
L’Inghilterra vuole incriminare il social per induzione all’immigrazione: 800 pagine gestite da criminali che spingono gli africani a partire. La piattaforma, che banna chi non si allinea al pensiero unico, questa volta ha chiuso un occhio. Poi toccherà alle Ong?A ieri pomeriggio, la pagina Facebook della National crime agency piaceva a 111.217 persone. Ma alla versione britannica dell’Fbi, creata dal premier Theresa May quando era ministro dell’Interno, non piace più Facebook, accusato di permettere che migliaia di immigrati vengano «adescati» via social e siano convinti a partire per l’Europa per poi trovare, spesso, la morte nel Mediterraneo. La massima agenzia poliziesca di Sua Maestà, in pratica, dopo aver chiesto la rimozione di oltre 800 pagine di pubblicità dei viaggi della speranza, ritiene corresponsabile anche Facebook, che non riesce a stoppare l’advertising del traffico di esseri umani. Il tutto usando un concetto, quello della «compartecipazione di fatto» in una truffa ai danni dei viaggiatori, che potrebbe essere esteso anche a molte Ong, specialmente quelle che non spiegano ai migranti quanto rischiano davvero. A rivelare la clamorosa svolta delle autorità britanniche sulla lotta al traffico di esseri umani è stato due giorni fa il quotidiano inglese Evening Standard, che ha fatto una chiacchierata con Tom Dowdall, vicedirettore della Nca e capo della divisione che si occupa della difesa dei confini e del crimine organizzato in materia di immigrazione clandestina. Il numero due dell’Agenzia ha raccontato che sono state individuate oltre 800 pagine Facebook collegate a gang criminali coinvolte nel trasporto dei migranti in Europa in cambio di denaro. Nelle pagine contestate c’erano pubblicità neppure troppo ambigue di «servizi» come il trasporto su questo o quel natante, la predisposizione dei documenti (falsi, ovvio) necessari e dei vari mezzi di trasporto da usare prima e dopo la traversata verso le coste greche o italiane. Molte di queste pagine sono state segnalate dalla polizia a Facebook, che le ha bloccate, ma il gigante americano è accusato dalla Nca di aver completamente fallito nella prevenzione e di aver, di fatto, concesso ai trafficanti di uomini di trovare clienti sulla sua piattaforma social. Una piattaforma, va ricordato, decisamente occhiuta ai limiti dell’invadenza, capace di bannare chiunque per una parola di troppo o per una foto più o meno volgare. Al giornale inglese, Dowdall ha ricordato che quest’anno sono già morti oltre 1.500 migranti nel Mediterraneo e che molti di questi erano stati abbindolati via Facebook. «Sono stati attirati in una trappola mortale», ha spiegato, «attraverso un’applicazione che usavano ogni giorno della settimana». E il fatto che Nca, dal dicembre del 2016, abbia scovato oltre 800 pagine di pubblicità del traffico di essere umani, per il numero due dell’Agenzia «è sufficiente ad affermare che la piattaforma aiuta di fatto la criminalità». Non solo, i superpoliziotti britannici si sono fatti l’idea, come riporta l’Evening Standard, che «la tecnologia necessaria esiste, per grandi provider come Facebook e per i suoi concorrenti, capaci di sviluppare algoritmi anche impegnativi». E quindi, volendo, si potrebbero identificare tranquillamente anche le pagine a rischio «tratta degli schiavi».La messa in mora di Facebook, se poi sfocerà in misure di polizia concrete e reggerà alla prova delle aule di tribunale, suona come un campanello d’allarme anche per le Organizzazioni non governative che raccolgono migranti in mare. Se passerà il principio che chiunque li illude finisce per favorire, di fatto, i trafficanti di esseri umani, anche le Ong più disinvolte dovranno cominciare a fare attenzione a come si muovono. Intanto, la National crime agency sta facendo un lavoro che certo non va nello stesso senso della Brexit, ovvero segnala ogni singola pagina Facebook sospetta all’Europol e assiste i colleghi europei nelle indagini. In realtà, va detto che quando Nca scova una pubblicità degli scafisti, di solito Facebook la cancella, anche se in tempi non rapidissimi. Ma secondo le autorità inglesi, la società «non fa abbastanza per fermare la prima comparsa delle pagine». Queste pagine dei trafficanti, spesso, contengono anche informazioni di contatto che vanno ben oltre le spiegazioni teoriche su come immigrare in modo illegale in Europa. La Nca ha individuato in molti casi anche post che dicevano: «Questa notte trovatevi in questo luogo alla tale ora in modo da potervi imbarcare». Lo stesso Dowdall, dopo anni di osservazione, afferma che «il fenomeno sembra avvenire in gran parte attraverso canali personali, ma questo non è completamente vero perché c’è un uso significativo dei social e di siti per offrire servizi completi di trasporto». Trasporto illegale, ovviamente. E che spesso finisce male. Di fonte alle accuse riportate dalla stampa inglese, Facebook ha garantito che sta prendendo il problema molto seriamente e che contro l’immigrazione illegale sta lavorando «a stretto contatto con tutte le agenzie di polizia del mondo, inclusa Europol, per identificare e rimuovere tutte queste pratiche illegali». Non solo, ma la società, spaventata dai rischi legali che stanno emergendo nel Regno Unito, ha subito promesso di «raddoppiare a 20.000 persone i team che si occupano di sicurezza» e di «investire in nuove tecnologie».
Nadia Battocletti (Ansa)
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Ansa
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Prima puntata del viaggio alla scoperta di quel talento naturale e poliedrico di Elena Fabrizi. Mamma Angela da piccola la portava al mercato: qui nacque l’amore per la cucina popolare. Affinata in tutti i suoi ristoranti.