2022-12-30
Gli islamici francesi denunciano Houellebecq
Michel Houellebecq (Ansa)
La moschea di Parigi porta in tribunale lo scrittore per incitamento all’odio dopo il dialogo con Onfray. E il sindaco progressista della capitale plaude alla querela. Un passo inquietante, in un Paese dove chi è accusato di «islamofobia» può finire decapitato.Chissà se Roberto Saviano, che ha una solida conoscenza del panorama culturale internazionale e negli ultimi tempi si è speso molto contro le querele che colpiscono i liberi pensatori, darà solidarietà al collega Michel Houellebecq. La Grande moschea di Parigi ha infatti deciso di denunciare l’autore di Annientare, incassando peraltro il plauso del sindaco della capitale transalpina, Anne Hidalgo. Ecco il caso di una denuncia davvero intimidatoria contro una voce libera, esposta a rischio fisico con il beneplacito delle istituzioni politiche: una vicenda da manuale. Galeotta fu la lunga intervista concessa da Houellebecq al filosofo Michel Onfray, sulla rivista Front populaire. La principale istituzione islamica di Parigi contesta allo scrittore soprattutto due frasi. Nella prima, Houellebecq parla di «persone che si armano. Si procurano fucili, si iscrivono a corsi di tiro a segno. E non sono folli. Quando territori interi saranno sotto il controllo islamico, penso che avranno luogo atti di resistenza. Ci saranno attentati e sparatorie nelle moschee, nei caffè frequentati da musulmani, insomma, dei Bataclan al contrario». Parole certamente forti, ma con ogni evidenza descrittive, non prescrittive. In altri termini, Houellebecq non sta certamente auspicando degli attentati o invitando le persone a porli in essere, sta semplicemente prevedendo come secondo lui andranno le cose. Allo scrittore viene poi contestata un’altra affermazione: «L’auspicio della popolazione francese etnica non è che i musulmani si assimilino, ma che cessino di rubare e aggredire. O anche, altra soluzione, che se ne vadano». Troppo, per Chems-Eddine Mohamed Hafiz, rettore della Grande moschea di Parigi dal 2020. «Queste frasi lapidarie di Michel Houellebecq», si legge in un comunicato diffuso anche sui social, «sono inaccettabili e di una brutalità sconcertante. Esse non mirano ad aprire un qualsiasi dibattito pubblico, ma ad attizzare discorsi e atti discriminatori». Per Hafiz, il peccato originale dello scrittore, premio Goncourt 2010, «legittima come fatto acquisito una opposizione essenziale tra “i musulmani” e i “francesi etnici” (français de souche, ndr), per dire che i musulmani non saranno mai dei veri francesi e che bisogna diffidare massimamente di loro, perché vogliono distruggere l’unità del Paese». Il leader musulmano «ricorda che, in una società democratica, la legge permette la critica delle religioni», ma, nel caso di Houellebecq, «si tratta di un appello al rifiuto e all’esclusione della componente musulmana nel suo insieme». Ecco perché la Grande moschea di Parigi ha deciso di denunciare lo scrittore è per «incitazione all’odio». Su Twitter, il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, ha ripreso il comunicato, commentando: «Tutto il mio sostegno». Ai denuncianti, si intende. Non certo al denunciato. Giova ricordare che il contesto in cui avviene tale dibattito è quello in cui basta la semplice diceria che un professore di liceo sia «islamofobo» per far sì che venga decapitato (il riferimento è al povero Samuel Paty, ucciso barbaramente il 16 ottobre 2020 a Conflans-Sainte-Honorine). Additare pubblicamente un intellettuale come nemico dell’islam è cosa che, nella Francia del 2022, può dar luogo a conseguenze spiacevoli e (neanche troppo) inattese. La semplice evocazione di questo contesto basta del resto di per sé a rispondere alle obiezioni del rettore della moschea. È infatti verissimo e sacrosanto che in Francia, così come del resto in Italia, la cittadinanza e la pienezza dei diritti prescindono dalle affiliazioni religiose. Ma in uno scenario di separatismo etnoculturale di fatto, con la comunità musulmana che, per prima, rifiuta la Francia e i suoi simboli - ma non il suo stato sociale... - i problemi posti da Houellebecq hanno piena legittimità.Giova comunque ricordare che non è il primo processo a cui lo scrittore va incontro. Già nel 2001, infatti, in un’intervista concessa alla rivista Lire, Houellebecq dichiarò: «Mi sono detto che credere in un solo Dio fosse idiota, non riuscivo a pensare a un’altra parola. E la religione più stupida è ancora l’islam. Quando leggi il Corano, sei senza parole... senza parole! La Bibbia, almeno, è molto bella, perché gli ebrei hanno un sacro talento letterario... […] L’islam è una religione pericolosa, e lo è stata fin dalla sua apparizione. Fortunatamente, è spacciata. Da un lato, perché Dio non esiste, e anche se siamo stupidi, finiamo per rendercene conto. Alla lunga la verità trionfa. Dall’altro, l’islam è minato dall’interno dal capitalismo. Tutto ciò che possiamo sperare è che trionfi rapidamente. Il materialismo è un male minore. I suoi valori sono spregevoli, ma ancora meno distruttivi, meno crudeli di quelli dell’islam». Il Mouvement contre le racisme et pour l’amitié entre les peuples e la Ligue française des droits de l’homme gli fecero causa, perdendola. Il tribunale stabilì infatti che si trattava di legittima critica alla religione. Vedremo come andrà stavolta. Aspettando sempre la solidarietà di Saviano.
Jose Mourinho (Getty Images)