2021-04-12
I silenzi di Speranza su Arcuri e respiratori
Dopo le mascherine di Domenico Arcuri, i respiratori di Angelo Borrelli. Il primo era il commissario all'emergenza Covid, colui che secondo Giuseppe Conte ci ha consentito di diventare un esempio in Europa per la gestione della pandemia.Il secondo era il capo della Protezione civile, un altro che per l'ex presidente del Consiglio ha dato un contributo fondamentale a farci conquistare il primato dei Paesi che hanno reagito meglio al Coronavirus. Di entrambi tuttavia, si può dire per lo meno che si sono rivelati maldestri. L'amministratore delegato di Invitalia perché ha aperto la porta della struttura da lui guidata a una combriccola di affaristi che con le forniture di mascherine ha guadagnato decine di milioni. L'altro, cioè l'ex revisore dei conti trasformato in organizzatore di pronto intervento, perché mentre suonava la marcia trionfale cinese non si è accorto che i respiratori appena arrivati non funzionavano. In entrambi i casi, su Arcuri e Borrelli toccherà ad altri esprimersi per accertare se qualche cosa non abbia girato per il verso giusto e se qualcuno se ne sia approfittato. Per quanto ci riguarda, possiamo solo ringraziare Mario Draghi di aver rimosso in tutta fretta tutti e due, spedendoli a occuparsi d'altro. Per capire che non erano persone da mantenere al loro posto non serviva molto, bastavano un po' di buon senso e un poco di coraggio: due qualità che mancano al predecessore dell'ex governatore della Bce, oggi aspirante leader dei 5 stelle.Ma a proposito di carenze, segnaliamo che anche Roberto Speranza, ministro della Salute sia nel precedente che nell'attuale governo rivela qualche lacuna, se non dal punto di vista decisionale per lo meno da quello di parola. Nei giorni scorsi abbiamo raccontato le accuse che il pm di Bergamo muovono a Ranieri Guerra, rappresentante italiano ai vertici dell'Organizzazione mondiale della Sanità. Secondo i magistrati, il suddetto si sarebbe dato da fare per imboscare il rapporto con cui si segnalavano errori e ritardi nella gestione della pandemia. Siccome la Procura indaga per scoprire se qualcuno ha mancato al proprio dovere, lasciando che il virus dilagasse e l'Italia contasse decine di migliaia di morti, la relazione nascosta è di vitale importanza e che qualcuno abbia provato a farla sparire non è cosa certamente secondaria. Il tribunale stabilirà, quando la faccenda approderà davanti a un giudice, se siano stati commessi reati, tuttavia già ora, sulla base delle intercettazioni, si può dire che il comportamento di Ranieri Guerra non sia stato dei più trasparenti e da Speranza ci saremmo aspettati un intervento, quanto meno per sollecitare un passo indietro del funzionario.Il silenzio sul caso stupisce, perché un ministro non può chiudere un occhio, anzi tutti e due, su un alto dirigente che cerca di «emendare» un documento, intervenendo a gamba tesa su chi lo ha scritto. Ma ancor di più ci colpisce che Speranza non faccia un plissé davanti alla notizia di un coinvolgimento nell'operazione bavaglio di altri due suoi stretti collaboratori, tra i quali il presidente dell'Istituto superiore di sanità e il capo di gabinetto del ministero. Si tratta di persone con cui il numero uno della Salute lavora fianco a fianco ogni giorno e che dovrebbero essere di assoluta sua fiducia, ma leggendo i messaggi che i magistrati hanno trovato sul telefonino di Ranieri Guerra, più che impegnati nella guerra contro il Covid, come sarebbe stato giusto che fosse, paiono darsi da fare perché nulla trapeli del famoso rapporto sulla mancata preparazione dell'Italia di fronte alla pandemia. Che, mentre gli italiani erano rinchiusi in casa, spaventati dagli effetti del virus, qualcuno lavorasse per insabbiare ciò che era ritenuto scomodo per il governo non è notizia da poco, soprattutto non è un fatto che si possa digerire senza fiatare. Speranza ha il dovere di parlare e in particolare di fare chiarezza. Nell'interesse di chi lavorava il suo capo di gabinetto? Per quello degli italiani o nel nome di altri? E in questo secondo caso, chi sono questi altri? È evidente che Speranza non può cavarsela tacendo. Anni fa, quando crollò il Ponte Morandi, l'allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte disse che il Paese non poteva aspettare i tempi della giustizia e si sa come l'impegno sia finito. Ora che vuole fare il ministro? Lasciare che il tempo passi nella convinzione che prima o poi l'opinione pubblica se ne scordi? Beh, stia tranquillo, noi contribuiremo a ricordare che un chiarimento per ciò che è successo è necessario.Ps. Oggi pubblichiamo un documento da cui risulta che della fornitura di respiratori si era interessato Massimo D'Alema, che se non sbagliamo oltre ad essere sponsor di Arcuri e di Conte è anche un esponente del partito di cui è segretario lo stesso Speranza. Anche su questo forse è urgente un chiarimento. A che titolo l'ex premier ed ex ministro degli Esteri è intervenuto in questa faccenda?
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