2021-01-15
Gli indiani ci chiudono un’altra ditta
La Jindal, che acquistò la Treofan di Terni da Carlo De Benedetti nel 2018, lascerà a casa i suoi 140 dipendenti a febbraio malgrado l'azienda non sia affatto in crisiLa Jindal, multinazionale indiana che opera anche in Italia, non smette di far parlare di sé. Il gruppo, noto per i problemi legati al polo dell'acciaio di Piombino, chiuderà tra poco la Treofan, società che opera nel settore delle pellicole, venduta nel 2018 dalla M&c di proprietà di Carlo De Benedetti.L'annuncio della chiusura dello stabilimento è arrivato a novembre dell'anno scorso. Al centro delle polemiche c'è la chiusura del polo di Terni per riaprire in Lombardia, a Cesano Maderno. Il tempo è poco: il 6 febbraio inizieranno le procedure di liquidazione e non ci saranno più speranze per i 140 dipendenti del polo umbro. Jindal, dal canto suo, ha rilevato gli stabilimenti e la forza lavoro in Lombardia dalla belga Domo chemicals, società specializzata negli involucri di rivestimento di medicinali.«L'acquisizione», viene spiegato in un comunicato, «rafforzerà il know how, le capacità e la presenza di Jindal films nell'imballaggio flessibile per uso farmaceutico, medicale e in altri segmenti di fascia alta, integrando l'attuale offerta di film Bopp (a base di polipropilene, ndr) con il portafoglio di film in poliammide di Domo films solutions». I sindacati, però, non ci stanno. Secondo le unioni di lavoratori, quanto verrà prodotto a Cesano Maderno poteva essere messo in pista anche a Terni. L'idea è che il colosso indiano abbia preferito «mangiarsi» un altro competitor piuttosto che sfruttare le infrastrutture della Treofan in Umbria.Come ha spiegato alla Verità il segretario provinciale Ugl Chimici Terni, Diego Mattioli, «la multinazionale Jindal ha iniziato progressivamente a spostare gli ordini dal sito di Terni verso altre fabbriche fino a portare il polo di Terni al fermo produttivo. Noi, però, prima del Covid-19 andavamo bene e, a guardare i numeri, non c'è motivo di chiudere lo stabilimento», spiega. Ora, continua, «attendiamo i due tavoli di confronto di settimana prossima. Quello con il ministero dello Sviluppo economico, che si terrà il 19 febbraio, dove il governo si dovrà esprimere per trovare una soluzione, e quello al ministero del Lavoro, che si terrà il 20 febbraio, per capire cosa ne sarà dei dipendenti della Treofan. Jindal ha già fatto sapere che non intende concedere nessun ammortizzatore sociale. Noi, come sindacato, proponiamo di ricorrere all'articolo 43 della Costituzione per espropriare un'azienda di interesse pubblico perché utile al settore sanitario», conclude Mattioli. La verità è che ormai mancano poco più di tre settimane alla chiusura dello stabilimento di Terni e, poiché il colosso indiano non intende fare passi indietro, la speranza per i lavoratori è che emergano gravi irregolarità commesse da Jindal nella gestione del polo umbro e che il governo le faccia notare durante il tavolo di confronto di settimana prossima. Nei giorni scorsi Walter Verini del Partito democratico ha fatto sapere di aver interpellato sulla vertenza la sottosegretaria allo Sviluppo economico Alessandra Todde. «La sottosegretaria», ha detto Verini, «ha confermato l'impegno costante del governo, a tutti i livelli e usando tutti gli strumenti possibili, perché venga scongiurata la fine di una esperienza produttiva e industriale che in ogni modo deve avere un futuro. Per i 140 lavoratori, per la città e l'area di Terni».Nella realtà, però, il Mise con Jindal non pare aver ottenuto mai molto. Due anni fa venne aperto un tavolo per la chiusura di un altro stabilimento del gruppo delle pellicole, quello di Battipaglia. Anche in quel caso non si cavò un ragno da un buco.
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