2022-12-01
Gli scudieri del Pd scoprono la sanità malata
In un decennio tagliati 37 miliardi, però gli «Speranza boys» scoprono solo con l’attuale governo i ritardi per i malati gravi, la carenza nei ricoveri e il deficit di personale in corsia. Prima non se ne preoccupavano.Repubblica ha scoperto che in Italia la sanità non funziona. Ieri infatti, il quotidiano di casa Agnelli, forse per non essere costretto a titolare sui falsi in bilancio della Juventus, apriva il giornale con un titolo a tutta pagina: «Costretti alla Sanità privata». Il sommario era ancora più esplicito: «Le lunghe liste di attesa nelle strutture pubbliche fanno saltare una prestazione su cinque. E i malati sono spinti a pagare esami e visite». Sì, all’improvviso, dopo un solo mese di governo Meloni, a Largo Fochetti dove ha sede la storica testata fondata da Eugenio Scalfari si sono accorti dell’emergenza ospedali. Quando al ministero della Salute c’era Roberto Speranza, e le liste di attesa non erano certo inferiori ma semmai più lunghe a causa del Covid, a nessuno in redazione era venuto in mente di controllare il tempo richiesto per una visita oncologica o per un esame cardiologico. Certo una dimenticanza, dovuta all’incalzare degli eventi, elezioni di fine settembre comprese. Ma poi, una volta insediato il nuovo Parlamento e fatto il governo di centrodestra, ecco spuntare una puntuta diagnosi sullo stato di salute del nostro sistema sanitario, con i ritardi per i malati gravi, la carenza di posti letto e il cronico deficit di personale in corsia. Mancano migliaia di medici e ancor più infermieri e le responsabilità di certo non sono di chi si è insediato poche settimane fa a Palazzo Chigi, anche se criticando la manovra i giornaloni, compresa La Repubblica, non hanno mancato di osservare che il governo ha stanziato «appena» 2 miliardi per far fronte alle esigenze del settore. Le colpe infatti vengono da lontano, anche se il giornale di casa Agnelli non ne fa menzione. Alla lacuna dunque provvediamo noi, passando in rassegna le finanziarie degli ultimi anni. Se non ci sono anestesisti e rianimatori, se i virologi stanno più in tv che in reparto, se i posti letto sono calati invece di aumentare e i pronto soccorso sono sguarniti, si devono ringraziare i governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni. Tanto per fare nomi, cognomi e cifre, il primo che merita un pubblico riconoscimento è l’ex rettore della Bocconi, Mario Monti, il quale appena giunto a Palazzo Chigi, con la scusa della spending review, si diede da fare con le forbici oltre che con le tasse. Risultato, in un colpo solo procedette con un taglio lineare dei costi per 6,8 miliardi, con un blocco del turn over (cioè chi andava in pensione o si dimetteva non veniva sostituito) e la cancellazione di 27.000 posti letto. Un’opera proseguita da chi è venuto dopo il senatore a vita, ossia Enrico Letta e Matteo Renzi. Secondo la fondazione Gimbe, tra il 2011 e il 2015 la Sanità ha visto sparire 25 miliardi, che si sono tradotti in una contrazione di servizi e personale. Non è finita, per rispondere alle richieste di Bruxelles, Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte hanno sacrificato sull’altare del rigore altri 12 miliardi. In totale, dunque, il taglio in un decennio è stato di 37 miliardi. Le sforbiciate più rilevanti, come detto, sono avvenute quando alla guida dell’esecutivo c’era il trio Lescano del Pd, ossia Letta, Renzi e Gentiloni: una botta da cui gli ospedali non si sono tuttora ripresi. E però a Repubblica si sono accorti dell’emergenza sanitaria solo ora che il Partito democratico è all’opposizione e Roberto Speranza non è più l’inamovibile ministro che ci voleva tutti in lockdown. Quando l’ex assessore all’urbanistica di Potenza (messo a occuparsi della salute degli italiani per sinistri meriti speciali) era ai vertici del ministero, a nessuno è venuto in mente di controllare quanto lunghe fossero le liste di attesa e quanti interventi fossero rinviati. Beh, provvediamo noi: nel 2020, a causa del Covid ma non solo, sono stati disposti 2,5 milioni di ricoveri in meno e 1,7 milioni di mancate prestazioni in day surgery e day hospital. Per non parlare di visite ed esami saltati, di rinvii diagnostici e di prestazioni, come le cure per disturbi mentali, cancellate. Sì, fino a ieri le condizioni di salute del nostro sistema ospedaliero erano pessime, ma curiosamente nessuno se n’è preoccupato. Anzi, Speranza era il migliore ministro che ci potesse capitare in sorte. Un argine contro la barbarie. Una garanzia a tutela delle linee guida dell’Oms. Peccato che con qualche anno di ritardo la verità stia emergendo. Tuttavia, avremmo un suggerimento per i colleghi di Repubblica: invece di titolare «Costretti alla Sanità privata» perché non scrivere «Costretti a curarci dai danni di questi signori»? Magari con tanto di istantanee di premier e ministri a cui dobbiamo dire grazie per il disastro attuale.