di sponda con la Tunisia: «Stop barconi, accogliamo operai». Disco verde all’accordo per 4.000 lavoratori: procedure semplificate per venire in Italia.Lo speciale contiene due articoli.Con i barconi continuano ad arrivare pericolosi radicalizzati. Un paio, conferma il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, approdati in Sicilia, sono stati di recente rispediti a casa. «L’arrivo via mare ci consente di intercettare in maniera più efficace, come è avvenuto, tutti i personaggi che si dovessero presentare in quella rotta. Quest’anno almeno in due casi abbiamo intercettato personaggi che non davano affidamento, per quali ci risultava traccia di fenomeni di contiguità con organizzazioni della radicalizzazione islamica nei Paesi di provenienza: sono stati arrestati e rimpatriati».A luglio l’Ufficio immigrazione della Questura di Caltanissetta ha espulso uno straniero monitorato dalla Digos perché aveva fornito più volte false generalità. Alla fine ha rimediato anche una condanna a 4 anni per addestramento con finalità di terrorismo. È emerso che aveva mantenuto contatti con un complice dell’attentato del 2016 a Berlino. Nella relazione che ha portato alla sua espulsione viene sottolineato che «aveva avviato un percorso di adesione ideologica all’estremismo terrorista e aveva attivato la condotta di auto addestramento, con interesse particolare alle modalità pratiche di utilizzo di armi». A metà agosto, invece, è stato mandato via un tunisino segnalato come pericoloso per reati connessi al terrorismo internazionale. Era sbarcato a Lampedusa una settimana prima. Identificato, è stato ristretto nel Cpr di Caltanissetta. Poi, con la collaborazione del Consolato tunisino a Palermo, è stato rimpatriato.Ieri invece è stata avviata la procedura di espulsione nei confronti del tunisino che lunedì scorso è stato arrestato dopo aver urlato nelle vicinanze della sinagoga di Torino minacce contro gli ebrei, nonché nei confronti del responsabile del luogo di culto. «Lo straniero», ha spiegato il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, «che nella circostanza ha anche brandito un coltello contro gli agenti, è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, porto di strumenti atti a offendere, violazione delle norme in materia di immigrazione e per istigazione a delinquere per motivi di discriminazione etnica, razziale o religiosa». La radicalizzazione ormai viaggia sul web. In rete è possibile rintracciare manuali per auto addestrarsi, per fabbricare esplosivi e per usare armamenti anche di tipo militare. Inoltre è uno strumento che, come dimostrano le inchieste, i lupi solitari usano per mettersi in contatto con gli estremisti e con le grandi reti del terrore. «Il governo è molto attento alla prevenzione e la radicalizzazione via web è di certo uno dei temi che non vengono sottovalutati». Il sottosegretario all’Istruzione Paola Frassinetti conferma alla Verità che la situazione di rischio che deriva dai flussi migratori ha bisogno di essere affrontata con una certa cura. «Io mi occupo di scuola e toccando con mano il problema del cyberbullismo so che questo fenomeno ha bisogno di un’attività specifica di prevenzione. Penso che allo stesso modo la radicalizzazione sul web abbia bisogno di azioni mirate. Questo governo ha la volontà di prevenire e di contrastare la radicalizzazione violenta. In Friuli Venezia Giulia, per esempio, ci sono delle leggi regionali in cui i regolamenti attuativi che stanno per essere adottati mirano a prevenire nelle comunità straniere la violenza contro le donne, la discriminazione razziale e religiosa, ma puntano anche a sedare sul nascere le aggregazioni giovanili violente». Secondo il sottosegretario, infatti, «un certo tipo di aggregazioni giovanili viaggia anche sul web. Soprattutto per gli irregolari è l’unico modo per restare in contatto». Una relazione del Copasir firmata nel 2021 da Adolfo Urso era particolarmente mirata sul tema. «La questione, ripeto, è all’attenzione del governo e lo era già prima degli ultimi casi raccontati dalla cronaca». Nella scorsa legislatura, era stata presentata alla Camera una proposta di legge bipartisan, firmata dall’attuale sottosegretario alla Difesa Matteo Perego Di Cremnago e da Emanuele Fiano, dal titolo «Misure per la prevenzione dell’estremismo violento o terroristico e della radicalizzazione di matrice jihadista», che prevedeva anche di colpire «chiunque consapevolmente si procura o detiene materiale» di propaganda terroristica, punendolo con una pena fino a tre anni di reclusione. La legge però, dopo essere approdata una prima volta in aula nel marzo 2022 è rimasta impantanata, forse anche a causa della fine anticipata della legislatura. «Non ne conosco il testo», afferma Frassinetti, «ma se dovessero ripresentarla immagino che siano possibili ampie convergenze dalla maggioranza». Intanto il ministro della Giustizia del Belgio, Vincent Van Quickenborne, ha annunciato le dimissioni a seguito delle informazioni emerse nelle ultime ore sull’autore dell’attentato avvenuto lunedì sera a Bruxelles. La Tunisia avrebbe infatti chiesto l’estradizione di Abdesalem Lassoued il 15 agosto 2022, ma la richiesta non è stata elaborata dalle autorità. «È una colpa individuale, monumentale e inaccettabile», ha dichiarato il ministro.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/governo-fermare-jihadisti-sul-web-2666034997.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tajani-gioca-di-sponda-con-la-tunisia-stop-barconi-accogliamo-operai" data-post-id="2666034997" data-published-at="1697829232" data-use-pagination="False"> Tajani gioca di sponda con la Tunisia: «Stop barconi, accogliamo operai» Il contrasto all’immigrazione illegale, la cooperazione, ma soprattutto (e purtroppo) il ritorno della guerra in Medio Oriente. La missione del nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani in Tunisia, assieme ai ministri Francesco Lollobrigida ed Elvira Calderone, in tempi normali avrebbe dovuto essere una tappa del processo di collaborazione col Paese nordafricano nella gestione dei flussi migratori e nell’avanzamento degli aiuti economici a Tunisi previsti nel memorandum firmato assieme all’Unione europea. E invece, l’attacco di Hamas ad Israele e la presenza di numerosi ostaggi di diverse nazionalità nella striscia di Gaza, ha messo l’esigenza di una febbrile azione diplomatica per evitare ulteriore spargimento di sangue, in cima alle priorità. Tajani ha fatto ovviamente leva sugli antichi e forti legami tra lo Stato tunisino e le autorità palestinesi, per farsi prima di tutto portatore di un messaggio di pace del nostro Paese nei confronti della gente musulmana, quindi è entrato nel merito di quali sono le urgenze per evitare ora la catastrofe nell’area mediorientale e ha ribadito la visione della Farnesina per una pace duratura. «Vogliamo tutti lavorare per la pace», ha detto, «ho ascoltato con grande attenzione tutte le osservazioni e le idee del presidente Kais Saied e del ministro degli Esteri sulla questione palestinese. Vogliamo continuare ad ascoltare e confrontarci coi Paesi arabi perché insieme possiamo raggiungere l’obiettivo della pace, che per noi italiani si può raggiungere soltanto dando una prospettiva al popolo palestinese che è quella di avere un suo Stato». «La nostra idea», ha aggiunto, «è quella di continuare a lavorare per far sì che due popoli possano vivere in due Stati che si riconoscano a vicenda il diritto di Israele a esistere e quello del popolo palestinese ad avere uno Stato». Quanto alla crisi in corso e alla situazione di Gaza, Tajani ha ribadito che «il nostro appello a tutti è sempre di rispettare i diritti umani, di rispettare il diritto internazionale e tenere al di fuori di qualsiasi iniziativa militare la popolazione civile, da una parte e dall’altra». «L’Italia», ha detto ancora, «continua a lavorare affinché non ci sia un allargamento del conflitto, chiediamo la liberazione degli ostaggi e ci auguriamo e lavoriamo perché possa essere aperto il valico di Rafah e possano arrivare i rifornimenti alimentari e medicine per il popolo palestinese a Gaza e anche che possano uscire dalla Striscia i nostri concittadini che in alcuni casi hanno doppia cittadinanza italiana e palestinese». In particolare, Tajani si è augurato che «tutti insieme si possa lavorare per far uscire anche i nostri 12-15 italiani che sono nella Striscia di Gaza». Ma la parte già da tempo impostata, rispetto a questa visita, era quella relativa al contrasto agli sbarchi illegali: «Abbiamo una visione comune», ha detto il nostro ministro degli Esteri, «e la collaborazione nella lotta contro i trafficanti di esseri umani sta dando risultati positivi, ma l’Italia ha bisogno di lavoratori regolari qualificati ed ecco perché oggi abbiamo firmato un accordo per incrementare di 4.000 presenze in Italia i lavoratori tunisini». «L’obiettivo», ha aggiunto, «è favorire i flussi regolari e fermare quelli irregolari. Condividiamo con la Tunisia una forte preoccupazione per i flussi migratori e per l’azione dei trafficanti di esseri umani che sfruttano la sofferenza di persone che non riescono a vivere nel loro Paese». Nella fattispecie, l’accordo firmato a Tunisi prevede la possibilità, ogni anno, per 4.000 lavoratori qualificati tunisini di venire in Italia con procedure semplificate, a fronte però di una più stretta collaborazione tra i due governi nel contrasto alle partenze delle imbarcazioni e nei rimpatri.