2021-08-19
Gli islamisti sparano sulla folla, morti e feriti
(MARCUS YAM / LOS ANGELES TIMES/Getty Images)
I sedicenti «studenti coranici» annunciano ufficialmente la nascita dell'Emirato e reprimono nel sangue le prime ribellioni. Scene strazianti all'aeroporto: i genitori lanciano i figli oltre il filo spinato nella speranza che i soldati stranieri li salvino.Sono scene di disperazione e violenza quella che hanno segnato la giornata di ieri, quella in cui i talebani hanno annunciato la rinascita, 20 anni dopo, dell'Emirato islamico dell'Afghanistan.Il portavoce Zabihullah Mujahid ha diffuso un comunicato che appare come il colpo di grazia al governo sostenuto dagli Stati Uniti, il cui presidente Ashraf Ghani è ormai da giorni in fuga, riparatosi negli Emirati Arabi Uniti.Si era molto discusso di quando i talebani avrebbero annunciato la proclamazione dell'Emirato. L'11 settembre? Sarebbe stato il ventennale dell'attentato alle Torri gemelle e non avrebbe rappresentato un bel biglietto da visita per oggi loro, che stanno cercando il riconoscimento internazionale (anche per sbloccare fondi e aiuti umanitari). Il 7 ottobre? Avrebbe rappresentato probabilmente la data perfetta per cantare vittoria sugli Stati Uniti, visto che il 7 ottobre del 2001 Washington aveva dato il via all'invasione dell'Afghanistan che in poche settimane spazzò via i Talebani allora guidati dal mullah Mohammad Omar.Probabilmente è stata anche l'inaspettata rapidità dell'ascesa a suggerire la ricerca di un'altra data. Basti pensare che le intelligence occidentali avevano previsto che la capitale Kabul, conquistata dai Talebani domenica, sarebbe caduta tra diverse settimane. E così, in un comunicato in pashtu, il portavoce Mujahid ha dichiarato ieri la rinascita dell'Emirato «in occasione del centoduesimo anniversario dell'indipendenza del Paese dal dominio britannico».Anche in questo caso abbiamo assistito a un tentativo di differenziarsi dalla generazione precedente, quella che guidò l'Emirato dal 1996 al 2001: infatti, la bandiera diffusa su Twitter dal portavoce è diversa da quella utilizzata dai «padri» negli anni Novanta. Non mancano la shahada, ossia la testimonianza di fede musulmana, il Corano e le saif, le spade islamiche.La realtà, però, appare diversa dalle promesse dei talebani. È sufficiente guardare a ciò che accade a Kabul. Scene drammatiche all'aeroporto: «È stato orribile, le donne hanno lanciato i loro bambini oltre il filo spinato chiedendo ai soldati di prenderli», ha raccontato a Skynews un alto ufficiale afghano, che ha aggiunto che alcuni bimbi «sono rimasti impigliati nel filo spinato». Una testimonianza che spiega le difficoltà di questi giorni (la Bbc ha raccontato di checkpoint talebani che impediscono agli afghani di raggiungere l'aeroporto lo scalo) e l'appello dei ministri degli Esteri del G7 che hanno chiesto ai talebani di «garantire un passaggio sicuro ai cittadini stranieri e agli afghani che vogliono partire».Come dimenticare le immagine di domenica, quelle dell'aeroporto preso d'assalto da afghani e stranieri terrorizzati per l'entrata dei talebani nella capitale? Sono 12 le vittime di quel giorno, hanno riferito a Skynews sia i talebani sia fonti della Nato. Tra i morti c'è anche Zaki Anwari, calciatore diciannovenne della Nazionale giovanile. Il ragazzo è uno dei quei «falling men», morti cadendo dal Boeing C-17 dell'esercito statunitense su cui erano riusciti a salire circa 640 civili afghani, atterrati poi in sicurezza in Qatar. In un comunicato diffuso ieri, il dipartimento Investigazioni dell'Aviazione statunitense ha dichiarato che sono stati ritrovati nel vano di una ruota del C-17, dopo il suo atterraggio alla base aerea di Al Udeid, in Qatar, resti umani. «I nostri cuori sono con le famiglie dei deceduti», si legge nella nota.«Nelle ultime 24 ore», ha fatto sapere ieri Emergency, sono arrivati altri feriti da proiettili dall'aeroporto. «La situazione dei feriti ricevuti dal Centro chirurgico per vittime di guerra di Emergency a Kabul è nettamente migliorata: l'ospedale ha ammesso solo sei pazienti a rischio di vita e ha trattato 24 persone nel proprio pronto soccorso. Purtroppo abbiamo ricevuto ancora due persone già morte al momento dell'arrivo al nostro Centro».Sempre ieri, i talebani sono tornati ad aprire il fuoco contro i manifestanti scesi in strada in diverse città dell'Est del Paese. Ad Asadabad hanno sparato contro la folla che sventolava la bandiera nazionale per festeggiare l'anniversario dell'indipendenza: secondo quanto riferito da Al Jazeera ci sarebbero almeno quattro morti. Tensioni e spari anche a Jalalabad, città che già mercoledì era stato teatro di manifestazioni soffocate con le armi.Ieri sono state registrate proteste anche nella capitale Kabul, dove alcune persone hanno sventolato la bandiera afghana al grido «la nostra bandiera è la nostra identità». In Rete circolano video che mostrano centinaia di uomini, donne e bambini che manifestazioni per le strade della città sventolando o vestendo quella bandiera che ormai, da ieri in particolare, è diventata il simbolo della sfida ai talebani. Che a Khost, nel Sud, hanno imposto il coprifuoco per impedire alla popolazione di protestare.La priorità, proclamata la rinascita dell'Emirato, è ora il riconoscimento internazionale. Vogliamo avere «buone relazioni diplomatiche e commerciali con tutti i Paesi. Non abbiamo parlato di commercio con nessun Paese e respingiamo le voci non vere», ha spiegato il portavoce Mujahid.E se i talebani chiamano, Pechino risponde. Di nuovo. La Cina, infatti, ha ribadito le aperture dei giorni scorsi. «I leader dei talebani hanno inviato segnali positivi al mondo affermando che affronteranno i problemi della popolazione e risponderanno ai suoi desideri», si legge in una nota del ministero degli Esteri di Pechino.Si conferma attendista, invece, la Russia di Vladimir Putin, il cui interesse primario è la stabilità della regione. Escludere i talebani dalla lista delle organizzazioni terroristiche bandite nel Paese? «Ogni valutazione procederà da fatti concreti. Stiamo registrando le loro dichiarazioni sul fatto che non intendono perseguire attività estremiste», ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova all'emittente radiofonica Tvnz, spiegando che, tuttavia, alle parole devono seguire dei fatti che dipendono dal «dialogo politico interno».
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