2021-06-13
Gli ultrà delle chiusure non mollano. «A ottobre torneremo in lockdown»
Roberto Burioni gufa ancora contro il ritorno alla normalità: «Si stanno creando le premesse per richiudere tutto». Per Roberto Speranza, i virostar e certa sinistra la ripartenza è intollerabile. Ma stavolta non ci faremo blindare.Lockdown a colori, laggiù in fondo c'è questo. Ancora una volta, con lo stesso copione di sempre. Benvenuti nella psicosi italiana. Facile prevedere le prossime mosse alla fine dell'estate: aumento infinitesimale dei contagi, vaccini contestati, immunità di gregge non raggiunta, autunno di polemiche, chiavistelli istituzionali e virologi in passerella «per salvare il Natale». Di nuovo, stucchevoli, perversi, a vaticinare fra gli applausi del popolo da divano che già tifa per la quinta ondata. Mentre la vita si riprende a fatica il suo posto dentro le teste e i cuori delle persone, ecco che la linea di Roberto Speranza si fa largo, prima subdola e poi imperiosa: richiudere. Lo ha anticipato Roberto Burioni su Twitter senza neppure gli airbag della prudenza: «Direi che si stanno creando tutte le premesse perché la gente inizi a diffidare dei vaccini rifiutando la vaccinazione. E a causa dell'alto numero di non vaccinati a ottobre richiudiamo tutto». Leggi e avverti come colonna sonora i tappi di champagne che saltano. La rockstar cotonata degli scienziati rigoristi almeno ha un pregio, quello di avere spiattellato con la delicatezza di un Wolfgang Schäuble del virus la problematica sul tavolo. Voce del verbo richiudere.C'è anche la motivazione, più approfondita e in tre tempi, pubblicata su Medical Facts dallo stesso professore. Primo: «I vaccini, un miracolo della scienza, ci potrebbero permettere di tornare alla nostra cita di sempre. Questo non potrà accadere se non vaccineremo i più giovani». Secondo: «Un vaccino, come ogni farmaco, comporta dei rischi. Quello che può andare bene per un uomo di 70 anni può non andare bene per una ragazza di 20». Terzo: «Farsi iniettare un vaccino è un atto di fiducia. In questi giorni, a causa di una comunicazione scellerata da parte delle istituzioni e delle aziende, questa fiducia si sta perdendo e nel vuoto che viene lasciato da questa intollerabile latitanza risuonano mille opinioni, mille pareri e pure mille sciocchezze». In attesa di sapere se si sta rivolgendo anche ai suoi colleghi e ai media che lo ospitano tutti i giorni, ecco il gran finale: «Se la gente non si vaccinerà a sufficienza avremo solo due alternative. Rimanere in questo incubo o obbligare la gente a vaccinarsi».Rimanere in questo incubo è la minaccia di una categoria che in 15 mesi non ha fatto mezzo passo avanti rispetto a Galeno. Lavatevi le mani, state in casa e sperare in Big Pharma. Il Medioevo è qui. Un Medioevo digitale che vorrebbe lasciarci solo la libertà di tifare la Nazionale. Da domani 40 milioni di italiani sono in zona bianca, ma lo stupefacente risultato ottenuto dal combinato disposto generale Francesco Figliuolo-Regioni rapide e virtuose-cittadini responsabili, evidentemente dà fastidio a tre categorie che ancora imperversano: il ministero della Salute e il Cts, sorpassati dalla tenacia della parte migliore del Paese; i virologi da prime time che temono di tornare nella penombra della scena e la micidiale sinistra chiusurista. Lo ha scritto a chiare lettere Speranza nel suo inutile libro: «Dopo tanti anni controvento, per la sinistra c'è una nuova possibilità (grazie alla pandemia, s'intende - ndr) di ricostruire un'egemonia culturale». Quella della Ddr in versione Alessandro Gassman, con il vicino di casa da denunciare. Da parte della casta sanitaria sembra esserci un gran desiderio di far rullare i tamburi: «A ottobre richiudiamo tutto». Una proposta oscena di chi vuole l'Italia in ginocchio. E invece a ottobre non si richiude niente perché la sanità, l'economia, la scuola, il commercio, la produttività, gli artigiani, le generazioni del lavoro, del sudore e della libertà non accetteranno ancora una volta il ricatto. I vaccini ci sono, le fasce a rischio sono in via di immunizzazione, le cure snobbate per mesi dall'Iss e mai protocollate funzionano. Chi agita lo spettro della psicosi è doppiamente responsabile. Non si tratta semplicemente di rimandare al mittente l'anatema dell'ospite fisso di Fabio Fazio, ma di mettere a fuoco una tendenza. Di smascherare un sistema, magari involontario ma pervasivo per via televisiva. Andrea Crisanti e Massimo Galli non si sono mai arresi. Avevano ricominciato un mese fa, mentre una ventata di ottimismo portava milioni di italiani negli hub vaccinali, a seminare il germe della negatività. Crisanti (a Breakfast Club su Radio Capital, non a un convegno del Mit di Boston): «Le riaperture saranno irreversibili ma ci sarà un prezzo da pagare di cui tenere conto. I numeri non giustificano le decisioni del governo. Quanti morti di Covid-19 siamo disposti a tollerare?». Galli fin da maggio diceva: «Abbiamo messo il carro davanti ai buoi senza avere abbastanza vaccini sul carro». Poi a Lilli Gruber e non in un confronto con Anthony Fauci: «Avevo torto ad essere catastrofista? Mi auguro sia così, ma vediamo come vanno le cose in prospettiva». Una depressione permanente, fino alla sentenza di Fabrizio Pregliasco (a Un giorno da pecora su Radio1, non in un articolo per Science) che annuncia di fatto la maledizione incombente: «Se andrà bene saremo fuori dalla pandemia fra un paio d'anni, dovremo adattare i vaccini alle varianti, ci sarà una convivenza endemica». E pone il traguardo al 2023. Come se l'epidemia prolungata ai tempi supplementari fosse una scelta istituzionale pretesa dalla casta dei camici, il destino di un Paese al bivio: o assistiti dallo Stato o morti. E allora sentite questa: a ottobre dovrete usare l'esercito. Non per vaccinarci, ma per rinchiuderci.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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