2023-04-16
Almeno siano cancellate le sanzioni
Dopo aver chiuso il Paese, Giuseppe Conte rinviò le imposte, senza eliminarle. Un errore che ricade sul governo Meloni. Il quale potrebbe eliminare la mora dai pagamenti.L’Agenzia delle entrate sta cominciando ad inviare le cartelle per chi non ha pagato nel 2020 e l’acconto di novembre del 2020 sulle tasse del 2021. I momenti in assoluto più terribili in pieno Covid. Chi aveva un lavoro, allora campava con la cassa integrazione, ma in molti non lavoravano e dovevano comunque affrontare le spese per gli esercizi commerciali come, ad esempio, quella più assurda sull’immondizia che si trovarono a dover pagare pur stando chiusi. Logica avrebbe voluto che in quel periodo le tasse fossero cancellate. Ma Giuseppe Conte, dopo aver chiuso il Paese, e Roberto Gualtieri, allora ministro dell’Economia hanno scelsero un’altra via, più complessa: rinviarle. Un altro errore finanziario che, insieme 110%, Reddito di cittadinanza e altri bonus vari, ricade sul governo Meloni. Insomma, molti non pagarono le tasse semplicemente perché non avevano i soldi per poterlo fare, non per evadere o, se volete, per una forma particolare di evasione, quella per la sopravvivenza. Per imporre il dovere di pagare le tasse ci vuole, prima di tutto, che il contribuente abbia i denari per poterlo fare. Prima di qualsiasi altra considerazione, questa è e rimane, a norma di Costituzione, la considerazione regina di tutte le altre: riduzione delle medesime tasse, condoni (in questo caso era doveroso, ora è praticamente impossibile) e cose del genere. Cosa porta all’invio delle cartelle esattoriali ai cittadini contribuenti? L’attività di accertamento fiscale, che consiste nel verificare se qualcuno non ha pagato le imposte che gli era stato intimato di pagare. Ad esempio, a chi ha redatto male la Dichiarazione dei redditi, a coloro che, pur avendola presentata correttamente, poi non hanno pagato le rate e gli acconti per l’anno dopo. Sul sito dell’Agenzia, c’è scritto che tale attività è una normale attività amministrativa «il cui fine è indicato all’art. 53 della Costituzione con la necessità di garantire che tutti contribuiscano alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva». Ottimo, non fa una grinza: chi ha di più paga di più, chi ha di meno paga di meno, chi non ha nulla non paga nulla, no? Anche perché la citata capacità contributiva vuol dire accertare che i cittadini siano in grado, abbiano capacità, di pagare le tasse e in che misura.È qui che casca l’asino, anzi stramazza al suolo. Chi si è incaricato di accertare quale fosse il reddito? Ma soprattutto, chi è incaricato di accertare di quale reddito disponesse quello specifico contribuente prima di inviare la cartella esattoriale per accertarne, appunto, la capacità contributiva? Nessuno, anche perché nel Regolamento della medesima Agenzia c’è esplicitamente scritto che da questa attività è esclusa qualsiasi tipo di discrezionalità e «vieta di prendere in esame altre situazioni, ad esempio le difficoltà del creditore ed impone di incassare l’intera somma dovuta». Ma allora che accertamento è? Altro che articolo 53 della Costituzione, sembra più un palese tradimento di quell’articolo e, quindi, di uno dei principi più rilevanti della nostra costituzione fiscale. Cosa vuol dire accertare la capacità contributiva senza tenere conto della situazione concreta del contribuente al momento di dover pagare? Occupato o disoccupato, in cassa integrazione o a stipendio intero, con qualche reddito o senza alcun reddito, composizione della famiglia numerica e livello di introiti realmente nella disponibilità di quella famiglia o anche di un contribuente single, non fa differenza. Ha pagato? Ha compilato bene? E allora paghi. Capite che esigere che tutti paghino le tasse per l’anno terribile del Covid e pure l’anticipo dell’anno dopo è pura follia e c’è anche qualche profilo di incostituzionalità. Non è un accertamento analitico contribuente per contribuente, ma un accertamento sulla presunzione che tutti, in quel momento, potessero contare su di un reddito.Tra l’altro, siamo venuti a sapere che gli oneri per chi pagherà entro 30 giorni saranno del 3% (multa più oneri accessori), per quelli che pagheranno dopo un mese saranno del 10%. Roba pesante, ma del resto, ora, cosa si può fare? Non un condono, non ci sono i soldi. Forse si potrebbero, verificata la fattibilità finanziaria, tagliare almeno le sanzioni, in un certo senso condonare le sanzioni. L’obiettivo è certamente più realistico, anche se non certo risolutivo. In fondo è come se si comminasse una pena a un contribuente che ha commesso l’illecito perché non poteva far altro per continuare a campare. Cioè si colpisce chi non ha né colpa né peccato.E comunque, prima o poi sarà ora di mettere mano a questa storia dell’accertamento presunto per arrivare verso un accertamento analitico, cioè che sia fatto situazione per situazione concreta, un accertamento reale.