2020-09-04
Un anno buttato col governo Conte
Il governo compie un anno, ma purtroppo non c'è nulla da festeggiare. Basta infatti ripercorrere la breve storia del Conte bis per rendersi conto che sono stati 12 mesi sprecati, contraddistinti solo da rinvii delle decisioni o da approvazioni con la formula «salvo intese», pur di non riconoscere che l'intesa non c'è. Un anno perduto, che a guardarlo da lontano, tappa dopo tappa, appare per quel che è: una grande opera incompiuta, un esecutivo che, nonostante l'ampollosità del premier che lo guida, non è mai partito. Proprio come la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto che, appena insediato, il presidente del Consiglio volle simbolicamente visitare, annunciando in favore di telecamere che non sarebbero più state tollerate proroghe.Trascorsi 12 mesi, la situazione è però uguale a prima e una settimana fa a Sergio Mattarella è toccato il compito di prendere atto che «la ricostruzione è ancora incompiuta». Ma se la storia del governo giallorosso è partita male, con una promessa mai realizzata, anche ciò che è venuto dopo non è stato da meno. Il giorno seguente la visita ad Accumoli e Amatrice, Giuseppe Conte s'imbarcò per Bari, capoluogo della sua regione e inaugurando la Fiera del Levante illustrò, in modo dettagliato, il «piano per il Sud». Cosa ci fosse di vero e di concreto è oggi sotto gli occhi di tutti, nel senso che non c'è nulla. Non è andata meglio con la più grande azienda pugliese, quell'Ilva che avrebbe dovuto essere salvata dal gruppo franco-indiano Arcelor Mittal. Il 4 novembre l'amministratore delegato dell'acciaieria annunciò la decisione di restituire le chiavi dell'azienda per l'annullamento di quello scudo penale che i dirigenti avevano richiesto per evitare guai con la Procura. Il presidente del Consiglio reagì minacciando tuoni e fulmini e pure una denuncia all'autorità giudiziaria. Due giorni dopo lo stesso Conte convocò i vertici dell'azienda a Palazzo Chigi e l'8 novembre si recò di persona a Taranto per incontrare gli operai, promettendo interventi rapidi. A distanza di un anno non è successo nulla: Arcelor Mittal continua a volersene andare e la fabbrica è sospesa in una specie di limbo, in attesa che si trovi una soluzione, che certo non ci sarà prima delle elezioni pugliesi. Il 1° dicembre tutti gli esponenti di governo si riuniscono a Palazzo Chigi per fare il punto sulla ratifica delle modifiche al Mes, il cosiddetto Fondo salva Stati. Il giorno dopo Conte riferisce alla Camera e al Senato per assicurare che nessuna decisione verrà presa riguardo al Mes. Quattro giorni prima di Natale, l'esecutivo licenzia il suo primo decreto (era il Mille proroghe, cioè un fritto misto di marchette) con la formula «salvo intese»: è l'antipasto di ciò che ci attende. Sotto l'albero Conte trova le dimissioni di Lorenzo Fioramonti, ministro dell'Istruzione e dell'Università. Siccome il premier è stato scelto da un Movimento che vuole tagliare i costi della politica riducendo le poltrone, sostituisce Fioramonti non con un ministro ma addirittura con due, per non scontentare i suoi azionisti. Purtroppo per gli studenti, le famiglie e i docenti il 28 dicembre debutta Lucia Azzolina. Nel frattempo, Roberto Gualtieri, nuovo ministro dell'Economia, ha fatto in tempo a cancellare la Flat tax per le partite Iva, una delle poche riduzioni di tasse mai viste in Italia. Sistemata la pratica di scuola e università, oltre a quella fiscale, Conte decide di darsi un profilo da statista internazionale e invita a Palazzo Chigi il generale Khalifa Haftar, ossia il comandante delle truppe che minacciano Tripoli. La gaffe produce l'irritazione del governo di Tripoli, con Fayed al Sarraj che declina l'invito a Roma per discutere il cessate il fuoco. È l'inizio di una serie di rovesci politico-diplomatici che porteranno Al Sarraj tra le braccia del sultano di Ankara: grazie alla brillante strategia di Conte, Recep Tayyip Erdoğan infatti si prende con poca spesa la Libia e il suo petrolio, tirandoci il bidone. Rigorosamente vuoto. A febbraio il governo fa in tempo a varare un disegno di legge per la riforma del processo penale, ma il Covid è alle porte e di lì a una settimana l'Italia farà il suo ingresso nella lista dei Paesi contagiati da coronavirus. A seguire tutto finisce in una specie di limbo, con Conte che si attribuisce pieni poteri promettendo bonus e liquidità che non arrivano. Il 13 giugno, dopo mesi di lockdown, si inaugurano a villa Pamphilj gli Stati generali dell'economia, un altro modo di perdere tempo dopo la task force guidata da Vittorio Colao, ex capo di Vodafone, che non ha fatto in tempo a insediarsi che era già archiviata. A maggio il governo vara la sanatoria per i migranti, la ministra Teresa Bellanova piange, gli italiani pure, ma per ragioni diverse dalle sue. Il 30 giugno, non essendoci altro da fare, il deputato del Pd Alessandro Zan deposita alla Camera dei deputati un disegno di legge contro l'omofobia e la misoginia e per giorni non si discute d'altro. Il 6 luglio il governo vota il decreto Semplificazioni, annunciando la realizzazione di porti, aeroporti, strade e autostrade. Al momento non si hanno notizie dell'inizio dei lavori, ma due giorni dopo il ministro dei Trasporti assegna la gestione temporanea del ponte che sostituisce il Morandi alla società Autostrade, quella per cui due anni prima era pronta la «caducazione» della concessione. Il 14 luglio, in vista dell'anniversario del crollo del viadotto ligure, Conte dà notizia di un accordo con i Benetton per estrometterli dalla gestione della società. Che fosse un bluff lo si scoprirà in seguito, con le ipotesi di liquidazione miliardaria delle azioni della famiglia di Ponzano Veneto. Il 21 luglio il presidente del Consiglio annuncia un'intesa con i Paesi europei che consentirà all'Italia di avere 81 miliardi a fondo perduto e 127 miliardi di prestiti: il sospetto è che si tratti di una fregatura tipo quella di Autostrade. Il 30 luglio il Senato dà via libera all'autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per aver tardato a far sbarcare i profughi dell'Open Arms. Il presidente del Consiglio, il giorno in cui il ministro dell'Interno fermò la nave dei migranti se c'era dormiva, sta di fatto che quando il leader della Lega è spedito a processo marca visita. Il 4 agosto Lucia Azzolina pubblica le linee guida per la ripresa delle attività scolastiche. È l'inizio del caos, ma poi arrivano le vacanze. Per il seguito – del caos, ovvio – non resta che attendere. E soprattutto sperare nel 20 e 21 di settembre, quando gli italiani hanno la possibilità di fare la festa di compleanno al Conte bis.
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