2019-11-11
Adolfo Urso: «Gli stranieri ci colonizzano. E chi governa è connivente»
Il senatore di Fdi: «Sull'Ilva mix letale tra postcomunisti e 5 stelle fan della decrescita. Conte? Stessa parabola di Renzi: da avvocato del popolo ad avvocato dei poteri forti».Adolfo Urso, presidente di fondazione Farefuturo, è stato viceministro con delega al Commercio estero durante i governi Berlusconi II e III. Oggi è senatore di Fratelli d'Italia e vicepresidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, quello che alcuni giorni fa ha ascoltato Giuseppe Conte sullo Spygate. Il confronto che c'è stato al Copasir è secretato, ma a Urso abbiamo chiesto un giudizio politico.Senatore, l'ha convinta la difesa di Conte nel caso Mifsud?«Come vicepresidente del Copasir posso esprimermi solo al termine delle audizioni in corso e nelle sedi appropriate; come cittadino posso assicurarle che mi farei difendere dall'avvocato Conte, ove ne avessi bisogno...».E del presunto conflitto d'interessi che idea s'è fatto? È praticamente certo che quando firmò il parere per Fiber 4.0, Conte sapesse di essere in lizza per la premiership.«Questo era già noto a tutti, non solo a Conte; per altro la procedura per il ricorso alla golden power era già stata attivata prima della richiesta del parere legale».I sondaggi dicono che la fiducia degli italiani nel presidente del Consiglio sta calando vertiginosamente.«Conte segue la stessa parabola di Matteo Renzi».Cioè?«Renzi era il Rottamatore nel nome di cittadini e imprese, poi con lo scandalo banche s'è tramutato nel difensore dei poteri forti». E Conte?«Agli occhi di tante persone s'è trasformato da avvocato del popolo in avvocato dei poteri forti. Sarà un caso, ma non si parla più di commissione d'inchiesta sulle banche, da quando esiste l'asse Conte-Renzi-Gentiloni».Il presidente del Consiglio è diventato amico delle banche?«Trovo significativa la mancata risposta del premier all'“avvocato in mutande" che, qualche mese fa, da un balcone di Napoli, gli aveva chiesto perché il governo non prende in esame la mia proposta di legge sui crediti deteriorati. Uno scandalo che mette a rischio usura oltre 1 milione e 200.000 persone».Tornando a Renzi: sull'Ilva, i suoi avevano votato per l'abolizione dello scudo penale. Poi hanno fatto passare la battaglia per un suo ripristino come una loro iniziativa. Che ne pensa?«Che Renzi s'è impaurito dell'ipotesi di elezioni anticipate. E ha fatto una brusca retromarcia. È grave che la sinistra italiana, su un tema così cruciale per il Paese, abbia ceduto subito ai ricatti ideologici dei 5 stelle».Che intende?«Il caso Ilva è molto più grave del caso Tav, sul quale la Lega seppe fare da argine. E allora Conte ebbe l'intelligenza di rivolgersi al Parlamento, isolando di fatto i 5 stelle».Bisognava fare lo stesso?«La sinistra, se avesse avuto lo stesso senso dello Stato che mostrò la Lega sul caso Tav, avrebbe dovuto portare il dossier Ilva e la questione dello scudo penale in Aula».Il vero motivo per cui Arcelor Mittal s'è sfilata è il piano lacrime e sangue da 5.000 esuberi.«Può anche essere. Io lo avevo denunciato in Parlamento. Ma era chiaro a tutti che non bisognava fornire alcun alibi ad Arcelor Mittal. Se questi volevano scappare dalla stanza, sopprimendo lo scudo penale i governi Conte hanno dato loro le chiavi. È un danno reputazionale gravissimo per l'Italia: ci confermiamo Paese inaffidabile».Però non è tutta colpa dei governi Conte. La politica industriale è una grande assente da decenni in Italia.«È vero. E il caso Ilva chiama in causa proprio i nuovi alleati dei 5 stelle».Perché?«Le decisioni sull'Ilva risalgono al 2012. La gestione commissariale è costata 3 miliardi e 300 milioni allo Stato. Il nuovo governo Conte, in questa come in altre crisi, come Whirlpool, ha messo insieme i responsabili delle decisioni sbagliate del passato, cioè il Pd, con i responsabili degli errori di oggi, cioè i 5 stelle».Una sintesi dei peggiori?«Una sintesi tra una cultura industriale fuori tempo, di derivazione comunista e una cultura che è addirittura anti industriale».La famosa decrescita felice.«Che diventa infelice, fatta di disoccupazione e nuove povertà».Sulla manovra i giallorossi si sono scannati, anche con il contributo di Renzi. Che però venerdì ha messo le mani avanti: andiamo avanti fino al 2023, eleggiamo il nuovo capo dello Stato. Dureranno?«Non si può durare a dispetto dei numeri, della ragione, dell'economia e del Quirinale. Andranno in crisi prima».Fratelli d'Italia ha ormai superato il muro delle due cifre. L'Umbria è stata un successo. In Emilia Romagna la battaglia sarà più dura. Come la vede?«In Umbria abbiamo staccato i 5 stelle. In Emilia Romagna li doppieremo. Si vede l'effetto Meloni».Essere positivi aiuta. Ma il vero avversario è il Pd. E l'Emilia Romagna di Stefano Bonaccini non è messa male come l'Umbria…«Anche in Emilia Romagna il centrodestra la spunterà, perché l'ondata si accresce ogni giorno di più. Roberto Gualtieri segue le orme di Vincenzo Visco senza averne le competenze professionali. La politica economica del governo sta danneggiando gli interessi del tessuto produttivo emiliano».S'è visto con la plastic tax.«Certo, è un esempio su tanti. Un provvedimento che serviva a cavare fuori risorse spacciandole per misura ecologica, ma che colpiva le imprese dell'Emilia Romagna. Non esiste più il vecchio Pci. Quello almeno conosceva il territorio».Lei diceva che l'Italia si è fatta la fama di Paese inaffidabile. Un altro ambito nel quale il Paese mostra una condotta oscillante è quello dei rapporti con Usa e Cina. Dobbiamo scegliere Washington come contrappeso all'Ue, o Pechino per le opportunità economiche di Via della seta e 5G?«I 5 stelle cercano di fare il doppio gioco. Non è questa la strategia».Qual è invece?«Bisogna cominciare da una riflessione sulla centralità dell'Italia».In che senso?«Tutti i nuovi conflitti del pianeta passano per il nostro Paese». Ad esempio?«Siamo il confine tra Occidente e Cina, visto che i porti italiani sono il terminale della Via della seta. E il controllo delle nostre telecomunicazioni è fondamentale, perché siamo una finestra sulla Nato».Poi?«Da qui passano il conflitto planetario tra Sud povero e Nord ricco; il conflitto sulla natalità tra Europa e Africa, i continenti meno prolifico e più prolifico; il fenomeno migratorio; la frontiera tra islam e cristianità; le relazioni con la Russia, se è vero che Mosca è la Terza Roma, che aspira a un affaccio sui Balcani e con la quale l'Italia ha spesso fatto da cerniera in Europa».Tutto vero. E allora?«C'è bisogno di una classe dirigente consapevole di questa nostra centralità, del nostro destino. E capace di perseguire l'interesse nazionale con forte unità d'intenti».Fino a pochi anni fa «interesse nazionale» era una parolaccia.«Oggi è chiaro a tutti quanto sia importante. Ancor più nell'epoca della globalizzazione».Questa classe dirigente lungimirante manca?«La situazione di oggi è quella del Medioevo: anziché sfruttare la nostra centralità per affermare il ruolo decisivo dell'Italia, siamo guidati da personaggi che fanno da proconsoli a questo o quell'altro potentato straniero».Vuole dire che il Pd è proconsole della Francia e il Movimento 5 stelle della Cina?«Anche i rapporti ufficiali di sicurezza nazionale presentati dagli ultimi governi in Parlamento confermano che corriamo il rischio di una colonizzazione economica da parte di attori stranieri. E certamente i due Paesi alla testa di quest'operazione predatoria sono Francia e Cina. Con ciò torniamo al caso Ilva».Perché?«Mi stupisce che al Pd sfugga questo: l'eccellenza del nostro settore metalmeccanico è stata determinata da quella dell'industria siderurgica. Ma se cade questa, escono fuori mercato molti settori produttivi italiani oggi sottoposti alla competizione globale: auto, cantieristica, elettrodomestici, macchine utensili, costruzioni. Anche questo rientra nel capitolo “guerra economica"».Ci espone alla colonizzazione?«Nella nostra Penisola si è svolta una feroce competizione tra multinazionali indiane per conquistare, o per impedirsi reciprocamente di conquistare, le centrali siderurgiche italiane: Taranto, Terni, Piombino. Non a caso le due cordate coinvolte nel caso Ilva sono indiane».Quindi all'Italia manca ogni senso di strategia?«Pensi che 20 anni fa la Francia ha istituito un dipartimento ministeriale per la guerra economica».La guerra economica?«Sì. Attenzione: “guerra", mica “difesa". Noi mettiamo in campo una serie di iniziative per la “difesa" del made in Italy. Loro si preparano alla “guerra", quindi all'aggressione, alla conquista».Noi siamo impreparati?«Da anni si sta combattendo una guerra economica globale tra potenze europee, asiatiche e d'Oltreoceano, di cui l'Italia, i suoi brevetti, la sua tecnologia, la sua scienza, nonché i suoi dati - la chiave del mondo moderno - sono la principale preda. E ciò accade con la connivenza e nell'ignavia dei governi che si sono succeduti».
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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