2021-03-17
        Gli indizi sul giallo dello stop al vaccino conducono tutti alla manina tedesca
    
 
Roberto Speranza: «Abbiamo seguito Berlino». L'Ue annuncia consegne accelerate di Pfizer. Sospetto conflitto d'interessi in Biontech«La decisione di sospendere Astrazeneca è di natura precauzionale ed è emersa dopo una valutazione dall'istituto federale tedesco per i vaccini» Paul Ehrlich. Più chiaro di così. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, lo ha detto candidamente ieri durante la videointervista con il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana. A Speranza non è stato chiesto perché l'Italia ha deciso di allinearsi alla mossa del ministro della Salute del governo Merkel, Jens Spahn, che per altro fino a sabato aveva criticato lo stop danese e finlandese definendolo «deplorevole». Né perché lunedì l'Aifa - l'agenzia nazionale del farmaco - si sia mossa su input del governo, ovvero dopo la telefonata tra il premier Mario Draghi e lo stesso Speranza (che a sua volta si era sentito telefonicamente con gli omologhi di Berlino, Parigi e Madrid) e pure dopo le Procure (come quella di Biella che ha fatto sequestrare le dosi ai Nas «a scopo cautelativo»). Certo è che le parole del ministro hanno un peso. E rafforzano il sospetto che quando la Germania ha deciso di bloccare, abbiamo dovuto bloccare anche noi. Ma cosa ha detto il Paul Ehrlich Institute, autorità omologa alla nostra Aifa (ma solo per alcune categorie di farmaco, tra cui i vaccini)? Secondo gli esperti dell'Istituto ci sarebbe stato «un notevole aumento di una forma speciale di trombosi venosa cerebrale molto rara (trombosi della vena sinusale) in connessione con una mancanza di piastrine (trombocitopenia) e sanguinamento» in concomitanza con le vaccinazioni di Astrazeneca. Il ministro Spahn ha confermato che ci sono stati 7 casi di trombosi venosa cerebrale segnalati dopo la vaccinazione (di cui 3 deceduti) su 1,6 milioni di vaccinazioni in Germania. Ed ecco l'improvviso cambio di marcia di Berlino che non è stato preso a cuor leggero, ma «la decisione è fattuale e non politica», ha poi aggiunto lunedì Spahn con una sorta di excusatio non petita. Come abbiamo scritto ieri, il colpo di grazia al vaccino del gruppo anglosvedese - arrivato dopo mesi di scontro con Bruxelles - potrebbe avere un effetto positivo sull'arsenale dei vaccini della Germania dove risiedono le sedi centrali di Curevac e di Biontech, alleata dell'americana Pfizer, nonché buona parte degli stabilimenti di produzione. La stessa Pfizer, prima del rilascio dei vaccini destinati all'Europa, fa testare ogni lotto dal laboratorio ufficiale di controllo dei medicinali, ovvero l'Istituto Paul Ehrlich. Non solo. Nel team degli affari regolatori sui virus dello stesso istituto tedesco lavorava Hanna Roth, occupandosi in particolare delle questioni normative durante il processo di autorizzazione all'immissione in commercio dei vaccini. Questo fino a marzo 2020, quando la Roth, dopo appena 19 mesi all'Ehrlich, è diventata responsabile di tutta la ricerca e sviluppo sui vaccini di Biontech. Il cui studio clinico di fase 1 è stato approvato dall'istituto Ehrlich 15 giorni dopo l'ingresso della giovane biologa proprio in Biontech, dove la Roth sta supportando la creazione e la produzione di vaccini a base di mRna mirati ai patogeni delle malattie infettive e concentrandosi in particolare sullo sviluppo di vaccini contro il Covid19. Si tratta chiaramente di coincidenze, anche perché la Roth vanta oltre dieci anni di curriculum di studio post universitario nel campo della biologia cellulare e della virologia molecolare, che le ha consentito di fare una rapida e prestigiosa carriera. Resta l'incrocio di interessi tra la principale azienda tedesca produttrice di vaccini in tandem con Pfizer e l'istituto Ehrlich (le cui raccomandazioni lunedì hanno praticamente innescato lo stop alle somministrazioni di Astrazeneca in tutta Europa). Tra l'altro, con un tempismo perfetto, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha annunciato proprio ieri un accordo con Pfizer-Biontech per accelerare le consegne: la fornitura di 10 milioni di dosi che erano previste nella seconda parte dell'anno, saranno anticipate al secondo trimestre. Queste dosi saranno dunque prelevate sull'opzione dei 100 milioni di dosi del secondo contratto Biontech-Pfizer, atteso per il terzo e il quarto trimestre 2021. «So quanto sia critico il secondo trimestre per le nostre strategie di vaccinazione. Questa accelerazione porterà le dosi totali di Pfizer-Biontech nel secondo trimestre a oltre 200 milioni» e «offre agli Stati membri spazio di manovra e la possibilità di colmare le lacune nelle consegne», ha sottolineato la presidente che, ricordiamolo, è stata anche criticata molto dai tedeschi per non aver ordinato abbastanza dosi Pfizer a ottobre. La distribuzione di 300 milioni di dosi di vaccino per l'Ue per il secondo trimestre è un numero che resta quindi in piedi. «Quanto avviene con Astrazeneca non mette in questione la distribuzione delle dosi, ma il loro utilizzo. Noi mettiamo questo numero di dosi a disposizione degli Stati membri ma non gestiamo i loro piani vaccinali», ha sottolineato il vicepresidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas, ricordando anche che Johnson&Johnson ha un nuovo accordo con un sito in Germania, per il cosiddetto «fill and finish», ovvero l'infialamento. Proprio Johnson&Johnson ha preannunciato problemi per le consegne all'Ue nel secondo trimestre, che inizieranno solo nella seconda metà di aprile. Quanto all'Italia, nel secondo trimestre «ci aspettiamo oltre 50 milioni di dosi, di cui 7,3 milioni di Johnson&Johnson, e nel terzo fino a 80 milioni di dosi, quindi c'è un'accelerazione forte che dobbiamo tradurre in capacità logistica di somministrare i vaccini sul territorio», ha detto ieri Speranza. Prima di partecipare a un'altra riunione informale dei ministri della Salute Ue.
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