2021-07-28
Il governo ora pensa all’obbligo per i prof. Ma Bianchi ammette: «Immune già l’85%»
Parte l'offensiva sulla scuola. La Gilda: «Dibattito fuorviante» I presidi alzano il tiro: «Alunni in classe solo dopo la puntura».Nella primavera del 2020 fu il runner solitario il grande capro espiatorio dell'isteria politica e mediatica, allora focalizzata sul lockdown. In tempi di green pass e di obbligo vaccinale indiretto e surrettizio, il grande nemico da esporre alla rabbia collettiva sarà forse l'ultimo bidello non vaccinato.Ma prima di arrivare al personale scolastico, è il caso di pensare ai ragazzi. Come La Verità spiegava ieri, mezza Europa invita alla cautela rispetto alla vaccinazione per bambini e adolescenti. Già mesi fa il nostro giornale, riportando le ricerche di Mario Menichella per la fondazione Hume guidata da Luca Ricolfi, aveva dato conto di un «punto di break even»: sopra i 25-30 anni vaccinarsi è certamente vantaggioso (i rischi legati al vaccino sono senz'altro inferiori ai rischi delle conseguenze del Covid). Sotto quel limite di età, invece, le cose cambiano. Spiegava Menichella: «Il rischio di morte per Covid si abbassa - e davvero di molto - al diminuire dell'età dei contagiati. Purtroppo, come abbiamo imparato nel caso delle trombosi legate ai vaccini, non altrettanto si può dire del rischio di morte per gli effetti collaterali. Pertanto, a un certo punto i due rischi si equivalgono, e ciò avviene grosso modo intorno ai 25-30 anni, come mostrato in un'analisi che ho reso pubblica a marzo e come in seguito ammesso ufficialmente anche dall'Ema».Ciononostante, ieri il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, è tornato a chiedere un obbligo generalizzato, ragazzi inclusi: «Oltre al personale scolastico, serve anche l'obbligo di vaccino per gli studenti che possono farlo. Ma bisogna anche valutare tutte le possibilità riguardo alle alternative per i non vaccinati. Se questi ultimi dovessero essere una percentuale significativa, una delle alternative potrebbe essere la Dad ma vorremmo capire come fare per evitare disparità di trattamento». E speriamo davvero di aver compreso male: perché un'interpretazione possibile di queste parole potrebbe aprire la strada a una soluzione surreale, e cioè non consentire l'accesso alle aule (tenendoli a casa) agli alunni non vaccinati. C'è da augurarsi che un'ipotesi del genere venga rapidamente chiusa in un cassetto. Per il resto, va ricordato che il generale Francesco Paolo Figliuolo ha fissato per il 20 agosto la data per ricevere dalle Regioni i dati su docenti e personale scolastico vaccinato e non. A onor del vero, l'enfasi politica e mediatica sembra francamente fuori luogo, visti i dati elevatissimi di vaccinazione. È stato lo stesso ministro Patrizio Bianchi a fornire le cifre: «Dati alla mano, il personale scolastico è vaccinato all'85,5%, seppure con grandi differenze regionali. Ma il dato è alto. Tuttavia al di là di questo continuiamo a fare un appello a tutti per vaccinarsi». Bianchi ha anche precisato che l'85,5% va inteso «su base nazionale, con Regioni che hanno raggiunto il 100% come la Campania e il Friuli». Che altro si vuole? Inseguire con la siringa l'ultimo bidello non vaccinato? Tra l'altro ieri il ministro ha visto i sindacati. E in quella sede Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, ha definito «fuorviante» il dibattito sull'obbligatorietà della vaccinazione per i docenti. «Se vogliamo davvero mettere la Dad in soffitta», ha proseguito, «non possiamo ridurre la questione soltanto a questo aspetto, soprattutto se consideriamo che la percentuale di insegnanti immunizzata è molto elevata».Non si unisce al coro pro obbligo nemmeno Matteo Salvini. Intervistato a Morning news su Canale 5, il leader della Lega è stato chiaro nel non esporre i ragazzi ad alcuna obbligatorietà, tanto quanto nel preferire - per il personale - la via del convincimento: «Obbligare i bimbi di 12-13 anni a vaccinarsi è l'ultimo dei miei pensieri». Quanto ai docenti non vaccinati, «bisogna spiegargli che rischiano la vita, bisogna informare, educare, accompagnare. Ma sono contro le multe, le costrizioni, gli obblighi e i divieti». Salvini a parte, la sensazione è che il grosso del ceto politico sia in cerca di armi di distrazione di massa. È certamente più facile (e politicamente redditizio) scatenare la caccia all'untore, anziché mettere mano a una serie di attività su cui il secondo governo di Giuseppe Conte fallì (preferendo occuparsi di banchi a rotelle), ma sulle quali lo stesso esecutivo di Mario Draghi non sta certo fornendo prove brillanti. Ecco i cinque punti chiave. Primo: occorre prevedere turni la mattina e il pomeriggio (ma ad aprile 2020 proprio i presidi furono contrari). Secondo: bisogna organizzare delle «bolle», cioè gruppi al massimo di 12-15 studenti, se possibile con gli stessi insegnanti. Terzo: occorre scaglionare gli ingressi e le uscite, adeguando i relativi trasporti. Quarto: occorre un'attività (anche in collaborazione con le scuole paritarie) per reperire più aule. Quinto: occorre non solo un'intesa tra trasporto pubblico e privato per potenziare il numero dei bus, ma bisogna anche, con realismo, riaumentare la capienza autorizzata per i mezzi di trasporto (il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, suggerendo di migliorare gli impianti di aerazione, ha proposto di risalire verso l'80%). In mancanza di passi concreti in queste direzioni, resta solo lo sport della caccia mediatica al non vaccinato. Ma i «cacciatori» facciano attenzione: che contraccolpo mediatico ci sarà in caso di evento avverso nella vaccinazione di un minore? Speriamo di non dover tornare a parlare di una tragica evenienza di questo tipo.