Gli antifa okkupano pure se la guerra è ormai finita. Salta il seggio per il voto

Per loro i diritti vengono prima di tutto. C’è il diritto a distruggere quando si manifesta e pure a occupare gli stabili. Le case, che diventano centri sociali, e pure le scuole. I collettivi ragionano così: il diritto è mio e ci faccio quello che voglio io. Anche a discapito dei diritti degli altri, tra cui quello di voto. Nei giorni scorsi, a Firenze, sono stati infatti occupati tre licei: il Machiavelli-Capponi, il Michelangiolo e la sede di viale don Minzoni del Pascoli. Il motivo è presto detto: il sostegno alla causa palestinese. Peccato che però la guerra a Gaza l’abbia chiusa, trovando finalmente un accordo tra Israele e Hamas, Donald Trump. La pace avrebbe dovuto far desistere i ragazzi, ma così non è stato tant’è che i seggi per le elezioni regionali, che si terranno da domenica a lunedì prossimo, sono stati spostati altrove. «Si tratta» - si legge sul sito del Comune - «di 11 sezioni per poco meno di 9.000 iscritti nelle liste elettorali».
Novemila fiorentini che, per votare, si dovranno recare altrove, come nota Alessandro Draghi, candidato di Fratelli d’Italia: «Sono estremamente felice che sia stata annunciata la tregua a Gaza, mi sarei aspettato un po’ di senso di responsabilità da parte degli studenti del Pascoli e del Machiavelli, che hanno occupato scuole sedi di seggio elettorale. In quei rioni votano molte persone anziane e con disabilità; far spostare le sezioni in altre scuole è uno schiaffo alla democrazia e un dispetto agli elettori. Il Comune la commissione elettorale non doveva accettare questo fatto a cuor leggero». Anche perché, a rigor di logica non c’è più alcun motivo di occupare «per mantenere alta l'attenzione comune sul genocidio in Palestina e per opporci alla propaganda sionista a cui siamo sottoposti ogni giorno». L’unico motivo è continuare a bighellonare e creare disagio agli altri, sperando di mettere in crisi il governo.
Sempre in Toscana, a Pisa, sono arrivati l’altroieri alcuni studenti provenienti da Gaza. L’ennesimo gesto concreto fatto dall’Italia per aiutare la popolazione palestinese. Una bella cosa, insomma. Ad accompagnarli c’era il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, che ha incontrato anche ha incontrato il prof. di diritto pubblico comparato Rino Casella, aggredito a metà settembre dai collettivi pro Pal. Il ministro è stato contestato da un gruppo di attivisti che l’hanno accusata di far politica sulla pelle dei palestinesi. Bizzarro che a sostenere questa tesi sia chi non ha mai fatto nulla di concreto per Gaza, se non manifestare e occupare, creando insofferenza agli italiani. Ma, si sa, i collettivi sono campioni dei diritti. Soprattutto quello di sbagliare.





