2020-05-24
Giuseppi è tutto conferenze stampa. Ma ai tavoli che contano lui non c’è
Nella partita cruciale per i fondi che servono al Paese, il premier non tocca palla.Olanda, Austria, Svezia e Danimarca hanno detto no a qualsiasi forma di aiuto a fondo perduto. Chi vuole i soldi li prende a prestito e deve impegnarsi a fare le riforme che detta chi li presta, che sarebbe a dire chi conta in Europa, cioè non noi. Peccato che di quei soldi proprio noi avremmo bisogno. E potremmo anche dire «avremmo avuto bisogno», perché nell'emergenza i tempi del soccorso non sono un qualcosa in più, possono essere letali. Qui siamo già oltre.Ma il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non aveva detto che l'Italia era nel gruppo di testa dell'Unione europea e che, anzi, gli altri Paesi si erano accodati alle nostre proposte? Allora, delle due l'una. Prima ipotesi, Conte e i suoi agiscono nel più grande riserbo e stanno ottenendo grandi cose, che a noi sfuggono, ma sembra improbabile: se ci fosse qualcosa di buono, almeno di apparentemente tale, Rocco Casalino lo sveglierebbe anche di notte per farlo parlare. Seconda ipotesi: non figuriamo mai nei gruppi che fanno proposte, a parte la nostra firma su una lettera di un po' di tempo fa, accanto ad altri Paesi, in cui chiedevamo aiuto. La lettera, o non è arrivata o è stata evidentemente cestinata.Ci sarebbe (stato) bisogno di tutt'altro: soldi a fondo perduto per i Paesi sui quali incolpevolmente si è abbattuta la pandemia con effetti maggiormente devastanti. Non prestiti. E senza condizioni che possono essere imposte nei periodi di vacche grasse, non in quelli di vacche morte, come questi. Anche perché gli aiuti ad una Paese europeo in crisi, significano aiutare tutti a uscire dalla crisi. Può la Germania fare a meno - solo ad esempio - ai circa 130 miliardi di euro l'anno di interscambio commerciale con noi? No. Uno potrebbe pensare ma allora perché non agiscono in questo senso? Perché non fanno quello che detta il buonsenso e soprattutto quello che sa uno che ha superato un esame di politica economica? Perché non sono leader di livello europeo, lo sono a mala pena di livello nazionale. Non sanno vedere oltre, sapendo che quello che fai, oggi, per un altro, può avere un influsso positivo sul tuo domani.La domanda - a questo punto più che legittima - è: cosa ci sta a fare quest'Europa qui? Non l'Europa ideale, quella reale, non quella sognata, quella vissuta, non quella del principio di desiderio, quella del principio di realtà. perché, infatti, se c'è un momento nel quale si misura l'utilità di una istituzione, di un pubblico potere, è esattamente quando riesce ad intervenire, con la velocità richiesta dalle cose, per far superare ai suoi associati i momenti più difficili. Tipo i momenti nei quali il mercato soffre e non riesce a ripartire da solo, come questo. Invece di intralciare il mercato e le imprese nei momenti di bonaccia, dovrebbe intervenire coi soldi nei momenti di tempesta. L'Europa sembra da tempo fare il contrario.Ha fatto bene il sempre pacato e composto (anche troppo), ministro per gli Affari europei, Enzo Amendola, a dire che il documento dei quattro Paesi del Nord è difensivo e inadatto e che, in questo momento ci vorrebbero soluzioni audaci, coraggiose, innovative. Parole sacrosante. Solo che la proposta dei 500 miliardi (che già contiene dei trappoloni) l'hanno fatta la Merkel e Macron, questa l'hanno proposta altri quattro presidenti tra i quali l'Italia non c'è e Conte è sparito, o è presente sotto pseudonimo. E abbiamo anche un commissario europeo, Paolo Gentiloni, pensate se non lo avessimo. Non può trattare un solo ministro con i presidenti del Consiglio degli altri Paesi.Intendiamoci, non è da ieri che in Europa contiamo poco o nulla. Sono tanti anni. Gli ultimi atti significativi dove, nel bene o nel male, abbiamo contato qualcosa, risalgono alla prima Repubblica. Poi il vuoto, e se ne vedono le conseguenze.